2011-12-19 17:01:36

Delegazione di Bruxelles in Ucraina per discutere dell'ingresso in Ue


Pesa l'incognita del processo all’ex premier, Iulia Timoshenko, sul vertice tra Ucraina e Unione Europea, oggi a Kiev, organizzato per arrivare a un accordo di associazione e creare una zona di libero commercio tra Kiev e Bruxelles. Il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, ha accolto la delegazione di Bruxelles, guidata dal presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e dal commissario all’Allargamento, Stefan Fule. Secondo gli analisti internazionali, il summit potrebbe concludersi con un nulla di fatto e con il congelamento dell'intesa, a seguito della condanna della Timoshenko a sette anni di prigione, per abuso di potere legato a un controverso contratto per le forniture di gas siglato con Mosca, quando l’eroina della Rivoluzione arancione del 2004 era premier. Ne parla Luigi Geninazzi, esperto di area ex sovietica del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - L’ex premier Timoshenko, condannata a sette anni di carcere e attualmente in prigione, è un pò il “convitato di pietra” di questo vertice: pesa, appunto, come un macigno perché alcuni mesi fa già si pensava a un summit tra Bruxelles e Kiev come a un punto di svolta per un accordo economico e politico, che potesse portare a un’associazione con l’Unione Europea, il primo passo di una lunga strada per fare, eventualmente, il pieno ingresso nel club dei 27. Oggi sappiamo che non è così: il caso della Timoshenko è un pò la pietra di inciampo, ma è anche la spia che illumina tutta una situazione che si sta aggrovigliando in Ucraina, perché il nuovo presidente Yanukovich – quello che era stato contestato nel 2004 per brogli e che era stato poi messo da parte dalla Rivoluzione arancione – è tornato al potere e, a quanto pare, con grandi propositi di vendetta.

D. – Al di là del lato politico, fin qui che tipo di relazioni sono state quelle tra Unione Europea e Ucraina?

R. – C’è stata una stagione di grandi speranze dopo il 2004, soprattutto perché alcuni Paesi dell’Est – a cominciare dalla Polonia – hanno stretto legami di amicizia superando ostilità radicate nella storia. L’Ucraina aveva ormai messo un piede nell’Europa e il processo di democratizzazione sembrava avanzato. Purtroppo, è ricaduta all’indietro: è uno dei grandi Paesi dell’ex Unione Sovietica che sembra ancora fermo a una situazione di caos e di incertezza, come lo erano vent’anni fa tutti i Paesi usciti dal crollo del comunismo. Solo che, per l'appunto, sono passati vent’anni.

D. – In questo quadro geo-politico, che ruolo gioca esattamente Mosca?

R. – La paura legata alle rivoluzioni colorate scoppiate nel 2004 in vari Paesi nell’orbita di Mosca è rientrata. Sta tornando in un altro modo: sta tornando con una “rivoluzione incolore”, come la chiamano ironicamente adesso a Mosca. Kiev, però, non è più un modello cui guardare. Quello che succede in Ucraina adesso è, da un certo punto di vista, paradossale per Mosca, perché vede condannato al carcere un personaggio che era stato inviso, addirittura messo in contumacia, da Mosca – cioè la Timoshenko – e poi con lei si era riaperto un dialogo e Putin aveva siglato un patto: proprio quel patto è adesso messo sotto accusa dal regime del presidente ucraino Yanukovich. Quel patto che è stato condannato platealmente fino a diventare una colpa, un reato. Quindi se Putin, da un lato, può essere velatamente soddisfatto che un vecchio avversario sia finito male, dall’altro vede che tutto sta tornando nel caos.

D. – Quanto vale oggi l’affare del gas, che riguarda la condanna della Timoshenko ma anche Mosca e l’Unione Europea?

R. – Pesa molto, ma bisogna anche dire che qui l’Ucraina ha sempre giocato un pò da punto di passaggio per i gasdotti, quindi era un Paese con cui bisognava assolutamente trattare. Ricordiamo le crisi del gas degli ultimi anni. Adesso invece Mosca, con la Germania, ha messo in atto il “Nord Stream” e farà poi il “Sud Stream”: un gasdotto che collega direttamente la Russia con il più grande Paese dell’Unione Europea - la Germania - aggirando i Paesi “scomodi” come appunto l’Ucraina. (bi)







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