Russia: il patriarca Kirill commenta le proteste anti-governtative post-elettorali
Il Patriarca di Mosca Kirill commenta – riferisce l’agenzia AsiaNews - le proteste
anti-governative in Russia, esplose quasi tre settimane fa. “Lasciamo che il Signore
illumini chi ha punti di vista differenti”, ha auspicato il leader della Chiesa russo-ortodossa
alla fine della liturgia celebrata il 18 dicembre nella cattedrale dell’Epifania a
Noginsk, nella regione di Mosca. “Sulle questioni politiche nel Paese e sulle recenti
elezioni”, Dio “ci aiuti – ha aggiunto Kirill – ad iniziare un vero dialogo civile
in modo da non distruggere la vita della nazione”. Secondo il Patriarca, “le autorità
devono dare più credito al popolo e contribuire a questo dialogo e alla comunicazione,
superando le perplessità e i disaccordi in modo che né le tentazioni umane, né gli
sbagli, né fraintendimenti sul lavoro fatto per il benessere del Paese possano dividere
la società”. “Non abbiamo il diritto di dividere, – ha sottolineato – lo spargimento
di sangue del XX secolo non ce lo permette. Dobbiamo vivere insieme, indossando l’armatura
della verità di Dio, come ci insegna San Paolo”. Dal 5 dicembre, all’indomani delle
legislative russe vinte tra accuse di brogli e irregolarità dal partito di governo
Russia Unita, una parte della società civile sta scendendo in piazza a cadenza regolare
per chiedere l’annullamento del voto e il rispetto dei propri diritti costituzionali.
Si tratta della cosiddetta classe media russa, giovani, intellettuali, liberi professionisti
ed ex politici che si organizzano e informano principalmente sul web. Il movimento
di protesta ha organizzato il 10 dicembre a Mosca la più grande manifestazione degli
ultimi 15 anni nel Paese (50mila partecipanti) e si prepara a tornare in piazza tra
due giorni, alla vigilia di Natale. Come anche il Cremlino, la Chiesa russo-ortodossa
sottolinea la necessità di preservare la pace sociale ed evitare rivoluzioni che sul
modello della primavera araba sembrano comunque poco probabili in Russia. Sull’argomento
– ricorda ancora l’agenzia AsiaNews - si era già espresso l’arciprete Vsevolod Chaplin
capo del Dipartimento per le relazioni tra la Chiesa e la società presso il Patriarcato
di Mosca. “La cosa più importante ora è mantenere la pace civile e non permettere
nuovi 1905, 1917, 1991, 1993”, con riferimento alle date delle maggiori rivoluzioni
e disordini sociali in Russia del secolo scorso. La Chiesa si rivolge però allo stesso
tempo anche al potere chiedendo di non lasciare inascoltate le richieste della gente.
Per ora sia il premier Vladimir Putn che il presidente uscente Dmitri Medvedev hanno
respinto ogni rivendicazione dei manifestanti, cercato di sminuire l’importanza delle
proteste e risposto duramente alle critiche internazionali sui sospetti di brogli.
Nel tentativo di arginare il malcontento anche in vista delle presidenziali di marzo,
sono state avanzate solo flebili promesse di riforme del sistema politico in cui per
ora la gente crede poco. (R.G.)