2011-12-16 15:47:13

La protesta in Siria: uccisi numerosi civili, a Homs 200 mila in piazza


Almeno 17 civili siriani sono stati uccisi oggi dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad in altrettante località del Paese. Tra queste anche la città di Homs dove si sono riuniti 200 mila manifestanti disarmati, secondo i Comitati di coordinamento locale degli attivisti siriani, in una nuova giornata di proteste indetta dall'opposizione. A oltre due mesi dall'avvio della finora poco efficace iniziativa di mediazione della Lega Araba, migliaia di siriani sono tornati oggi in piazza, venerdì di preghiera islamica comunitaria, per chiedere la caduta del regime degli Assad con lo slogan: "La Lega Araba ci uccide". Homs è da mesi assediata da truppe dell'esercito e dalle forze di sicurezza. Interi quartieri, a maggioranza sunniti, sono isolati dal resto della città. Gli attivisti stanno trasmettendo, tramite Skype o webcam collegate a Internet, le manifestazioni pacifiche in corso ad Hama, altra città in rivolta più volte teatro di sanguinosi raid delle forze lealiste, Dayr az Zor all'est, Qamishli nel nord-est a maggioranza curda e nella regione meridionale di Daraa.

Egitto: 250 feriti in scontri al Cairo
Nuovi scontri, questa mattina, al Cairo al sit-in davanti all'edificio della presidenza del consiglio dei ministri, con un bilancio di circa 250 feriti tra i manifestanti. Molte persone sono state arrestate dalla prima mattina, quando sono cominciate le prime scaramucce, dopo che si era sparsa la notizia di un manifestante arrestato, picchiato brutalmente dalla polizia e poi rilasciato. Sull'arteria Qasr el Aini, che incrocia la strada dei palazzi governativi, dopo che la polizia militare ha demolito e bruciato le tende nei quali i manifestanti si erano insediati dal 24 novembre per impedire al nuovo governo di Kamal el Ganzouri di prendere possesso degli uffici. Quasi tutti i feriti avrebbero solo lesioni leggere, perchè colpiti alla testa da pietre, ma è stato segnalato anche un giovane ferito ad un occhio con un proiettile di gomma, apparentemente sparato dai militari. Gruppi di decine di persone si stanno radunando ora in piazza Tahrir, che dista dal luogo degli scontri un centinaio di metri, mentre vengono intonati canti contro i militari e la polizia, analoghi a quelli di solito intonati dagli ultrà negli stadi di calcio.

Riattivato l’accordo Italia-Libia dopo il congelamento durante la guerra
Italia e Libia "ricominciano". La collaborazione tra Roma e Tripoli, "congelata" durante la guerra, riparte dal "vecchio" trattato di Berlusconi, ma su nuove basi: quelle di un Paese libero che dopo la dittatura di Gheddafi sta “finalmente coronando le sue aspirazioni alla democrazia”. Il premier Mario Monti ha descritto così la Libia, annunciando - al termine di un colloquio durato oltre un'ora e mezza con il leader del Cnt, Mustafa Abdel Jalil - la decisione di "riattivare" l'accordo che impegna Roma per 5 miliardi di dollari in 20 anni e facendo tirare così un sospiro di sollievo alle imprese italiane, coinvolte in prima persona nelle opere da realizzare in Libia. L'intenzione è, infatti, quella di ripartire concretamente con la collaborazione - e lo dimostra la decisione di Monti di andare in Libia a gennaio - in un Paese nel quale l'Italia ha interessi economici fortissimi. Sbloccando anche i fondi congelati durante la guerra: 600 milioni quelli già liberati, con l'impegno del premier “ad assicurarne la massima speditezza nell'utilizzo”. Un accordo che va, in sostanza, “nell'interesse di entrambi i Paesi”, come ha confermato Jalil - che nella sua "giornata romana" ha incontrato anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano - smentendo nei fatti con il via libera al testo del 2008 indiscrezioni, che volevano i nuovi dirigenti libici propensi a modifiche che avrebbero ridimensionato il ruolo italiano in Libia.

Voci di possibile rimpasto di governo in Grecia dopo solo un mese
Si fanno ogni giorno più intense le voci di un eventuale rimpasto del governo del premier Lucas Papademos, che conta appena un mese di vita. Secondo parte della stampa greca, il governo di "salvezza nazionale" (o di transizione, come preferisce definirlo il partito di centro-destra Nea Dimocratia), non può più andare avanti perchè molti dei suoi ministri invece di pensare al loro lavoro pensano ai problemi del loro partito. Come esempio viene portato il caso della corsa alla successione all'interno del Pasok, il partito socialista dell'ex premier Papandreou, il quale non ha ancora reso noto le proprie intenzioni riguardo la leadership del partito. Per giungere ad un rimpasto dell'attuale governo occorrerà che siano d'accordo tutti e tre i leader dei partiti che lo sostengono. Uno dei tre, Giorgos Karatzaferis, il presidente di Laos (di estrema destra), si è già detto d'accordo come lui stesso ha ammesso parlando con il premier. Per quanto riguarda il Pasok, anche Papandreou accetterà, secondo i giornali. Rimane Antonis Samaras, il leader di Nea Dimocratia il quale, a quanto pare, non sarebbe contrario, come lo è invece ad un eventuale prolungamento della durata del governo di Papademos, che in base all'accordo raggiunto dai tre partiti dovrebbe scadere con le elezioni del 19 febbraio prossimo.

