Napolitano: con il governo Monti nessuno strappo costituzionale. Acceso il dibattito
sull'art. 18. No dei sindacati
“Nessuno strappo costituzionale, con Monti la democrazia non è stata sospesa”. Così
il presidente della Repubblica Napolitano durante la cerimonia di auguri al Quirinale
con le alte cariche dello Stato. Al centro delle sue parole ancora la crisi economica
e l’appello alla coesione e al dialogo tra i partiti “senza rigide pregiudiziali”.
Intanto le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno concluso la discussione
generale sulla manovra, in tarda serata il voto dei 180 emendamenti. Resta acceso
il dibattito sulla possibile riforma dell’articolo 18: i sindacati promettono battaglia.
il servizio di Cecilia Seppia Sulla
riforma dell'articolo 18 Gabriella Ceraso ha parlato con Bruno Caruso,
docente di Diritto del lavoro all’Università di Catania: R. – L’art. 18
sicuramente ha una valenza simbolica, perché quando fu inserito nello Statuto dei
lavoratori era la risposta più significativa in termini di cambiamento rispetto ad
una possibilità di licenziare più o meno arbitrariamente. Bisogna poi chiarire che
l’art. 18 non è che introduca la causalità del licenziamento, la giusta causa: l’art.
18 si limita a predisporre una sanzione particolarmente significativa, nel caso in
cui il licenziamento venisse dichiarato illegittimo. Quindi, anche l’art. 18 in fondo
è una questione di quantum di risarcimento. Nella proposta tutto si basa su un calcolo
economico del costo del licenziamento e quindi su una determinazione a priori di quanto
costi il licenziamento. Quindi, non è che cambi moltissimo.
D. – Riformare
il settore del lavoro, include passare anche attraverso questo articolo?
R.
– L’art. 18 potrebbe essere modificato, concedendo al giudice la possibilità di valutare
caso per caso. Il problema è che pensare che attraverso la riforma dell’art. 18 si
risolvano i problemi del mercato del lavoro complessivamente è assolutamente falso.
Il sistema degli ammortizzatori sociali italiani è il più arretrato d’Europa, perché
non ci sono incentivi occupazionali funzionanti, non c’è una tutela effettiva nel
periodo della transizione dalla perdita del posto di lavoro all’acquisizione, non
funziona il sistema di riqualificazione e formazione, non esistono indennità per i
giovani che si affacciano al mercato del lavoro, non funziona la legge sull’apprendistato,
il sistema di apprendistato. Sono quelle le riforme vere, con cui si sdrammatizzerebbe
il problema dell’art. 18 e credo che pure i sindacati alla fine potrebbero essere
meno posizionati su questioni di principio. Non bisogna partire dall’art. 18 però,
bisogna partire da altro e poi arrivare semmai all’art. 18. (ap)