La Siria accetta osservatori internazionali ma senza “obbedire”
Almeno sette civili siriani sono stati uccisi oggi in varie località del Paese dalle
forze fedeli al presidente Bashar al Assad e un ottavo è stato ritrovato morto a Homs,
ucciso secondo gli attivisti anti-regime, dalle torture subite in carcere. Intanto,
giunge dal Cairo la notizia che la Siria ha accettato l'invio di osservatori arabi.
Il ministro degli Esteri, Walid Muallem, ha firmato un protocollo che autorizza l'invio
di osservatori della Lega Araba, in base al piano arabo di uscita dalla crisi che
Damasco ha condiviso ma mai applicato. Tuttavia, Muallem ha pure sottolineato che
la Siria è intenzionata a “lavorare con i Paesi arabi”, ma “non intende obbedire a
nessuno”. Importante anche la notizia della liberazione, ieri sera, della blogger
siro-americana, Razan Ghazzawi, arrestata due settimane fa dal regime siriano. La
libertà è stata concessa a fronte di una cauzione di 15 mila lire siriane (circa 300
dollari): lo ha annunciato il Centro siriano per l'informazione e la libertà d'espressione
per il quale la donna lavora. La blogger, 31 anni, sarà processata per aver “indebolito
il sentimento nazionale”, “creato un'organizzazione che mira a cambiare lo status
sociale ed economico dello Stato” e “ravvivato i dissensi confessionali”, secondo
l'ong che, rallegrandosi della sua liberazione, chiede il ritiro delle accuse contro
di lei. Ghazzawi, che dal 2009 anima un blog a suo nome "Razaniyyat" in cui critica
il regime siriano, rischia da tre a quindici anni di prigione.
Un manifestante
morto oggi in Egitto: da venerdì 11 vittime Un manifestante morto stamani in
nuovi scontri con le forze di sicurezza egiziane scoppiati in piazza Tahrir, al Cairo.
Profonda preoccupazione per la situazione egiziana è stata espressa dal segretario
di Stato americano, Hillary Clinton, e dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
Vertice Ue-Ucraina Pesa l'incognita del processo all’ex premier,
Iulia Timoshenko, sul vertice tra Ucraina e Unione Europea, oggi a Kiev, organizzato
per arrivare a un accordo di associazione e creare una zona di libero commercio tra
Kiev e Bruxelles. Il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, ha accolto la delegazione
di Bruxelles, guidata dal presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, dal presidente della
Commissione europea, José Manuel Barroso, e dal commissario all’Allargamento, Stefan
Fule. Secondo gli analisti internazionali, il summit potrebbe concludersi con un nulla
di fatto e con il congelamento dell'intesa, a seguito della condanna della Timoshenko
a sette anni di prigione, per abuso di potere legato a un controverso contratto per
le forniture di gas siglato con Mosca, quando l’eroina della Rivoluzione arancione
del 2004 era premier. Ne parla Luigi Geninazzi, esperto di area ex sovietica
del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:
R. - L’ex
premier Timoshenko, condannata a sette anni di carcere e attualmente in prigione,
è un pò il “convitato di pietra” di questo vertice: pesa, appunto, come un macigno
perché alcuni mesi fa già si pensava a un summit tra Bruxelles e Kiev come a un punto
di svolta per un accordo economico e politico, che potesse portare a un’associazione
con l’Unione Europea, il primo passo di una lunga strada per fare, eventualmente,
il pieno ingresso nel club dei 27. Oggi sappiamo che non è così: il caso della Timoshenko
è un pò la pietra di inciampo, ma è anche la spia che illumina tutta una situazione
che si sta aggrovigliando in Ucraina, perché il nuovo presidente Yanukovich – quello
che era stato contestato nel 2004 per brogli e che era stato poi messo da parte dalla
Rivoluzione arancione – è tornato al potere e, a quanto pare, con grandi propositi
di vendetta.
D. – Al di là del lato politico, fin qui che tipo di relazioni
sono state quelle tra Unione Europea e Ucraina?
R. – C’è stata una stagione
di grandi speranze dopo il 2004, soprattutto perché alcuni Paesi dell’Est – a cominciare
dalla Polonia – hanno stretto legami di amicizia superando ostilità radicate nella
storia. L’Ucraina aveva ormai messo un piede nell’Europa e il processo di democratizzazione
sembrava avanzato. Purtroppo, è ricaduta all’indietro: è uno dei grandi Paesi dell’ex
Unione Sovietica che sembra ancora fermo a una situazione di caos e di incertezza,
come lo erano vent’anni fa tutti i Paesi usciti dal crollo del comunismo. Solo che,
per l'appunto, sono passati vent’anni.
D. – In questo quadro geo-politico,
che ruolo gioca esattamente Mosca?
