Il primo Natale del Sud Sudan tra desiderio di pace e voglia di ricominciare
Per una nazione, quella del Sud Sudan, questo è il primo Natale festeggiato in un
Paese sovrano, dichiarato indipendente lo scorso mese di luglio. Amedeo Lomonaco
ha raggiunto telefonicamente a Juba padre Daniele Moschetti, superiore
provinciale dei Missionari Comboniani in Sud Sudan:
R. - La venuta
del Signore è celebrata doppiamente. È anche la prima volta che lo facciamo in questo
Paese, nato appena cinque mesi fa. Ha un grande valore, ma le problematiche sono molto
grandi: c’è il debito internazionale da pagare, i confini da delimitare, il discorso
della spartizione del petrolio e si deve stabilire quanta percentuale possa ottenere
il Nord. Questo ha creato, nelle ultime settimane, davvero molta tensione. Ci sono
ancora grossi debiti che il Sud deve pagare al Nord per delle commesse che ha ricevuto
e delle royalties, cioè dei diritti, sul petrolio. Non dobbiamo dimenticare che fra
tre mesi abbiamo un’altra scadenza molto importante: quella della cittadinanza. Il
9 marzo prossimo scadranno i termini per quanto riguarda la cittadinanza dei sud sudanesi
che vivono a Khartoum. Tra l’altro, nei pressi di Khartoum, ci sono ancora più di
due milioni di persone, il che vuol dire molti rifugiati. In questo momento ne stanno
scendendo a migliaia.
D. – Si deve poi aggiungere che l’Onu ha lanciato
l’allarme sulla grave crisi in Sud Sudan, dove almeno 2,7 milioni di persone hanno
bisogno di aiuti alimentari. Il Sud Sudan è pronto per affrontare quest’emergenza
alimentare?
R. - Il Paese non ha grandi infrastrutture, non ne ha quasi
per niente. Siamo proprio all’inizio di un grande cammino di ricostruzione del Paese.
Se continuerà questa fase difficile, dove la gente deve scappare dalle zone al confine
ma anche da zone dove c’è la guerra civile - quindi i due Stati del Nord Sudan, il
Blue Nile ed il Sud Kordofan - non è facile trovare una soluzione. Dovrebbe esserci
la disponibilità ad un vero dialogo, si dovrà trovare una soluzione a queste problematiche.
Il Sud del Paese è già molto povero e quello del Nord, dal punto di vista economico,
è crollato proprio per il fatto che il petrolio oggi viene pagato al Sud. Nonostante
questo, c’è tanta speranza e voglia di ricominciare in un Paese che ha davvero tanto
bisogno di ritrovare se stesso. E la gente ha voglia di pace. (vv)