Dedicato quest'anno a Maria il Presepe inaugurato in Piazza San Pietro
E’ dedicato a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, il Presepe inaugurato ieri pomeriggio
in Piazza San Pietro. Un omaggio alla devozione mariana del Papa Giovanni Paolo II,
nell’anno in cui è stato proclamato Beato. La cerimonia si è conclusa con una preghiera
guidata dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato
della Città del Vaticano. Come da tradizione, a conclusione della cerimonia, il Santo
Padre ha acceso il lume della pace, sul davanzale della finestra del suo studio privato.
C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
“Se vogliamo
comprendere il significato autentico del Natale” è a Maria che dobbiamo guardare perché
è dal suo “si” che “ha preso inizio l’incarnazione del Redentore”. Così Papa Giovanni
Paolo II, nel Natale del 2003, evidenziava la centralità di Maria nella liturgia dei
giorni che precedono il Natale. Una centralità che il Presepe inaugurato quest’anno
in piazza San Pietro ha inteso riproporre, proprio in omaggio al Papa del Totus Tuus.
Lo spiega nel suo saluto mons. Giuseppe Bertello, presidente
del Governatorato della Città del Vaticano:
“Quest’anno, a ricordo
anche della beatificazione di Giovanni Paolo II che è stato un grande devoto della
Madonna, gli artisti hanno voluto mettere in risalto la figura di Maria, della Madre
di Gesù, soprattutto con due momenti quello dell’Annunciazione, sulla sinistra, e
quello dell’incontro di Maria con Santa Elisabetta, a destra”.
E’ Maria
infatti – spiegava ancora Giovanni Paolo II - che “ci aiuta a capire le parole chiave”
del mistero della nascita di Gesù: umiltà, silenzio, stupore, gioia. Ed è con gioia,
soprattutto, che gli uomini accolgono la venuta di Cristo, consapevoli del valore
salvifico della sua presenza. Mons. Giuseppe Sciacca, segretario
del Governatorato:
“Il Presepe ci ricorda – come ha recentemente detto
il Santo Padre Benedetto XVI parlando agli Universitari romani – che “nella grotta
di Betlemme la solitudine dell’uomo è vinta, la nostra esistenza non è più abbandonata
alle forze impersonali dei processi naturali e storici e noi possiamo progettare la
nostra storia nella certezza che il Dio di Gesù Cristo è presente e ci accompagna”.
Ma il figlio di Dio che viene tra gli uomini ci insegna anche la strada
per farci suoi testimoni nel mondo: è la via dell’umiltà che mostra all’uomo dove
risiede, in vero, la felicità a cui anela. Ascoltiamo il cardinale Angelo
Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano:
“E
qual è la grande lezione che Gesù ci ha dato a Betlemme? Gesù, se avesse voluto, avrebbe
potuto tranquillamente nascere nel Palazzo Imperiale qui a Roma o nella reggia di
un re. E invece ha voluto nascere a Betlemme, nella povertà di una stalla. Perché?
Per ricordarci una verità importantissima, che è questa: la felicità non si compra
con i soldi, non esiste negozio che la possa vendere e non esiste banca che possa
emettere assegni di felicità. La felicità dipende dal cuore buono, dal cuore libero
dalla cattiveria, la felicità è conseguenza del cuore abitato da Dio”.
E’
Dio dunque la fonte della felicità per l’uomo. Per tutti gli uomini, di ogni razza
e cultura, come quelli che alla vigilia del Natale, ai piedi del Presepe, si radunano
in piazza San Pietro: vengono dall’Asia, dall’Europa, dall’America Latina e dal Medio
Oriente, attratti da quella luce che sola illumina di senso l’esistenza. Una luce
che è anche simbolo universale di amore e di pace, per i cristiani e non solo.
“Sono
Maya, vengo dall’Iran, da Teheran. Siamo qui per vedere il Papa e per seguire le celebrazioni
in Italia”.
“Noi siamo musulmani e rispettiamo i cristiani e la nascita
di Gesù", dice Maya in Italia con la sua famiglia. "Abbiamo voluto essere qui per
vedere e condividere la vostra felicità, per promuovere insieme la pace, perché tutte
le religioni vengono da Dio. Il modo è diverso, ma i sentimenti sono gli stessi, desideriamo
le stesse cose”. Nella notte di Natale l’unità dei popoli promessa dal Dio nascente
sembra già realtà.