Predica d'Avvento di padre Cantalamessa: evangelizza chi ha una profonda esperienza
di Dio
Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano,
la sua terza Predica d’Avvento alla presenza del Papa e della Famiglia Pontificia.
Il religioso cappuccino ha preso lo spunto dalla prima evangelizzazione del continente
americano. Ce ne parla Sergio Centofanti:
“La cosa
più grande che avvenne nel 1492 non fu che Cristoforo Colombo scoprì l’America, ma
che l’America scoprì Gesù Cristo”: padre Cantalamessa parte da questa affermazione
per ricordare la grande impresa missionaria compiuta nel continente americano. Un’impresa
con luci e ombre, ma “le luci – osservava Giovanni Paolo II – sono maggiori delle
ombre”:
“A un mondo senza peccato ma senza Gesù Cristo, la teologia
ha mostrato di preferire un mondo con il peccato, ma con Gesù Cristo. ‘O felice colpa
–esclama la liturgia pasquale nell’Exultet – che ci ha permesso di avere un tale e
così grande redentore’. Non dovremmo dire lo steso dell’evangelizzazione di entrambe
le Americhe, del Sud e del Nord? A un continente senza 'gli sbagli e le ombre' che
accompagnarono la sua evangelizzazione, ma anche senza Cristo, chi non preferirebbe
un continente con tali ombre, ma con Cristo? Quale cristiano, di destra o di sinistra
(specie se sacerdote o religioso) potrebbe dire il contrario senza venir meno, per
ciò stesso, alla propria fede?”.
Riferendosi all’attuale sfida missionaria,
il predicatore della Casa Pontificia ha sottolineato l’eccessiva polarizzazione “presente
ovunque nella Chiesa, ma particolarmente acuta in America Latina”, tra chi rappresenta
l’anima attiva e chi l’anima contemplativa, tra i cattolici dell’impegno sociale per
i poveri e i cattolici dell’annuncio di fede, come se la dimensione degli uni escludesse
quella degli altri, ma non è così:
“C’è posto per gli e per gli altri.
Di più, abbiamo bisogno gli uni degli altri, non potendo nessuno realizzare il vangelo
integrale e rappresentare Cristo in tutti gli aspetti della sua vita. Ognuno dovrebbe,
dunque, rallegrarsi che altri facciano quello che lui non può fare: chi coltiva la
vita spirituale e l’annuncio della Parola che vi sia chi si dedica alla giustizia
e alla promozione sociale, e viceversa. È sempre valido l’ammonimento dell’Apostolo:
‘Cessiamo una buona volta dal giudicarci gli uni gli altri!’ (cfr. Rom 14, 13)”.
Padre
Cantalamessa ha infine parlato della crisi delle vocazioni negli ordini religiosi.
La secolarizzazione – ha detto - è, certo, una delle cause di questo calo ma non è
la sola. E’ infatti lo Spirito Santo ad attirare le persone e lo Spirito Santo va
là “dove è amato, dove è invitato e dove è atteso”:
“Giovanni Paolo
II esortava i religiosi e le religiose dell’America Latina a ‘evangelizzare a partire
da una profonda esperienza di Dio’. È qui, credo, il punto: ‘una profonda esperienza
di Dio’. È questo che attira le vocazioni e che crea le premesse per una nuova efficace
ondata di evangelizzazione. L’adagio ‘nemo dat quod non habet’, nessuno può dare ciò
che non ha, vale più che mai in questo campo”.