Italia. Confindustria: è recessione. Monti: l'alternativa alla manovra sono sacrifici
più gravi
In Italia oggi è il giorno della fiducia sulla manovra economica, chiesta del governo
Monti. L’obiettivo è di arrivare al voto definitivo del provvedimento entro domani
sera. Il presidente del Consiglio ha affermato che l'alternativa a questa manovra
erano sacrifici ancora più gravi. Tuttavia, in queste ore è di nuovo bagarre in aula
alla Camera. Ce ne parla Eugenio Bonanata:
Il governo
ha posto la fiducia al testo ma a dominare la scena a Montecitorio è stata ancora
una volta la vivace protesta degli esponenti della Lega, che ha coinvolto anche altri
parlamentari. Alla fine si è sfiorata la rissa, con il presidente della Camera Fini
che ha espulso due deputati del Carroccio. L’appuntamento col voto finale – salvo
imprevisti - è fissato per domani alle 19,30. Il premier Monti ha detto che non è
vero che pagano solo i soliti noti. Inoltre, ha annunciato che presto ci saranno nuove
misure a favore della crescita. Restano le perplessità di Pdl e Pd e la contrarietà
dell’Idv, mentre il terzo polo apprezza lo sforzo per le famiglie. Il Paese comunque
è in recessione. Lo ha affermato il centro studi di Confindustria che ha lanciato
l’allarme sia sul fronte della crescita sia su quello dell’occupazione. L’inversione
di tendenza – forse – nella primavera dell’anno prossimo. Tuttavia, nel 2013 c’è il
rischio che arrivi a quota 800 mila il numero dei posti di lavoro persi a partire
dal 2008. Il ministro dello Sviluppo economico Passera ha riconosciuto che la situazione
è peggiore delle previsioni, ma l’Italia – ha detto - può farcela. Servono misure
come le liberalizzazioni. A riguardo il governo – ha garantito - porterà fino in fondo
i suoi progetti sebbene ci siano delle “resistenze pazzesche”. Si tratta di barricate
inaccettabili – ha replicato la leader di Confindustria, Marcegaglia - che ha chiesto
anche un impegno maggiore dell’Europa e soprattutto della Germania per evitare il
fallimento dell’Euro che comunque resta improbabile.
Per il quotidiano
Avvenire “gli emendamenti concordati tra il governo e la maggioranza paiono orientati
nella giusta direzione". Tra le novità le detrazioni per chi ha figli e deve pagare
l’Imu. Per un’opinione Alessandro Guarasci ha sentito il presidente del Forum
delle Famiglie Francesco Belletti:
R. - È sicuramente
un segnale positivo, tenendo conto che all’inizio della manovra non c’era assolutamente
nessuna sensibilità, proprio su questo strumento. Nell’arco di due giorni ha anche
aumentato i massimali, per cui la detrazione raddoppia se ci sono quattro figli e,
addirittura, si triplica in presenza di otto figli. Quindi è un oggettivo, significativo
cambiamento di una misura e, quindi, un segnale forte e reale. Certamente, in fondo,
è un particolare, rispetto al complesso della manovra che rimane molto dura, molto
penalizzante per le famiglie; resta un aumento dell’Iva indiscriminato e tante criticità.
Ma questo è un segnale forte che, tra l’altro, porta quest’attenzione da parte dei
comuni e al livello delle singole amministrazioni.
D. - Sulle pensioni,
secondo lei, si è raggiunto un giusto compromesso?
R. - C’è stata una
sufficiente flessibilità di fronte a delle criticità, sicuramente ancora molto forti.
Io credo che si debba ancora migliorare; ma qui abbiamo una grande responsabilità,
per sostenere le nuove generazioni, che sono state troppo penalizzate Però, contemporaneamente,
le misure devono essere equilibrate anche di fronte alle persone che devono uscire.
R.
- È stata introdotta una sorta di mini “Tobin tax”. L’importante è cominciare a colpire
i grandi patrimoni, soprattutto, passare da una tassazione dalle persone alle cose?
D.
– Dalle persone alle cose non sono così sicuro, perché se le cose sono i beni di largo
consumo alla fine si ritorna ai consumi delle famiglie, mentre l’idea dello spostare
le tasse dalle famiglie e dal lavoro verso le rendite da capitale è invece fondamentale.
D’altra parte noi abbiamo un Paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il
50 per cento della ricchezza e, quindi, a questi occorre chiedere i maggiori sacrifici.
Mi sembra il minimo di equità necessario oggi.
D. – Sembra che sulle
liberalizzazioni invece si sia fatta marcia indietro. Questo vuol dire che alcune
corporazioni in Italia sono ancora forti?
R. – Purtroppo i poteri forti
sono in grado di bloccare il Paese con pochi provvedimenti e la nostra politica non
ha ancora quella credibilità e quell’autorevolezza per riuscire a spostare questi
vincoli. Io credo che ci dovrà essere un grande consenso nazionale per riuscire a
sbloccare questi freni, che sono i freni alla modernizzazione, che bloccano il Paese
e che rendono difficile quella ripresa di cui tutti abbiamo bisogno.