Nel giorno di Natale, il tradizionale pranzo per i poveri della Comunità di Sant'Egidio
Assistere i più bisognosi nel giorno di Natale: con questo obiettivo, la Comunità
di Sant’Egidio organizza per domani il tradizionale pranzo di solidarietà per i poveri,
nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere. Ma l’iniziativa, avviata nel 1982,
si è ormai estesa a molti altri Paesi del mondo. Isabella Piro ne ha parlato
con Augusto D’Angelo, esponente della Comunità di Sant’Egidio:
R. - Ormai
sono passati molti anni da quando è iniziata questa iniziativa. Ci avviciniamo al
30.mo anno, e questa tavola del pranzo di Natale, dalla Basilica di Santa Maria in
Trastevere, si è allargata un po’ in tutto il mondo: lo scorso anno i Paesi coinvolti
erano 71, i pranzi sono stati organizzati in 471 città, e si son seduti a tavola con
noi, il giorno di Natale, almeno 100 mila persone.
D. - La crisi economica
mondiale porta nuovi poveri alla vostra mensa?
R. - Sicuramente genera
nuova povertà, genera nuovo disagio e purtroppo devo dire, con grande rammarico-sono
riapparse numerose famiglie povere con bambini. Prima la povertà era fatta quasi esclusivamente
di singoli, perché le famiglie in Italia sono una sorta di ammortizzatore sociale.
Invece, adesso, alle nostre mense, hanno cominciato a riaffacciarsi famiglie intere
con bambini piccoli di 2 o 3 anni. Sono famiglie che magari hanno un lavoro precario,
hanno una casa in affitto, e che non ce la fanno più a pagare, con i pochi soldi che
guadagnano, tutto quello che devono pagare.
D. - Come si può aiutare
la Comunità di Sant’Egidio a organizzare questo pranzo?
R. - C’è da
riempire una grande slitta di regali, c’è bisogno di torce tascabili, radioline, foulard,
ombrelli, sacchi a pelo… Però - direi- che la cosa migliore è collegarsi sul sito
della comunità di Sant’Egidio, www.sant'egidio.org. Lì c’è tutto un elenco di cose
che si possono fare: ci sono i centri di raccolta, i conti correnti se qualcuno non
potesse portare delle cose e volesse comunque contribuire, in modo che tutti assieme
si riesca a riempire veramente questa slitta che vogliamo usare per portare un regalo
a tutte le persone che festeggeranno il Natale con noi.
D. - In tanti
anni di assistenza e vicinanza ai poveri durante il periodo natalizio, c’è un episodio
che l’ha segnata particolarmente e che ci vuole raccontare?
R. - Riceviamo
molte telefonate di persone che decidono di passare il giorno di Natale non più nella
routine festaiola e un po’ senza senso, anche priva di senso religioso, ma che scoprono
invece, attraverso il Natale, la possibilità di riavvicinarsi a dei mondi che non
conoscevano, che talvolta sentivano lontani. E proprio nel regalare un po’ del proprio
tempo agli altri, hanno riscoperto il senso di una festa che è, appunto, un po’ un
miracolo: il miracolo di vedere volti sorridenti di tante persone oppresse dalla fatica
della vita; ma anche il miracolo di scoprire tante persone oppresse dal lavoro, dalle
preoccupazioni che invece, dedicandosi agli altri, si sentono più liberi.
D.
- Qual è quindi l’augurio della Comunità di Sant’Egidio per il Natale 2011, ma anche
per il nuovo anno 2012?
R. - È che lo spirito del Natale, quindi questa
festa delle feste, faccia riscoprire un sentimento di solidarietà a tutti, perché
è quello di cui ci sarà bisogno nei tempi futuri per affrontare i guasti che la crisi
sta portando anche a livello sociale in Italia.