La gioia cristiana del Natale non sia assorbita dagli aspetti esteriori della festa:
così il Papa all'udienza generale
Il Natale è una festa sacra e cristiana il cui “profondo valore religioso” non deve
essere assorbito “dagli aspetti esteriori”. È l’auspicio con il quale Benedetto XVI
ha aperto la catechesi dell’udienza generale di stamattina in Aula Paolo VI. Al termine
dell’udienza, il Papa ha salutato tre bambini coreani cattolici, tra i vincitori di
un concorso indetto nel loro Paese in segno di omaggio per i 60 anni di sacerdozio
del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
L’Eterno
che entra “nei limiti del tempo e dello spazio”, Dio che per un atto d’amore “passa
attraverso la mangiatoia di Betlemme” chinandosi fino a farsi uguale all’uomo. In
una catechesi qua e là caratterizzata da squarci poetici, Benedetto XVI ha citato
alcune delle più belle espressioni che la Chiesa ha dedicato nei secoli alla nascita
di Gesù. Tuttavia, che il Natale sia oggi una festa a costante rischio di superficialità
emotiva e commerciale è stato subito puntualizzato dal Papa, che riferendosi a quel
“Buon Natale” che in questi giorni corre sulle labbra di tutti, ha auspicato:
“Facciamo
in modo che, anche nella società attuale, lo scambio degli auguri non perda il suo
profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori,
che toccano le corde del cuore. Certamente, i segni esterni sono belli e importanti,
purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso
più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale,
ma profonda”.
Ma come si fa a cogliere oggi questa profondità del
Natale? Come può riuscirvi, si è domandato il Papa, l’uomo contemporaneo, definito
“l’uomo del ‘sensibile”, dello sperimentabile empiricamente”? Certamente, ha detto,
partendo dal fatto storico di Gesù di Nazareth, il Dio “che non solo ha parlato all’uomo”,
ma “si è fatto uomo”. E poi, a un livello più spirituale, facendo bene attenzione
alle parole e ai segni della liturgia del Natale:
“Indicando che
Gesù nasce ‘oggi’, la Liturgia non usa una frase senza senso, ma sottolinea che questa
Nascita investe e permea tutta la storia (...) A noi credenti la celebrazione del
Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora ‘carne’ e
non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi, in quel Bambino nato a Betlemme,
si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un ‘oggi’ che non
ha tramonto”.
Benedetto XVI ha poi richiamato l’attenzione sull’aspetto
“pasquale” che pure è insito all’evento di Betlemme. “Natale e Pasqua – ha spiegato
– sono entrambe feste della redenzione”:
“La Pasqua la celebra come
vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio
splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella
storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento
iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba”.
Il Papa ha
citato ampi stralci tratti dagli scritti più intensi sulla Natività conservati dalla
tradizione ecclesiale. E sulla scorta delle parole di San Gregorio Magno e San Basilio,
Benedetto XVI ha terminato la catechesi ricordando con altrettanto trasporto non solo
l’importanza, ma anche la bellezza della festa ormai alle porte:
“Nel
Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti,
sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi (...) Il Figlio
di Dio nasce ancora ‘oggi’, Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci,
vuole portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono
la nostra vita e l’umanità”.
L’atmosfera natalizia dell’udienza
generale, come sempre in questo periodo, ha preso corpo in Aula Paolo VI grazie anche
alle note degli zampognari molisani di Bojano, ringraziati dal Papa “per la bella
musica”. Benedetto XVI ha anche esortato in lingua spagnola alla solidarietà verso
i meno abbienti durante il periodo delle feste: “Per i poveri – ha affermato – non
può esservi alcun ritardo”. Quindi, ha concluso con il consueto saluto ai giovani,
ai malati e a i nuovi sposi intonato al Natale:
“Cari giovani, specialmente
voi alunni del liceo Braucci di Caivano, possiate accostarvi al mistero di Betlemme
con gli stessi sentimenti di fede della Vergine Maria; sia dato a voi, cari ammalati,
di attingere dal presepe quella gioia e quell'intima pace che Gesù viene a portare
nel mondo; e voi, cari sposi novelli, vogliate contemplare con assiduità l'esempio
della santa Famiglia di Nazaret, per improntare alle virtù in essa praticate il cammino
di vita familiare da poco iniziato”.
All’udienza generale di oggi hanno
preso parte anche tre bambini coreani cattolici venuti dal loro Paese per donare al
Papa un fascicolo contenente le lettere con i disegni eseguiti dai 33 coetanei – su
1220 partecipanti – vincitori di un concorso organizzato dall’Ambasciata della Repubblica
di Corea presso la Santa Sede, in collaborazione con il giornale cattolico coreano
Pyeonghwa Shinmun (Giornale della Pace) dell’arcidiocesi di Seul, in occasione
del 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI.
Durante
la Messa della Vigilia di Natale uno dei tre bambini leggerà la preghiera dei fedeli
in coreano, mentre gli altri due riceveranno la Comunione dalle mani del Santo Padre.
Inoltre, sempre durante la Messa, due bambini coreani parteciperanno all’offertorio
e altri due porteranno i fiori al Presepe. “L’Ambasciata della Repubblica di Corea
presso la Santa Sede – spiega un comunicato della stessa ambasciata – ha organizzato
questo concorso per ringraziare il Santo Padre per l’instancabile servizio per l’umanità
e per il grande affetto per il popolo della Corea. L’Ambasciata è sicura che questo
evento servirà in maniera significativa la Chiesa e la società in Corea a promuovere
la vocazione cattolica edificando ulteriormente il sensus fidei dei cattolici
della Corea”.