Dipendenza da internet: in maggioranza sono ragazzi, fruitori di social network
L’Ambulatorio per la dipendenza da internet del Policlinico Agostino Gemelli, nato
due anni fa, fornisce i primi dati di questa esperienza. Su 300 pazienti trattati,
l’80 per cento sono ragazzi compresi fra i 12 e i 15 anni, fruitori di social network.
Il restante 20 per cento è rappresentato da adulti, frequentatori di siti pornografici
e gioco d’azzardo. Quando il web diventa una dipendenza? Risponde, al microfono di
Eliana Astorri, il prof. Federico Tonioni, ricercatore presso l’Istituto
di Psichiatria e psicologia della Cattolica e responsabile dell'Ambulatorio per la
Dipendenza da Internet del Policlinico Gemelli:
R. - Sostanzialmente,
bisogna preoccuparsi quando, insieme ad un significativo numero di ore di connessione,
c’è anche un progressivo ritiro sociale.
D. - Cosa spinge i ragazzi
a passare ore al computer?
R. - Per quanto riguarda i ragazzi, sono
un po’ restio a parlare di “dipendenza da Internet”, perché i contesti nei quali i
ragazzi si muovono nel web sono tutti molto interattivi: sia il “gaming”, cioè il
gioco di ruolo fatto in connessione insieme ad altri amici o ragazzi più o meno vicini
o lontani, sia - a maggior ragione - i social network. Per cui il fenomeno, per quanto
riguarda i ragazzi, si configura come un vero e proprio modo nuovo di comunicare e,
dato che di solito non si fa diagnosi in adolescenza, perché l’adolescenza è un momento
in continuo divenire ed in continua trasformazione, per cui saldare certe situazioni
patologiche con una diagnosi non conviene mai. In adolescenza si può parlare di “forti
abusi” del web, che poi possono esitare successivamente in una situazione di dipendenza
ma anche in altre forme di psicopatologia ed anche a remissioni spontanee. E’ un po’
la differenza che c’è tra le sbornie di alcool giovanili con l’alcolismo cronico.
D.
- Cercano qualcosa che manca loro nella vita di tutti i giorni o è solo un modo per
non fare i compiti, per distrarsi o, come diceva lei, per isolarsi?
R.
- E’ questo il paradosso, perché qualsiasi adolescente che sta moltissimo sul web,
in realtà lo fa per contattare qualcuno. Il contesto, quindi, è interattivo: ci si
isola fisicamente ma si rimane in contatto con l’esterno, nel senso che il ritiro
progressivo dalle relazioni sociali è un ritiro fisico. Ogni ragazzo che sta davanti
al computer prova a realizzare le uniche relazioni possibili, per cui il contesto,
negli adolescenti, rimane interattivo anche se non si esce più di casa. Negli adulti,
invece, non è così. Negli adulti - che sono soprattutto fruitori di gioco d’azzardo
online o di frequentazioni di siti per adulti - l’interazione con l’altro è molto
meno significativa. Paradossalmente, quindi, le forme di ritiro giovanili sono sempre
ammantate dal tentativo di entrare in comunicazione con qualcuno, ma anche dall’impossibilità
di riuscirci.
D. - E’ difficile cercare di comprendere questi ragazzi
piuttosto che dar loro una punizione quando passano ore ed ore su facebook e non studiano.
Mettono a dura prova i loro genitori. Cosa possono fare questi genitori?
R.
- E’ difficilissimo comprenderli. Capisco i genitori - noi abbiamo anche un gruppo
per genitori - perché immagino incontrino, ancora di più, le difficoltà che incontriamo
noi nel contatto con loro. Una cosa che non si deve fare è sottrarre bruscamente il
computer ai ragazzi contro la loro volontà, anche se molti si loro sono sul punto
di smettere di andare a scuola. Alcuni dei nostri pazienti, ad esempio, hanno smesso
di andare a scuola. Perché succede questo? Perché una situazione di dipendenza e di
abuso, quando si configura come patologica, nasconde sempre angosce sempre più profonde.
Le dipendenze patologiche sono sempre, dal punto di vista del dipendente, un tentativo
di soluzione rispetto ad angosce ancora più profonde. Togliere quindi bruscamente
il computer, che va a mediare queste angosce, fa poi in modo che queste stesse angosce
scaturiscano e l’ambiente genitoriale attorno ai ragazzi non sia in grado di contenerle.
In genere, uno dei sintomi principali per fare delle diagnosi di dipendenza o di abuso
di Internet, è proprio l’aggressività, come anche la rabbia. Bisogna prevenire quest’esito,
magari con una condivisione iniziale del computer: mettere magari il pc in un luogo
comune della casa, non immediatamente nella stanza dei figli, bambini o pre-adolescenti
che siano, condividerlo con loro il più possibile. Noi che abbiamo a che fare anche
con le famiglie di questi ragazzi, abbiamo visto che prima ancora che la dipendenza
diventi tale c’è un’interruzione della comunicazione affettiva fra genitori e figli.
Per quanto riguarda poi gli adolescenti, ci si deve preoccupare esclusivamente quando
c’è un progressivo ritiro sociale coniugato all’uso del web e del computer. (vv)