Gli auguri del Papa all’udienza generale: sia un Natale veramente cristiano, più attenzione
per i poveri
Stamani il Papa ha tenuto l'udienza generale nell'Aula Paolo VI in Vaticano sul tema
del Natale auspicando che "in questi giorni santi la carità cristiana si mostri particolarnmente
attiva verso i più bisognosi" perché "per i poveri non ci può essere ritardo". "Il
saluto che corre in questi giorni sulle labbra di tutti - ha detto - è 'Buon Natale!
Auguri di buone feste natalizie!'. Facciamo in modo che, anche nella società attuale,
lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non
venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore. Certamente,
i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci
aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo
che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda".
Benedetto XVI
ha osservato che "con la liturgia natalizia la Chiesa ci introduce nel grande Mistero
dell’Incarnazione. Il Natale, infatti, non è un semplice anniversario della nascita
di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo
- Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14), si è fatto realmente uno di
noi -; un Mistero che interessa la nostra fede e la nostra esistenza; un Mistero che
viviamo concretamente nelle celebrazioni liturgiche, in particolare nella Santa Messa.
Qualcuno potrebbe chiedersi: come è possibile che io viva adesso questo evento così
lontano nel tempo? Come posso prendere parte fruttuosamente alla nascita del Figlio
di Dio avvenuta più di duemila anni fa? Nella Santa Messa della Notte di Natale, ripeteremo
come ritornello al Salmo Responsoriale queste parole: «Oggi è nato per noi il Salvatore».
Questo avverbio di tempo, «oggi», ricorre più volte in tutte le celebrazioni natalizie
ed è riferito all’evento della nascita di Gesù e alla salvezza che l’Incarnazione
del Figlio di Dio viene a portare. Nella Liturgia tale avvenimento oltrepassa i limiti
dello spazio e del tempo e diventa attuale, presente; il suo effetto perdura, pur
nello scorrere dei giorni, degli anni e dei secoli. Indicando che Gesù nasce «oggi»,
la Liturgia - ha proseguito - non usa solo una frase senza senso, ma sottolinea che
questa Nascita investe e permea tutta la storia. Rimane una realtà anche oggi alla
quale possiamo arrivare proprio nella liturgia. A noi credenti la celebrazione del
Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente”, è “non solo lontano pur
essendo col Padre”, ma “è vicino a noi”. “Dio, in quel Bambino nato a Betlemme, si
è realmente avvicinato all’uomo, è Egli stesso uomo e noi Lo possiamo incontrare adesso,
in un «oggi» che non ha tramonto”.
Il Papa insiste su questo punto, “perché
l’uomo contemporaneo, uomo del ‘sensibile’, dello sperimentabile empiricamente, fa
sempre più fatica ad aprire gli orizzonti ed entrare nel mondo di Dio. La redenzione
dell’umanità avviene certo in un momento preciso e identificabile della storia: nell’evento
di Gesù di Nazaret; ma Gesù è il Figlio di Dio, è Dio stesso, che non solo ha parlato
all’uomo, gli ha mostrato segni mirabili, lo ha guidato lungo tutta una storia di
salvezza, ma si è fatto uomo e rimane uomo. L’Eterno è entrato nei limiti del tempo
e dello spazio, per rendere possibile «oggi» l’incontro con Lui. I testi liturgici
natalizi ci aiutano a capire che gli eventi della salvezza operata da Cristo sono
sempre attuali, interessano ogni uomo e tutti gli uomini. Quando ascoltiamo o pronunciamo,
nelle celebrazioni liturgiche, questo «oggi è nato per noi il Salvatore», non stiamo
utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre «oggi»,
oggi, adesso, a me, a ognuno di noi, la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo,
come fecero i pastori a Betlemme, perché Egli nasca anche nella nostra vita e la rinnovi,
la illumini, la trasformi con la sua Grazia, con la sua Presenza”.
Benedetto
XVI ricorda dunque che il Natale “mentre commemora la nascita di Gesù nella carne,
dalla Vergine Maria - e numerosi testi liturgici fanno rivivere ai nostri occhi questo
o quell’episodio -, è un evento efficace per noi. Il Papa san Leone Magno, presentando
il senso profondo della Festa del Natale, invitava i suoi fedeli con queste parole:
«Esultiamo nel Signore, o miei cari, e apriamo il nostro cuore alla gioia più pura,
perché è spuntato il giorno che per noi significa la nuova redenzione, l’antica preparazione,
la felicità eterna. Si rinnova infatti per noi nel ricorrente ciclo annuale l’alto
mistero della nostra salvezza, che, promesso all’inizio e accordato alla fine dei
tempi, è destinato a durare senza fine» (Sermo 22, In Nativitate Domini, 2,1: PL 54,193).
