Benedetto XVI agli universitari: chi vuole costruire il mondo senza Dio distrugge
l'uomo
“Non siamo soli a costruire la storia, Dio non è lontano dall’uomo ma si è chinato
su di lui e si è fatto carne”. Così il Papa ieri sera, durante i Vespri in San Pietro
con gli oltre 10 mila studenti degli Atenei romani. Benedetto XVI ha ricordato il
dramma delle ideologie, di quanti hanno tentato di costruire il mondo senza Dio, finendo
per distruggere l'uomo. L’incontro è giunto al culmine delle cerimonie per il ventennale
della Pastorale Universitaria, istituita da Giovanni Paolo II. Per l’occasione anche
la consegna dell’Icona di Maria Sedes Sapientiae, dagli universitari spagnoli a quelli
romani dell’Università La Sapienza. Il servizio di Cecilia Seppia:
In un mondo
che corre veloce, distratto, impaziente, utilizzando sempre di più e in ogni ambito
della vita i binari immediati delle nuove tecnologie, il Papa con le parole dell’Apostolo
Giacomo invita i tanti universitari riuniti in San Pietro, “ad imitare il comportamento
dell’agricoltore” che dopo aver preparato il terreno, “aspetta con costanza il prezioso
frutto della terra”; li esorta, in questo tempo di attesa a fermarsi, a riflettere
per poi predisporre il cuore alla venuta del Redentore in quella grotta di Betlemme,
ancora “mistero ineffabile di luce, di amore di grazia”:
"Proprio
nella pazienza, nella fedeltà e nella costanza della ricerca di Dio, dell’apertura
a Lui, Egli rivela il suo Volto. Non abbiamo bisogno di un dio generico, indefinito,
ma del Dio vivo e vero, che apra l’orizzonte del futuro dell’uomo ad una prospettiva
di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternità e che permetta di affrontare
con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti".
Solo così con
pazienza e fedeltà, afferma il Papa incontreremo quel Dio vero che sull’uomo si è
chinato fino a farsi carne, solo così avremo la certezza di non essere soli:
"Cari
amici, l’invito di san Giacomo 'Siate costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore'
ci ricorda che la certezza della grande speranza del mondo ci è donata e che non siamo
soli e non siamo noi da soli a costruire la storia. Dio non è lontano dall’uomo, ma
si è chinato su di lui e si è fatto carne (Gv 1,14), perché l’uomo comprenda dove
risiede il solido fondamento di tutto, il compimento delle sue aspirazioni più profonde:
in Cristo".
La pazienza dice Benedetto XVI è la virtù di coloro
che si affidano alla presenza di Cristo nella storia, “che non si lasciano vincere
dalla tentazione di riporre tutta la speranza nell’immediato”, in “progetti tecnicamente
perfetti ma lontani dalla realtà più profonda che dona la dignità più alta all’uomo”:
ovvero “l’essere creatura ad immagine e somiglianza di Dio":
"Quante
volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio!
Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate
contro l’uomo e la sua dignità profonda. Essere costanti e pazienti significa imparare
a costruire la storia insieme con Dio, perché solo edificando su di Lui e con Lui
la costruzione è ben fondata, non strumentalizzata per fini ideologici, ma veramente
degna dell’uomo".
“Nella grotta di Betlemme - afferma il Santo Padre
- la solitudine dell’uomo è vinta e possiamo progettare la storia dell’umanità non
nell’utopia ma nella certezza che Cristo è presente e ci accompagna". Quindi l’invito
ad accogliere tra le nostre braccia quel Bambino “a ripartire da Lui e con Lui per
affrontare ogni difficoltà” e costruire la città dell’uomo “ coniugando fede e cultura”.
Infine, facendo riferimento alla consegna dell’icona di Maria Sede della Sapienza
che a cominciare dall’Università di Roma verrà portata nelle diverse Cappellanie,
Benedetto XVI rivela ai giovani “di confidare nella loro testimonianza di fedeltà
e impegno apostolico” e li invita a portare a tutti l’annuncio della buona Novella:
"E’
l’augurio che rivolgo alla comunità accademica romana: portate a tutti l’annuncio
che il vero volto di Dio è nel Bambino di Betlemme, così vicino a ciascuno di noi
che nessuno può sentirsi escluso, nessuno deve dubitare della possibilità dell’incontro,
perché Lui è il Dio paziente e fedele, che sa attendere e rispettare la nostra libertà".
All’invito
di Benedetto XVI di essere pazienti e costanti fino alla venuta del Signore, in che
modo hanno risposto gli universitari presenti all’incontro? Ascoltiamo le testimonianze
dei giovani, raccolte da Marina Tomarro:
R. - È un invito sempre
nuovo. Quando il Papa ci parla, ci dice sempre cosa fare. E penso che ci inviti proprio
a fare l’esperienza di Cristo. Ci invita a dire: “Dio è qui con te, quindi, devi fare
qualcosa”. Parlando a tutti noi, che studiamo, ci dice appunto questo: “Non rimanere
soltanto nella teoria, ma nell’incontro”. Cristo si manifesta nell’altro.
R.
- Questa costanza dobbiamo averla soprattutto nella preghiera, anche nei momenti più
difficili, quando ci sentiamo magari lontani da Dio, perché la preghiera sempre ci
riavvicina. Allora bisogna essere veramente costanti in questo, perché veramente ci
ricarica, per affrontare quelle che sono ogni giorno le sfide che la vita ci pone
davanti.
R. - Con la preghiera soprattutto. Ci ha invitato a pregare
e lui stesso ha detto che pregherà per noi. Quindi, in questi momenti un po’ difficili,
credo che la preghiera sia la nostra arma più forte, diciamo.
D. - Delle
cose che vi ha detto questa sera, che cosa ti è rimasto nel cuore?
R.
- Che lui è vicino a noi, che la Chiesa è vicina a noi e di non buttarci giù in questo
momento, ma di andare avanti, perché possiamo fare tante cose.
R. -
Mi ha colpito quando ci ha esortato, dicendoci che lui si fida di noi e che ci affida
questa missione di accogliere ancora una volta la venuta del Signore con gioia e con
tutta la nostra fede, quindi di tenere salda la nostra fede, radicata in Cristo, come
ha detto nella Giornata mondiale delle gioventù di quest’estate.
Ascoltiamo
la testimonianza di Altea Severella, la studentessa de La Sapienza
che ha salutato Benedetto XVI a nome di tutti gli universitari presenti:
R.
- È un’emozione forte. Diciamo che non me l’aspettavo all’inizio: l’avevo presa molto
tranquillamente; però, arrivata qui, è stato molto bello poi avvicinarmi al Papa.
D. - Quando hai salutato il Papa, abbiamo visto che ti ha rivolto qualche
parola. Che cosa vi siete detti?
R. - Mi ha chiesto che cosa studio.
Io gli ho detto che faccio Medicina. Quindi, mi ha fatto gli auguri, perché mi ha
detto che quello del medico è un ruolo molto importante, che richiede una grande responsabilità.
D. - Qual è il ricordo che serberai per sempre nel tuo cuore di questi
momenti?
R. - Penso la dolcezza dello sguardo. È stato veramente accogliente.(fd)