La visita del Papa a Rebibbia, messaggio di speranza per tutti i detenuti. Angiolo
Marroni: ridare dignità alle persone
C’è grande attesa per la visita del Papa domenica prossima nella casa circondariale
Nuovo Complesso di Rebibbia. Benedetto XVI incontrerà i detenuti alle 10, nella chiesa
centrale del “Padre Nostro”, e risponderà alle loro domande. Terminato l’incontro,
il Pontefice benedirà un albero piantato a ricordo della sua seconda visita in un
carcere. Si tratta di un evento che in tanti vedono come un segno di speranza in una
situazione spesso drammatica.Il servizio è di Davide Dionisi.
Quella dei
detenuti suicidi è una tragedia infinita. Ieri a Cagliari si è ucciso il sessantaduesimo
detenuto dall’inizio dell’anno. E una delle prime cause è il sovraffollamento che
ormai è diventato un’emergenza nazionale. Sono tanti allora i detenuti che, da tutta
Italia, guardano a Rebibbia dove domenica prossima il Papa incontrerà gli ospiti della
Casa circondariale nella cappella dedicata al Padre Nostro. Molte sono le aspettative
per un messaggio di speranza che da più parti viene auspicato per migliorare le condizioni
dei reclusi e per superare quella disperazione individuale che trova una indiscussa
concausa nelle condizioni di vita disperate e indegne a cui i detenuti sono costretti.
In questo modo il carcere può dunque recuperare la persona? Lo abbiamo chiesto al
Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni:
R.
- Così affollato e così invivibile, perché è di un affollamento pazzesco, e con così
poco personale dedito all’educazione, alla psicologia, e anche con la mancanza di
poliziotti penitenziari e di personale amministrativo, il carcere fa molta fatica
ad assolvere alla funzione costituzionale. In alcuni casi ci riesce, in larga parte
non ci riesce.
D. – Perché, secondo lei, in carcere i diritti base vengono
ignorati?
R. - Fondamentalmente perché l’affollamento è enorme: siamo
a 67 mila detenuti su una capienza regolamentare di 45 mila. Siamo in una situazione
in cui i detenuti in attesa di una sentenza di primo grado, di secondo, anche di Cassazione,
aspettano mesi, anni e, presumibilmente, sono non-colpevoli; siamo in una situazione
di multirazzialità e di multi-religiosità che devono essere rispettate e che si fa
fatica a rispettare. Siamo di fronte a una carenza di mezzi finanziari pazzesca, nei
confronti del carcere e del personale. Quindi, è chiaro che il carcere in queste condizioni
non assolve la funzione che la pena deve assolvere, come previsto dalla Costituzione.
D. - Domenica il Papa andrà a Rebibbia. Che significato assume tale
visita in un ambito così complesso e difficile?
R. - Essendo il Papa
una personalità religiosa di primissimo piano, ma anche un’autorità ispirata alla
solidarietà, alla fratellanza cristiana, al rispetto della dignità delle persone,
penso che la sua venuta rappresenti un messaggio positivo che si può estendere non
solo in tutta l’Italia, ma nel mondo, affinché ci sia attenzione alla persona con
uno spirito fraterno e solidale. (fd)