Alla dogana russa sequestrato materiale radioattivo in partenza per l'Iran
La dogana russa ha reso noto di aver sequestrato 18 contenitori di metallo contenenti l'isotopo radioattivo del sodio 22 e destinati all'Iran. Il materiale radioattivo, di venti volte superiore alla norma, è stato scoperto all'aeroporto Sheremetevo di Mosca nella sala partenze grazie ad un sistema che rivela la presenza di radioattività durante il controllo dei bagagli. I contenitori erano all'interno della valigia di un passeggero in partenza per l'Iran. Secondo un primo accertamento, la sostanza radioattiva non può che essere stata prodotta da un reattore nucleare. La procura di Mosca ha avviato un'inchiesta. Il sodio-22 è utilizzato in diversi campi scientifici, compresa la sfera medica. La Russia, secondo l'agenzia Interfax, ha accordi per fornire isotopi medici molibdeno 99 e iodio 131. Il sodio-22 può essere ottenuto nelle strutture di Rosatom, l'agenzia federale per l'energia nuclerare, ma anche in centri di ricerca medici e scientifici.

Nuove sanzioni contro l’Iran dalla Corea del Sud per la questione nucleare
La Corea del Sud ha varato nuove sanzioni contro l'Iran, decidendo un'ulteriore stretta delle operazioni finanziarie con 99 persone giuridiche e sei fisiche del Paese, evitando qualsiasi iniziativa sul fronte delle importazioni di greggio e prodotti petrolchimici. L'iniziativa, ha spiegato il Ministero delle finanze in una nota, si somma ai 102 gruppi e 24 individui per i quali Seul ha disposto a settembre il divieto sulle transazioni finanziarie. L'inserimento nella "lista nera" comporta l'obbligatorietà del via libera della "Bank of Korea" prima di ogni operazione in valuta estera. Il ministero, accogliendo l'invito degli Stati Uniti per un'azione internazionale perchè Teheran abbandoni le ambizioni nucleari, ha risparmiato le importazioni di greggio e beni petrolchimici, su cui c'è solo un “invito alla cautela”. L'anno scorso, la Corea del Sud, quinto importatore mondiale di "oro nero", ha permesso alla banca centrale iraniana di aprire conti denominati in won coreani per i pagamenti del petrolio. Teheran, da allora, non è stata in grado di rimpatriare i fondi raccolti che si stima siano saliti a 5 miliardi di dollari. Secondo i dati più recenti della "Korea International Trade Association", Seul ha importato petrolio e altri prodotti per 10,87 miliardi di dollari tra ottobre 2010 e ottobre 2011, a fronte di esportazioni per 6,14 miliardi di dollari. Nel 2010 la Corea del Sud ha comprato 72,6 milioni di barili di greggio dall'Iran (il 10% del fabbisogno), pari all'8,3% del suo import totale, secondo la Korea National Oil Corp.

La centrale di Fukushima “in sicurezza”: annuncio del governo giapponese
Il governo giapponese ha annunciato l'arresto a freddo (“messa in sicurezza”) dei reattori della centrale di Fukushima, duramente colpita dal sisma/tsunami dell'11 marzo. Ora, ha detto il premier Yoshihiko Noda, in un messaggio trasmesso dalla tv pubblica Nhk, “bisogna andare avanti e accelerare con il suo decommissionamento”. “La crisi nucleare non è ancora finita, - ha spiegato il premier nipponico - ma con l'arresto a freddo è stato fatto un grande passo in avanti e si è aperta una nuova fase”. Il 'cold shutdown' equivale alla certificazione che le condizioni all'interno dei reattori sono ritenute tali da rendere impossibile “stati di criticità” e reazioni atomiche a catena, nonchè a chiudere definitivamente la fase piu' acuta della peggiore crisi nucleare da quella di Chernobyl del 1986. Secondo i primi elementi forniti, ci vorranno fino a 40 anni di interventi costanti per smantellare del tutto i reattori, mentre le prime operazioni partiranno entro 20-25 anni, a causa della parziale fusione verificatasi nei reattori n.1, 2 e 3. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 350







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