Mons. Paglia: il Natale sia occasione di rinascita e di riscatto
“Il Natale in questo tempo di crisi umana e spirituale deve essere la nostra occasione
di rinascita, di vero riscatto. Guai a perdere questa opportunità”. Ne è convinto
mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni- Amelia e presidente della Conferenza
Episcopale Umbra, che in una lettera di auguri indirizzata alla città ha voluto sottolineare
come il Natale “sia il momento giusto per trasformare i nostri cuori e cambiare in
meglio la nostra vita”. Federico Piana lo ha intervistato:
R. – Il Natale
non è una sorta di anestetico, al contrario io credo che il Vangelo di Natale, la
buona notizia di Natale, sia vera sempre, ma soprattutto quest’anno. Abbiamo bisogno
di rinascere, perché le cause della crisi non sono nate per caso o per un amaro destino
o per un oroscopo sbagliato. Ci sono cause molto precise. Quella più profonda è che
ognuno, quando cerca di pensare solo a se stesso, va in rovina e porta alla rovina
anche gli altri.
D. – Lei ha scritto “Sì, il Natale è un giorno amico
dell’uomo”. Cosa intendeva?
R. – Intendevo dire che questo Natale torna
appunto come un giorno amico contro i tanti giorni tristi. L’amicizia del Natale parte
da Dio. Cos’è il Natale? E’ il Signore del cielo che ci dona un bambino, perché stia
con noi, cresca con noi, tutti i giorni per tutta la vita. Questo è l’annuncio di
un Natale amico: dire che in qualche modo anche noi dobbiamo rinascere, crescere ed
essere come quel bambino.
D. – In che modo questo Natale può ridonarci
questa speranza?
R. – Appunto perché la crisi nasce dall’egocentrismo,
nasce dal ripiegamento su di sé, nasce da una sorta di individualismo che può diventare
anche religioso: ognuno prega il suo Dio, ognuno ascolta la sua Messa, ognuno prega
solo per sé o per pochi familiari. Il Natale ridona il cuore, nel senso che ci dona
un cuore come quello di Gesù, un cuore come quello di Dio, che è largo quanto è largo
il mondo, un cuore che ci fa anche capire quali sono le cose che contano davvero nella
vita. Forse abbiamo vissuto in un modo poco attento, distratto rispetto alle ingiustizie,
dimenticando che quel che conta nella vita è amarsi.
D. –C’è bisogno,
lei dice, di sostegni, di segni di speranza, di Qualcuno di cui potersi fidare e cui
potersi affidare. Questo Qualcuno oggi è nato…
R. – Ecco perché è un
giorno amico. Purtroppo, noi vediamo che le nostre città crescono nella violenza,
nella tristezza, nella solitudine in maniera molto clamorosa. C’è una violenza diffusa,
un diffuso disagio. Si pensi ai tanti giovani che non trovano lavoro. La vita è difficile,
ecco perché c’è bisogno di qualcuno che si avvicini e che dia fiducia e non di qualcuno
che sfrutti o passi indifferente o peggio violenti la vita altrui. Il Natale di quest’anno
deve essere davvero un Natale amico di tutti e particolarmente dei più poveri. L’augurio
che vorrei fare a tutti e a ciascuno, e soprattutto alle famiglie, è che la famiglia
diventi la culla, la mangiatoia dove oggi nasce Gesù. (ap)