India. Smantellata rete per aborti selettivi. La Chiesa: grave alterazione dei
sessi
Aborti selettivi femminili dopo aver eseguito i test per rivelare il sesso del feto.
È il crimine perpetrato da una coppia di medici insieme a tecnici e infermieri di
un ospedale di Haryana, in India. Il racket delle interruzioni di gravidanza mirate
è stato sgominato la scorsa notte dalla polizia indiana che ha arrestato otto persone
appartenenti al personale paramedico dell’ospedale, mentre i due medici incriminati,
Namarata e Ajay Madan, sono ancora in fuga. Non è ancora chiaro quanti aborti avrebbero
praticato, ma è certo che il giro di interventi era esteso agli Stati nordorientali
indiani di Haryana, Chandigarh, Punjab e Himanachal Pradesh. L’eliminazione dei feti
di sesso femminile è infatti una crimine sempre più diffuso in tutto il Paese e rischia
di avere gravi conseguenze a lungo termine per l’intera società indiana. La negazione
del diritto alla vita a molte bambine è fermamente condannata dalla Chiesa indiana.
Il cardinale, Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, parlando all'agenzia AsiaNews
ha detto che “Il materialismo e il secolarismo crescenti emarginano Dio dalla vita
e dalla società”. “Natale – ha proseguito il porporato - è un momento per mettere
Dio al centro della nostra vita e creare un mondo nuovo di etica, valori e principi”.
Secondo il dott. Pascoal Carvalho, della Pontificia accademia per la vita, “aborti
selettivi e infanticidi femminili hanno provocato un’alterazione della sex ratio che
desta grande preoccupazione”. Anche perché, - spiega Carvalho - a dispetto di quanto
si possa pensare, “il divario più alto lo si registra nelle grandi città e nelle comunità
più ricche, non nelle zone rurali più remote e analfabete. Studi recenti prevedono
che di questo passo, nei prossimi 20 anni l’India avrà il 20% in più di uomini rispetto
alle donne”. Dati dell’ultimo censimento (Census 2011) rivelano infatti che il rapporto
tra numero di nascite femminili e maschili (sex ratio) è di 940 donne ogni 1.000 uomini.
Feticidio e infanticidio femminile sono il tragico risultato di una mentalità e una
cultura arcaiche. “La tradizionale e radicata preferenza verso il figlio maschio –
aggiunge il dott. Carvalho – e il sistema della dote sono parametri importanti che
riflettono lo stato e il ruolo della donna nella società. Per alcuni, la ‘paura’ per
quello che potrebbe accadere alla propria bambina può ‘giustificare’ l’infanticidio”.
Per questo, conclude il medico, “anche se la legge è uno strumento potente per fermare
queste pratiche, non basta a estirpare questo problema sociale. C’è bisogno di un
impegno coordinato tra Chiesa, società, agenzie governative e educatori, per cambiare
la mentalità della gente”. (M.G.)