E, sempre san Leone Magno, in un’altra delle sue Omelie natalizie, affermava: «Oggi
l’autore del mondo è stato generato dal seno di una vergine: colui che aveva fatto
tutte le cose si è fatto figlio di una donna da lui stesso creata. Oggi il Verbo di
Dio è apparso rivestito di carne e, mentre mai era stato visibile a occhio umano,
si è reso anche visibilmente palpabile. Oggi i pastori hanno appreso dalla voce degli
angeli che era nato il Salvatore nella sostanza del nostro corpo e della nostra anima»
(Sermo 26, In Nativitate Domini, 6,1: PL 54,213)”.
Il Papa poi accenna ad un
secondo aspetto: “l’evento di Betlemme deve essere considerato alla luce del Mistero
Pasquale: l’uno e l’altro sono parte dell’unica opera redentrice di Cristo. L’Incarnazione
e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte
e la sua risurrezione: Natale e Pasqua sono entrambe feste della redenzione. La Pasqua
la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando
la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come
l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per
così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba. Ma proprio
come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia
già la Croce e la gloria della Risurrezione. Anche i due periodi dell’anno, in cui
sono collocate le due grandi feste, almeno in alcune aree del mondo, possono aiutare
a comprendere questo aspetto. Infatti, mentre la Pasqua cade all’inizio della primavera,
quando il sole vince le dense e fredde nebbie e rinnova la faccia della terra, il
Natale cade proprio all’inizio dell’inverno, quando la luce e il calore del sole non
riescono a risvegliare la natura, avvolta dal freddo, sotto la cui coltre, però, pulsa
la vita”.
Il Pontefice osserva quindi che “i Padri della Chiesa leggevano sempre
la nascita di Cristo alla luce dall’intera opera redentrice, che trova il suo vertice
nel Mistero Pasquale. L’Incarnazione del Figlio di Dio appare non solo come l’inizio
e la condizione della salvezza, ma come la presenza stessa del Mistero della nostra
salvezza: Dio si fa uomo, nasce bambino come noi, prende la nostra carne per vincere
la morte e il peccato. Due significativi testi di san Basilio lo illustrano bene.
San Basilio diceva ai fedeli: «Dio assume la carne proprio per distruggere la morte
in essa nascosta. Come gli antidoti di un veleno una volta ingeriti ne annullano gli
effetti, e come le tenebre di una casa si dissolvono alla luce del sole, così la morte
che dominava sull’umana natura fu distrutta dalla presenza di Dio. E come il ghiaccio
rimane solido nell’acqua finché dura la notte e regnano le tenebre, ma subito si scioglie
al calore del sole, così la morte che aveva regnato fino alla venuta di Cristo, appena
apparve la grazia di Dio Salvatore e sorse il sole di giustizia, “fu ingoiata dalla
vittoria” (1 Cor 15,54), non potendo coesistere con la Vita» (Omelia sulla nascita
di Cristo, 2: PG 31,1461). E ancora san Basilio, in un altro testo, rivolgeva questo
invito: «Celebriamo la salvezza del mondo, il natale del genere umano. Oggi è stata
rimessa la colpa di Adamo. Ormai non dobbiamo più dire: ”Sei in polvere e in polvere
ritornerai” (Gn 3,19), ma: unito a colui che è venuto dal cielo, sarai ammesso in
cielo” (Omelia sulla nascita di Cristo, 6: PG 31,1473)”.
Il Papa spiega che
“nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri
limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi. San Paolo
afferma che Gesù Cristo «pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso, assumendo
una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7). Guardiamo alla
grotta di Betlemme: Dio si abbassa fino ad essere adagiato in una mangiatoia, che
è già preludio dell’abbassamento nell’ora della sua passione. Il culmine della storia
di amore tra Dio è l’uomo passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro
di Gerusalemme”.
Questa l’esortazione conclusiva del Papa: “viviamo con gioia
il Natale che si avvicina. Viviamo questo evento meraviglioso: il Figlio di Dio nasce
ancora «oggi», Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci, vuole
portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono
la nostra vita e l’umanità. Viviamo il Natale del Signore contemplando il cammino
dell’amore immenso di Dio che ci ha innalzati a Sè attraverso il Mistero di Incarnazione,
Passione, Morte e Risurrezione del suo Figlio, poiché – come afferma sant’Agostino
- «in [Cristo] la divinità dell’Unigenito si è fatta partecipe della nostra mortalità,
affinché noi fossimo partecipi della sua immortalità» (Epistola 187,6,20: PL 33,839-840).
Soprattutto contempliamo e viviamo questo Mistero nella celebrazione dell’Eucaristia,
centro del Santo Natale; lì si rende presente in modo reale Gesù, vero Pane disceso
dal cielo, vero Agnello sacrificato per la nostra salvezza. Auguro a tutti voi e alle
vostre famiglie di celebrare un Natale veramente cristiano, in modo che anche gli
scambi di auguri in quel giorno siano espressione della gioia di sapere che Dio ci
è vicino e vuole percorrere con noi il cammino della vita. Grazie”.