Peggiora la situazione di Asia Bibi: la donna chiede ai cristiani di pregare per lei
Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia, in carcere
dal 9 giugno 2010, rischia la malattia mentale: le sue condizioni psicofisiche sono
in continuo degrado e “urge per lei un check-up medico completo”. Ma il suo morale,
nei rari momenti di lucidità, resta alto e Asia ha detto di aver “perdonato i suoi
aguzzini”: è quanto afferma all’Agenzia Fides Haroon Barkat Masih, direttore internazionale
della “Masihi Foundation” (MF), Ong che tutela i diritti dei cristiani in Pakistan
e che si occupa dell’assistenza legale e materiale della donna. Una delegazione internazionale
della “Masihi Foundation” ha incontrato Asia Bibi ieri nel carcere distrettuale di
Sheikpura, dove si trova da oltre un anno, per verificare le sue condizioni, portarle
una parola di speranza e gli auguri di Natale, mentre il processo di appello, dopo
la condanna in primo grado, è ancora pendente presso l’Alta Corte di Lahore. In un
comunicato diffuso dalla “Masihi Foundation” dopo la visita al carcere, si afferma
che “a causa del suo confino solitario, Asia Bibi, 46 anni, appare notevolmente invecchiata,
ha un colorito pallido, sembra molto fragile, perfino incapace di stare da sola”.
Asia era scortata da due donne del personale di guardia. “Al momento dell’incontro,
il suo sguardo vagava nel vuoto, non riusciva a capire cosa stesse accadendo, era
completamente confusa e stupita. Per tutto il tempo della conversazione – oltre 2
ore e 20 minuti – i suoi pensieri erano alla deriva” nota con preoccupazione la Masihi
Foundation. “Ha reagito agli stimoli con emozioni contrastanti, ridendo, piangendo
e restando in silenzio per lunghi periodi di tempo”. “Per i primi 10 minuti – prosegue
il testo - Asia non è stata in grado di reagire e non riusciva a capire se eravamo
amici o nemici. Ha detto che nessuno si stava seriamente occupando di lei, aveva paura
e sembrava molto fredda e nervosa. Non riusciva a tenere gli occhi fissi in un punto
o verso un interlocutore. Le abbiamo offerto acqua e sembrava perfino spaventata dall’acqua”.
Le sue condizioni di igiene personale erano terribili: Asia non fa un bagno da oltre
due mesi. La delegazione della Masihi Foundation le ha assicurato di provvedere per
lei un’assistenza legale di alto livello. Asia, con tono di voce basso e dimesso,
ha ripetuto ai membri della MF che “desidera solo tornare dalla sua famiglia” e che
continua a pregare e digiunare. La donna chiede ai cristiani nel mondo “di continuare
a pregare per lei”. Alla domanda su come passa il tempo, Asia ha risposto: “Ho perso
il senso del tempo. Non ho l’idea di un’ora, un mese, una stagione. L’unico giorno
che ricordo è il 9 giugno, il giorno più buio della mia vita, quando sono stata arrestata.
E’ l’inizio di un incubo per me e la mia famiglia”. Interpellata sul perdono, Asia
ha spiegato: “In primo luogo vivevo frustrazione, rabbia, aggressività Poi, grazie
alla fede cristiana, dopo aver digiunato e pregato, le cose sono cambiate in me: ho
già perdonato chi mi ha accusato di blasfemia. Questo è un capitolo della mia vita
che voglio dimenticare”, rimarcando anche che “tanti altri fratelli cristiani sono
accusati ingiustamente come me”. Mentre la delegazione era sul punto di partire, spaventata,
Asia ha gridato fra le lacrime “Quando sarò rilasciata?”. Come informano fonti locali
di Fides, il ministro federale per l’Armonia Akram Gill si sta mobilitando per Asia
Bibi: “abbiamo preso nota delle condizioni di Asia Bibi – ha detto - aiutarla è ora
una questione umanitaria. Scriverò una lettera al responsabile del carcere e al ministro
degli Interni, perché sia organizzata subito la visita di un team di medici e psicologi,
per tutelare la salute fisica e mentale di Asia e darle cure appropriate”. Anche
Paul Bhatti, consigliere speciale del ministro per le Minoranze religiose, in un colloquio
con Fides, assicura il suo impegno: “Ci mobiliteremo immediatamente, a livello istituzionale,
per fornire assistenza medica ad Asia Bibi”.