2011-12-27 15:01:51

Washington Post: economia mondiale legata all'Europa e questa all'Italia


Alla riapertura dei mercati finanziari l’attenzione di tutto il mondo resta puntata sull’Europa e in particolare sulla situazione italiana. Oggi un editoriale del Washington Post sostiene che il futuro dell’economia mondiale dipende dalla capacità dell'Europa di risolvere la questione dei debiti sovrani. A sua volta, secondo il quotidiano Usa, il Vecchio Continente non uscirà dalla crisi se l'Italia non rimetterà in ordine i suoi conti e se non tornerà a crescere. Intanto l’andamento dello spread con i titoli di stato tedeschi continua ad aumentare e viaggia sopra i 500 punti, mentre si attendono le nuove misure per la crescita annunciate dal governo Monti. In merito Eugenio Bonanata ha intervistato l’economista Riccardo Moro:RealAudioMP3

R. - Vedo con una certa preoccupazione il fatto che il governo abbia evidentemente lanciato alcuni segnali, e altrettanto evidentemente su alcune partite, abbia dovuto mostrarsi estremamente cauto; di fatto in modo più esplicito o meno esplicito, da parte del parlamento, e di alcune forze parlamentari, sono venuti evidentemente dei segnali negativi. Il problema è che un parlamento poco responsabile, come è stato in passato, potrebbe fortemente indebolire la situazione del governo. Questo è ciò che temono alcuni mercati, questo è ciò su cui stanno scommettendo alcuni speculatori che in questo momento stanno di nuovo agendo contro l’Italia, tanto che lo spread aumenta. Mi auguro che prevalga il senso della responsabilità, e dunque che le misure possano essere messe in atto con efficacia.

D. – Come si fa ad evitare le pressioni speculative in Europa come in Italia?

R. – Mostrandosi politicamente molto coesi, molto solidali, perché l’unica condizione - assieme a delle proposte credibili evidentemente - per ricreare delle condizioni di fiducia esattamente come nel caso italiano, anche nel caso europeo, è che questo avvenga. E su questo anche qui ci sono un po’ di fatiche, le gelosie della Germania e le perplessità di alcuni Paesi, le uscite della Gran Bretagna che si chiama fuori. Un elemento molto positivo è il fatto che, nonostante la posizione di Cameron, gli altri 26 Paesi abbiano raggiunto un accordo: questo per il futuro è certamente un segnale di speranza. Non bisogna assolutamente abbassare la guardia: ciò non significa che bisogna essere chissà quanto severi, ma bisogna continuare a lavorare e a camminare insieme. Questa è la condizione affinchè lo spazio degli speculatori si riduca e perché l’efficacia delle riforme sia consistente.

D. – Secondo lei quali sono i punti deboli dell’Italia?

R. – Certamente esistono degli elementi di difficoltà, come una cultura spesso negativa presente purtroppo a tutti i livelli dell’amministrazione, ma anche dell’industria privata, e la vita sociale. A questo corrisponde però, una forte presenza, in una cultura molto sana, di grandi competenze e anche di consistenti rilievi etici nel comportamento di moltissima gente.

D. – Guardiamo al Sud-America: avanza l’economia del Brasile, il cui Pil ha superato quello della Gran Bretagna, diventando la sesta potenza economica mondiale...

R. – Non c’è dubbio, ma questo non è tanto clamoroso esattamente come non fu clamoroso il sorpasso della Cina nei confronti del Giappone. Sono Paesi molto grandi. Il Brasile è un Paese estremamente grande e molto più popoloso della Gran Bretagna. E’ assolutamente normale che il prodotto interno lordo, che la produzione, che quanto si produce in un Paese grande come il Brasile in un anno, sia superiore a quanto si produce in Italia, a quanto si produce in Gran Bretagna. La preoccupazione è che il reddito medio, non tanto il reddito nazionale complessivo in Brasile, sia ancora largamente distante da quello del Nord del mondo. (bi)







All the contents on this site are copyrighted ©.