Myanmar: la Caritas invoca aiuti umanitari per gli sfollati kachin
Negli ultimi sei mesi la situazione degli sfollati interni di etnia kachin, nelle
diocesi di Myitkyina e Banmaw (nel nord del Myanmar), si è aggravata, colpendo soprattutto
donne e bambini. I profughi sono aumentati continuamente e attualmente sono circa
50mila. La Chiesa cattolica (tramite “Karuna”, la Caritas locale) e la Chiesa Battista,
con grande sforzo e impegno di risorse, hanno organizzato campi e assicurato il sostentamento
per 26mila sfollati, mentre altri 3.000 sono accolti in monasteri buddisti. E’ quanto
afferma un dettagliato Rapporto inviato all’agenzia Fides dalla Caritas della diocesi
di Banmaw, in prima linea nel monitoraggio della situazione e nell’assistenza. La
Caritas lancia un appello per incentivare i programmi di assistenza umanitaria, sperando
in una immediata cessazione delle ostilità. Lo stato Kachin, situato nella parte nord
del Myanmar, conta circa 1,2 milioni di abitanti. Dopo gli scontri militari ripresi
a giugno scorso, c’è stato “un esodo”, riferisce il documento: la popolazione ha dovuto
abbandonare le proprie case, i campi e le fattorie, mentre le infrastrutture come
strade e ponti sono andate distrutte. A partire dal giugno scorso, i siti e le case
religiose – informa il Rapporto Caritas – sono divenute “campi di sfollati”, mentre
altri campi sono stati allestiti nella giungla. Gli sfollati, per la maggior parte
cristiani, sono impauriti e stentano a sopravvivere, potendo contare sugli aiuti umanitari
della Chiesa cattolica e di quella battista e, nelle città, sul sostegno delle agenzie
delle Nazioni Unite e di singole Organizzazioni non governative. Gli sfollati, informa
il Rapporto, provengono da Njang Yang, Waingmaw, Banmaw, Momauk, Shwegu e Mansi e
dalla zona compresa tra il fiume Irrawaddy e il confine con la Cina. Molti sfollati
restano nella foresta per paura delle violenze dei militari, che alcune Ong hanno
definito “crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. (R.P.)