Sri Lanka. Una “legge anti-conversioni” minaccia i cristiani
C’è preoccupazione, in Sri Lanka, per la proposta di introdurre nell’ordinamento giuridico
del Paese una legge anticonversioni, che proibisca ai cittadini di cambiare la propria
fede, se non in casi specifici e con l’autorizzazione di un magistrato. A proporre
la norma è il movimento ultranazionalista, singalese e buddista, “Jathika Hela Urumaya”
(JHU), che – riferisce Fides - ha fatto della proposta uno strumento di ascesa politica.
Nei giorni scorsi il partito avrebbe rinnovato la sua campagna che vede nelle altre
religioni “una contaminazione per il Paese”, invitando il governo a reintrodurre il
divieto della conversione. Ma a preoccupare i cristiani dello Sri Lanka è anche l’atteggiamento
del Ministero degli Affari religiosi che ha deciso di chiudere le “chiese non autorizzate”
e di negarne la registrazione ufficiale, come di rifiutare la licenza edilizia - anche
per edifici civili, non adibiti al culto - se il richiedente è un individuo o un'organizzazione
cristiana. Al riguardo – spiega ancora Fides - il Ministero ha diffuso nel settembre
scorso una circolare in cui si specifica che “la costruzione o il mantenimento dei
luoghi di culto deve avere una preventiva approvazione del Ministero”. Nel Paese sarebbero
soprattutto le chiese cristiane evangeliche, costrette a chiudere le proprie chiese,
a subire la pressione dei movimenti nazionalisti buddisti ad affrontare la maggiore
pressione nella società. (C.D.L.)