Un mese dopo la visita di Papa Benedetto XVI in Benin – nel corso della quale il Santo
Padre ha concesso, per la prima volta dall’inizio del suo Pontificato, un’udienza
a bambini – in Africa quest’anno il Natale sarà vissuto dalla maggior parte dei giovanissimi
con ancora nella memoria le immagini dello storico evento. Questo « Babbo Natale del
tutto eccezionale », vestito di bianco, ha donato un rosario ai ragazzi di tenera
età incontrati nella città di Cotonou, invitandoli alla vita di preghiera in testimonianza
della fede, sull’esempio di « Gesù, nostro Fratello », come già in passato
fece uno straordinario bimbo africano : San Kizito, martire d’Uganda. Per molti
bambini africani cattolici, abituati ad affrontare situazioni difficili ogni giorno,
il Papa evoca un momento di grande gioia : l’incontro con Cristo nell’Eucarestia,
avvenuto in occasione della Prima Comunione.
« E ora, prima che io vi
benedica tutti con grande affetto, preghiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del
mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra.
Ora preghiamo: Ave Maria… » Benedetto XVI li esorta a ricorrere ad un’altra
immagine forte del Natale : Maria, colei che attraverso il suo « FIAT »
ha reso possibile il compimento del Disegno di Dio per l’umanità. Un’Ave Maria
per le intenzioni che i bambini avevano evocato nei saluti di Benvenuto rivolti
al Papa, uno sguardo sui differenti mali che li affliggono e un pensiero per tutti
i compagni che non avranno possibilità di vivere il Natale nella serenità e nel rispetto
della propria dignità. I bambini di Cotonou non dimenticano i propri coetanei, vittime
di una società egoista, che vivono nel silenzio « un martirio quotidiano » : bambini
soldato, bambini sfruttati per fini economici, affamati, maltrattati per motivi
occulti, malati, orfani, esclusi, rifiutati o uccisi.
Per questo Natale, è
auspicabile che l’atteggiamento del mondo degli adulti nei loro confronti sia rinnovato
alla luce del messaggio contenuto nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Africae
Munus, in direzione di un risveglio delle coscienze, nel quale l’appello alla
metanoia, alla conversione e alla rinuncia alle tendenze negative della nostra epoca,
sia forte e percepito come ineccepibile... Questo appello ad un cambiamento radicale
dello stile di vita prende spunto ancora una volta dai bambini ; a coloro i quali
vivono nella loro stessa innocenza e bontà d’animo è promesso il Regno dei Cieli.
Affermava il Beato Giovanni Paolo II nel 2004, in occasione dell’Angelus nella V Domenica
di Quaresima : « Questi nostri fratelli più piccoli, che soffrono per la fame,
la guerra e le malattie, lanciano al mondo degli adulti un angosciante appello. Che
il loro muto grido di dolore non resti inascoltato! »
In questo tempo
di preparazione al Natale, tutti gli uomini di buona volontà sono dunque esortati
a rispondere alle raccomandazioni contenute in Africae Munus : « ...I bambini
sono un dono di Dio all’umanità, e pertanto devono essere oggetto di particolare cura
da parte delle loro famiglie, della Chiesa, della società e dei governi, poiché sono
fonte di speranza e di rinnovamento nella vita » .
I bambini cristiani
devono essere accompagnati a vivere in tutta coerenza con il sacramento del battesimo,
condividendo con i coetanei la propria esperienza di vita nella fede, e facendo dono
agli altri dello stesso amore che essi stessi ricevono da Dio, attraverso la preghiera.
Seguendo l’esempio di Kizito, il più giovane dei martiri dell’Uganda, battezzato
nella notte del 25 maggio 1886 dal Santo Charles Lwanga, e rassicurato da quest’ultimo
nel proprio cammino religioso: « Se dobbiamo morire nel nome di Gesù, lo faremo
insieme, mano nella mano ». Kizito morì da martire il 3 giugno 1886 a Namugongo.
Queste le sue ultime parole : « Arrivederci amici miei, siamo in cammino ».
Ecco l’invito rivolto a tutti i bambini africani : sentirsi in cammino, impegnati
a fare del bene, in coerenza con la propria fede.
I tanti bambini che vivono
in circostanze difficili, in Africa e nel mondo, hanno più che mai bisogno di essere
sostenuti e rafforzati nel proprio cammino di avvicinamento a Dio, come fu per Kizito,
accompagnato al martirio dal Santo Charles Lwanga.
(A cura di Marie
José Muando Buabualo, del programma francese per l’Africa).