2011-12-17 14:37:37

Il "Messiah" di Haendel al concerto di Natale dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma


Il grandioso “Messiah” di Haendel è il titolo scelto dall’Accademia di Santa Cecilia per augurare il Natale a tutti gli appassionati di musica: sul podio sale uno dei più importanti ed entusiasti cultori di musica antica e barocca, Fabio Bondi, che ha scelto per questa occasione la rara versione di Dublino del capolavoro, in programma questa sera al Parco della Musica di Roma, con repliche lunedì e martedì prossimi. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Esplode il canto della gioia, perché il Bambino sta per nascere: il coro canta la profezia di Isaia, declama i titoli del Figlio di Dio, poi si apre alla contemplazione della Natività, con una dolce sinfonia pastorale: nella prima parte del “Messiah” di Haendel tutto è attesa per l’evento che cambierà le sorti e la storia del mondo; tutto è mistero; tutto è profonda e intima beatitudine. Quel 13 aprile del 1742, quando il più famoso oratorio del “caro sassone” vide la luce a Dublino come concerto di beneficenza, anche la storia della musica poté iscrivere un capitolo importante e nuovo, perché il nome di Haendel si associò definitivamente al più grande capolavoro dedicato a Gesù, il Cristo, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. Flavio Biondi lo propone all’Accademia di Santa Cecilia come concerto natalizio dell’illustre istituzione romana, proprio nella versione dublinese. Quali caratteristiche presenta?

R. - Diciamo che la versione di Dublino è una versione leggermente accorciata e c’è una diversa orchestrazione: sono completamente assenti gli oboi e i fagotti e tra gli archi sopravvivono solamente le due trombe e i timpani per l’Alleluia e per i pezzi che naturalmente conosciamo. E’ una versione un po’ più terrena, forse più tenera, più umana alla quale io sono sempre stato attaccato fin dall’inizio.

D. - Maestro, come la musica esprime nella prima parte i sentimenti che accompagnano il Natale cristiano?

R. - Haendel è un compositore estremamente prossimo al testo, al significato del testo. Io credo che la bellezza stia proprio nell’espressione che dà ad ogni singola parola. Il "Messiah" non racconta una storia, ma una lunga serie di avvenimenti e soprattutto uno stato emozionale che è espresso ogni momento e in ogni battuta da alcune simbologie musicali che fanno intuire l’attaccamento, la passione e il grande desiderio di espressione alta che ha avuto nei confronti di questo libretto e di questo testo.

D. - Maestro, lei come trascorrerà il Natale?

R. - Io lo passerò in casa, com’è giusto che sia a Natale: vicino alla famiglia, vicino alle persone a cui si vuole bene e che sono parte della nostra vita di ogni giorno. Nei regali di Natale, desidero soprattutto avere lo stesso entusiasmo, la stessa gioia, lo stesso desiderio di cercare giorno dopo giorno nuove partiture, nuovi autori e novità che possano permettere al pubblico di comprendere sempre di più la grande storia della musica, che è una storia molto complessa, molto articolata. Quindi, fra tutti i regali, quello che spero di ricevere è di restare entusiasta nei confronti di questo mondo, che è un mondo meraviglioso. (mg)







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