BURUNDI: Dedicato alla pace il Messaggio dei vescovi per Natale
La pace del Burundi declinata in tutte le sue forme: politica, sociale, economica,
familiare, personale. Questo il tema principale del Messaggio della Conferenza episcopale
burundese per il Santo Natale. Suddiviso in 31 punti, il lungo documento ribadisce
che “la pace è un bene da ricercare e da preservare ovunque e ad ogni costo, soprattutto
da parte dei cristiani, chiamati a testimoniare Gesù Cristo Salvatore in tutti i settori
della vita”. Centrale, quindi, l’auspicio che il Burundi possa raggiungere “una pace
duratura”, lontana “dall’egocentrismo e dall’uso della forza”. Fortunatamente, scrivono
i vescovi, lo sviluppo pacifico del Paese sembra progredire, anche se lentamente:
basti pensare alla diminuzione dei conflitti etnici, al ritorno in patria degli emigrati
e degli sfollati, al radicamento graduale di una democrazia basata sul multipartitismo,
al crescente aumento del rispetto reciproco tra i partiti politici e della libertà
di espressione. Di qui, l’invito a “rifiutare energicamente la guerra e le violenze,
divenute monete correnti nel Paese”, a “non abituarsi alla guerra”, poiché “essa non
ha mai portato una vera pace duratura per la popolazione, bensì alla sua morte”. Allo
stesso modo, i vescovi del Burundi condannano apertamente i crimini di sangue e i
rapimenti commessi per motivi politici e ribadiscono che “se lo sviluppo pacifico
del Paese è compromesso e non progredisce, è perché i politici che dovrebbero occuparsene
impiegano la maggior parte del tempo a discutere fra loro”. Ci sono invece questioni
centrali che il Burundi deve affrontare, dice la Conferenza episcopale, come la lotta
alla povertà, alla corruzione e all’appropriazione indebita dei beni pubblici e la
necessità di una buona governance. Tutti problemi fondamentali che i vescovi fanno
risalire ad un’unica causa: “la ricerca unicamente dei propri interessi”. Al contrario,
puntualizza la Chiesa burundese, “i responsabili del Paese dovrebbero ricompensare
i cittadini, che hanno dato loro il potere, attraverso una buona governance e un’attenzione
costante al bene comune”. Quali, dunque, i rimedi possibili per garantire lo sviluppo
integrale del Paese? I vescovi danno indicazioni chiare: innanzitutto, rispettare
i risultati elettorali, ricusare la guerra, instaurare un vero dialogo tra le parti
in causa, lasciando spazio anche all’opposizione che, dal suo canto, non deve fare
ostruzionismo. E ancora: i presuli chiedono che i tribunali agiscano in modo indipendente,
che i processi siano giusti, che coloro che vengono riconosciuti colpevoli scontino
la giusta pena. Fondamentale, poi, che “il processo di disarmo della popolazione civile
sia portato avanti fino alla fine e che i giovani appartenenti ai partiti politici
cessino di essere utilizzati come dei militari”. In questo senso, la Chiesa richiama
l’importanza “della promozione della dignità della persona umana e dei suoi diritti”
e “della lotta senza pietà contro la corruzione, la malversazione economica”. Nell’ultimo
paragrafo del loro Messaggio natalizio, infine, i vescovi burundesi si rivolgono espressamente
ai cristiani, specialmente a coloro che operano nel mondo politico, affinché siano
“fedeli a Cristo, senza complessi né vergogna della propria fede” e rimangano veramente
“garanti della giustizia”, attraverso la quale “si ottiene la pace”. (PIRO)