Nuovo libro di padre Raniero Cantalamessa “Eros e Agàpe”
Le due facce dell’amore umano e cristiano sono al centro delle riflessioni del nuovo
libro di padre Raniero Cantalamessa “Eros e Agàpe”, pubblicato dalle edizioni
San Paolo e presentato in questi giorni a Roma. Nel volume sono raccolte le meditazioni
tenute alla Casa Pontificia durante la Quaresima del 2011, alla presenza di Papa Benedetto
XVI, sulla scia delle due encicliche Deus Caritas est e Caritas in Veritate.
Michele Raviart ha intervistato l’autore del volume:
R. –Questo
libro, questa sintesi tra eros e agape, che riprendo dall’Enciclica del Papa, indica
che l’amore umano non è solo l’amore di cervello, di dovere, è anche slancio, è anche
desiderio, è anche ricerca dell’altro è dare all’altro la dignità di essere l’oggetto
di un desiderio, di un amore. Questo indica l’importanza dell’eros. Però nell’amore
umano ci deve essere anche l’agape, cioè la capacità di sacrificio, la capacità di
non amare solo finché l’altro ti può dare qualcosa perché questo diventerebbe egoismo.
L’importanza è tenere insieme questi due aspetti: cioè, che sia un amore capace di
darsi all’altro, di farsi dono, ma non semplicemente considerando l’altro come uno
che ha bisogno della tua carità, ma come qualcuno che è prezioso per te. Questo evidentemente
ha applicazioni nel matrimonio.
D. – Ad un livello superiore c’è poi
l’amore di Dio verso l’uomo…
R. – Sì, anche Dio ci desidera. Tutta la
metafora dell’amore nuziale che percorre la Bibbia - Dio che si paragona a uno sposo,
cerca la sposa… - non si spiegherebbe se non ci fosse da parte di Dio anche il desiderio
dell’uomo, il bisogno dell’uomo, l’apprezzamento dell’amore umano. Anzi Dio ricerca
il nostro amore infinitamente di più di quanto noi cerchiamo il suo, di cui abbiamo
pure più bisogno.
D. – Questo amore deve essere anche un amore fattuale,
un amore nella società: come questo può essere utile in una situazione di crisi come
quella che stiamo vivendo?
R. – Nella situazione attuale bisognerebbe
partire dal minimo denominatore comune e cioè non pretendere che siano sempre gli
altri a pagare, perché tutti in questo momento vogliamo uscire dalla crisi, però tutti
vogliamo che siano gli altri a pagare. Non è questo certamente l’amore cristiano e
umano. Io credo che bisognerebbe fare uno sforzo per chiedersi: io, personalmente,
come posso contribuire a questo? C’è bisogno di arricchire il nostro amore di una
dimensione di dono, di donazione, di agape. (bf)