Monti sulla manovra: non pagheranno i soliti noti. Intervista con Belletti
In Italia è il giorno della fiducia sulla Manovra economica, chiesta del governo Monti.
L’obiettivo è di arrivare al voto definitivo del provvedimento entro domani sera.
Tuttavia, in queste ore di nuovo bagarre in aula alla Camera. Ce ne parla Eugenio
Bonanata:
Il governo ha posto la fiducia al testo ma a dominare la scena
a Montecitorio è stata ancora una volta la vivace protesta degli esponenti della Lega,
che ha coinvolto anche altri parlamentari. Alla fine si è sfiorata la rissa, con il
presidente della Camera Fini che ha espulso due deputati del Carroccio. L’appuntamento
col voto finale – salvo imprevisti - è fissato per domani alle 19,30. A livello politico
restano le perplessità di Pdl e Pd e la contrarietà dell’Idv, mentre il terzo polo
apprezza lo sforzo per le famiglie. Per il premier Monti non è vero che pagano solo
i soliti noti. Inoltre ha annunciato che si saranno nuove misure a favore della crescita.
Ed ancora: "senza questa manovra ci sarebbero state discontinuita' nella capacita'
dello Stato di fare fronte ai propri impegni. L'alternativa non e' la vita senza
quei sacrifici ma la vita con sacrifici molto piu' gravi''
Per il quotidiano
Avvenire “gli emendamenti concordati tra il governo e la maggioranza paiono orientati
nella giusta direzione". Tra le novità le detrazioni per chi ha figli e deve pagare
l’Imu. Per un’opinione Alessandro Guarasci ha sentito il presidente del Forum delle
Famiglie Francesco Belletti.
R. - È
sicuramente un segnale positivo, tenendo conto che all’inizio della manovra non c’era
assolutamente nessuna sensibilità, proprio su questo strumento. Nell’arco di due giorni
ha anche aumentato i massimali, per cui la detrazione raddoppia se ci sono quattro
figli e, addirittura, si triplica in presenza di otto figli. Quindi è un oggettivo,
significativo cambiamento di una misura e, quindi, un segnale forte e reale. Certamente,
in fondo, è un particolare, rispetto al complesso della manovra che rimane molto dura,
molto penalizzante per le famiglie; resta un aumento dell’Iva indiscriminato e tante
criticità. Ma questo è un segnale forte che, tra l’altro, porta quest’attenzione da
parte dei comuni e dentro al livello delle singole amministrazioni.
D.
- Sulle pensioni, secondo lei, si è raggiunto un giusto compromesso?
R.
- C’è stata una sufficiente flessibilità di fronte a delle criticità, sicuramente
ancora molto forti. Io credo che si debba ancora migliorare; ma qui abbiamo una grande
responsabilità, per sostenere le nuove generazioni, che sono state troppo penalizzate
Però, contemporaneamente, le misure devono essere equilibrate anche di fronte alle
persone che devono uscire.
R. - È stata introdotta una sorta di mini
“Tobin tax”. L’importante è cominciare a colpire i grandi patrimoni, soprattutto,
passare da una tassazione dalle persone alle cose?
D. – Dalle persone
alle cose non sono così sicuro, perché se le cose sono i beni di largo consumo alla
fine si ritorna ai consumi delle famiglie, mentre l’idea dello spostare le tasse dalle
famiglie e dal lavoro verso le rendite da capitale è invece fondamentale. D’altra
parte noi abbiamo un Paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per
cento della ricchezza e, quindi, a questi occorre chiedere i maggiori sacrifici. Mi
sembra il minimo di equità necessario oggi.
D. – Sembra che sulle liberalizzazioni
invece si sia fatta marcia indietro. Questo vuol dire che alcune corporazioni in Italia
sono ancora forti?
R. – Purtroppo i poteri forti sono in grado di bloccare
il Paese con pochi provvedimenti e la nostra politica non ha ancora quella credibilità
e quell’autorevolezza per riuscire a spostare questi vincoli. Io credo che ci dovrà
essere un grande consenso nazionale per riuscire a sbloccare questi freni, che sono
i freni alla modernizzazione, che bloccano il Paese e che rendono difficile quella
ripresa di cui tutti abbiamo bisogno.