R. – La paura legata alle rivoluzioni
colorate scoppiate nel 2004 in vari Paesi nell’orbita di Mosca è rientrata. Sta tornando
in un altro modo: sta tornando con una “rivoluzione incolore”, come la chiamano ironicamente
adesso a Mosca. Kiev, però, non è più un modello cui guardare. Quello che succede
in Ucraina adesso è, da un certo punto di vista, paradossale per Mosca, perché vede
condannato al carcere un personaggio che era stato inviso, addirittura messo in contumacia,
da Mosca – cioè la Timoshenko – e poi con lei si era riaperto un dialogo e Putin aveva
siglato un patto: proprio quel patto è adesso messo sotto accusa dal regime del presidente
ucraino Yanukovich. Quel patto che è stato condannato platealmente fino a diventare
una colpa, un reato. Quindi se Putin, da un lato, può essere velatamente soddisfatto
che un vecchio avversario sia finito male, dall’altro vede che tutto sta tornando
nel caos.
D. – Quanto vale oggi l’affare del gas, che riguarda la condanna
della Timoshenko ma anche Mosca e l’Unione Europea?
R. – Pesa molto,
ma bisogna anche dire che qui l’Ucraina ha sempre giocato un pò da punto di passaggio
per i gasdotti, quindi era un Paese con cui bisognava assolutamente trattare. Ricordiamo
le crisi del gas degli ultimi anni. Adesso invece Mosca, con la Germania, ha messo
in atto il “Nord Stream” e farà poi il “Sud Stream”: un gasdotto che collega direttamente
la Russia con il più grande Paese dell’Unione Europea - la Germania - aggirando i
Paesi “scomodi” come appunto l’Ucraina. (bi)
Intervento di Draghi in
europarlamento e videoconferenza ministri Finanze I presidente della Banca
Centrale, Mario Draghi, interviene oggi davanti alla Commissione affari economici
e monetari del parlamento europeo. In un’intervista al Financial Times, Draghi spiega
che la crescita economica mondiale sta decelerando, l'incertezza è aumentata ed è
necessario ripristinare la disciplina fiscale nell'area euro e accelerare l'attuazione
del Fondo salva-Stati Efsf (European financial stability facility), che allenterà
le pressioni sui bond e sulle banche. Nel pomeriggio, ministri delle Finanze
Ue si ritrovano in videoconferenza con all'ordine del giorno, fra l'altro, il tema
dei prestiti bilaterali al Fondo monetario internazionale (Fmi), sollecitati dal vertice
Ue dell'8 e 9 dicembre per poter affrontare al meglio la crisi dei debito sovrani.
Intanto, a Varsavia si tiene la cerimonia per la firma del Trattato di adesione all’Unione
Europea della Croazia.
Risale lo spread tra Btp e bund Risale lo
spread tra Btp e bund tedesco indicato, stando alle prime indicazioni della giornata
della piattaforma Bloomberg, a 518,6 punti. In rialzo anche il rendimento del titolo
decennale che sale al 7,05%. Venerdì scorso, lo spread aveva chiuso a 474 punti con
un rendimento del 6,59%. Resta sopra la soglia dei 500 punti base lo spread tra Btp
e Bund, con oscillazioni attorno a 508 punti, ma il rendimento del 10 anni italiano
cala sotto il 7% al 6,96%. In discesa anche il rendimento dei titoli biennali che
segna un ribasso di 12 punti base al 5,17%. Sul mercato obbligazionario la tensione
è sempre alta per le persistenti incertezze sull'efficacia delle mosse dell'eurozona
contro la crisi del debito sovrano e sul ruolo più incisivo di Fmi e Bce. Ma a pesare
sono anche i timori legati alla morte del dittatore nordcoreano, Kim Jong-Il, che
hanno contribuito a rafforzare gli acquisti di Bund.
Spagna: il premier
annuncia 16,5 miliardi di tagli Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha annunciato
tagli nelle spese per 16,5 miliardi nel 2012 come misure di austerità. Rajoy ha poi
annunciato nel discorso di innvetitura che entro gennaio ci sarà l'ok alla "regola
d'oro" sull'equilibrio di bilancio in Costituzione, che fissa al 2020 il tetto del
60% del debito e del 0,45% del deficit.
Almeno 650 morti nel sud delle
Filippine per le piogge torrenziali Il tifone Washi che ha devastato il sud
delle Filippine ha lasciato dietro di sé morte e distruzione. Con un bilancio che
si aggrava di ora in ora: almeno 650 morti, più di 800 dispersi e 35 mila sfollati.
Il servizio di Fausta Speranza:
Emergenza
umanitaria, mentre si continua a scavare nel fango per cercare di salvare vite. Ieri,
l'isola di Mindanao è stata colpita da violentissime raffiche di vento che hanno complicato
ogni cosa. Ma a causare i maggiori danni sono state soprattutto le piogge torrenziali
che si sono abbattute nelle zone delle città di Cagayan de Oro e Iligan, creando frane,
smottamenti ed esondazioni improvvise dei corsi d'acqua che hanno travolto villaggi,
case e persone, spazzati verso il mare. Nelle immagini che arrivano, scenari di devastazione:
case distrutte, cumuli di macerie, auto, strade interrotte, comunicazioni paralizzate,
emergenza idrica e blackout elettrici, mentre gli obitori e le strutture di raccolta
delle vittime sono al collasso. Oltre 20 mila soldati sono impegnati nei soccorsi
in una frenetica corsa contro il tempo per salvare ancora persone rimaste intrappolate
sotto la coltre di fango che ha sepolto interi villaggi. Le Filippine sono interessate
ogni anno da una ventina di tempeste tropicali, ma l'isola di Mindanao è solitamente
meno colpita. Per questo, probabilmente la violenza di Washi è stata sottovalutata:
non è chiaro se da parte dei residenti nonostante gli avvisi o se da parte anche delle
autorità locali. Da parte sua, la Protezione civile locale assicura che erano state
fornite adeguate avvertenze.
Quattro manifestanti morti in Egitto Almeno
quattro manifestanti sono morti stamani in nuovi scontri con le forze di sicurezza
egiziane scoppiati in piazza Tahrir, al Cairo. Profonda preoccupazione per la situazione
egiziana è stata espressa dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, e dal
segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Fonti ospedaliere
del Cairo riferiscono di almeno 14 vittime negli ultimi quattro giorni di scontri
tra i manifestanti e le forze di sicurezza. Le proteste riesplose venerdì scorso in
Piazza Tahrir, luogo simbolo della rivolta che a febbraio provocò la caduta del presidente
Mubarak, sono dirette contro il potere della giunta militare e reclamano l’istituzione
di un governo civile. Durissima la risposta dei militari egiziani, che parlano di
un complotto ordito dall’esterno, e puntano a impedire ogni manifestazione di dissenso.
Le vie che collegano la piazza ai palazzi governativi sono state sbarrate con muri
di cemento. I militari hanno arrestato oltre 180 persone sospettate di avere preso
parte agli scontri. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha accusato le forze
di sicurezza egiziane di uso eccessivo della forza nei confronti dei manifestanti,
mentre il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, ha chiesto al governo del Cairo
di rispettare il diritto di espressione e di riunione di tutti gli egiziani. In questo
clima, intanto, l’Egitto si prepara ad affrontare il terzo turno elettorale per i
rappresentanti della Camera bassa dell’Assemblea nazionale, in programma il 2 e il
3 gennaio prossimi.
Rovesciamento piattaforma petrolifera in
estremo oriente russo: 16 morti Sale a 16 il bilancio delle vittime
del rovesciamento della piattaforma petrolifera di Gazprom affondata nel mare di Okhotsk,
nell'estremo oriente russo, mentre veniva trainata dalla penisola della Kamciatka
all'isola di Sakhalin durante una tempesta. Lo riferisce radio Kommersant. Solo quattro
corpi sono stati recuperati dall'acqua. Quattordici persone erano state tratte in
salvo ieri, mentre i dispersi sono 37, con scarsissime speranze di essere ritrovati
vivi. Circa metà delle 67 persone a bordo della piattaforma non era autorizzata ad
essere presente, in base alle regole sui trasporti. Lo riferisce il quotidiano Kommersant
citando una fonte vicina all'inchiesta. Stando alla normativa, solo al capitano e
a una minima parte dell'equipaggio necessaria per il trasporto è permesso stare a
bordo quando la piattaforma è rimorchiata. Nel caso della piattaforma Kolskaia, invece,
c'erano ingegneri, assistenti, operatori, imbarcati forse per risparmiare sull'uso
di una nave.
Accordo tra Mosca e Teheran su giacimento petrolifero nel
sud dell'Iran Russia e Iran hanno siglato ieri un contratto del valore sino
a un miliardo di dollari per sviluppare il giacimento petrolifero di Zagheh nel sud
dell'Iran. Lo riferisce oggi l'agenzia Ria Novosti. L'accordo è stato firmato tra
la Tatneft, uno dei maggiori produttori petroliferi russi, e l'iraniana Petroleum
Engineering and Development Company (Pedec), una sussidiaria della National Iranian
Oil Company (Nioc). La capacità produttiva del giacimento dovrebbe raggiungere i sette
mila barili al giorno nella prima fase e i 55 mila barili al giorno nella seconda
fase. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 353