Putin: i risultati del voto in Russia non cambieranno nonostante le proteste
I risultati delle elezioni legislative dello scorso 4 dicembre in Russia non cambieranno,
nonostante le massicce proteste di piazza e un'indagine delle autorità elettorali
avviata dal presidente Dmitri Medvedev. Lo ha detto il portavoce del primo ministro
Vladimir Putin, Dmitri Peskov, parlando delle manifestazioni che anche ieri si sono
svolte in diverse città del Paese per denunciare l’irregolarità delle ultime consultazioni,
vinte dal partito Russia Unita di Putin e Medvedev. Anche la procura generale di Mosca
ha fatto sapere che non ci sono motivi per annullare i risultati. A scendere in piazza,
comunque, oggi a Mosca sono stati i sostenitori del Cremlino. Sempre nella capitale,
l'oligarca Mikhail Prokhorov ha annunciato la propria candidatura alle presidenziali
di marzo. L’Unione europea ha intanto reso noto che solleverà la questione della regolarità
delle elezioni della Duma durante il vertice Ue-Russia che si terrà giovedì prossimo
a Bruxelles. Che quadro ne esce, dunque, della Russia? Giada Aquilino lo ha
chiesto a Vittorio Strada, studioso di cultura russa:
R. – E’ un
quadro molto complesso e, direi, anche dinamico: prima c’era una stagnazione politica
e sociale e proprio in questo frangente delle elezioni qualche cosa si è messa in
moto ed è stato un fatto positivo, al di là del risultato delle elezioni che confermano
una Duma fedele al potere, senza un’opposizione reale. Si è manifestato quello che
era latente prima e che ora promette di diventare un fattore della vita politica russa:
l’opposizione nella società, che non è più un’opposizione fatta di piccole frazioni,
piccoli gruppi, ma è diventata ingente e che raccoglie forze completamente diverse
tra loro, tutte unite - almeno nella protesta - da questo rifiuto delle elezioni,
che considerano truccate. D’altra parte, anche un personaggio come Gorbaciov, che
è fuori da questo movimento, ha dichiarato che le elezioni dovrebbero essere rifatte
e - anche dall’altra parte dell’Oceano - c’è stata una dichiarazione impegnativa di
Hillary Clinton, che ritiene che siano fondati almeno i sospetti. Si prevedeva tutto
questo, naturalmente, e il primo a prevederlo è stato lo stesso Putin, il quale già
aveva preannunciato che ci sarebbero stati degli interventi di forze straniere. Quindi,
il potere usa adesso la politica ‘del bastone e della carota’. Per il momento si è
usata la forma, appunto, del buon viso a cattivo gioco, anche se, da questo voto,
dalla protesta popolare, dai dubbi avanzati dall’estero il potere esce non diciamo
delegittimato, ma certamente con una legittimazione incrinata e, per di più, incrinata
da forze interne, dalla base popolare o da una parte delle basi popolari che manifestano
una sfiducia verso il potere che va al di là dei brogli elettorali.
D.
- Si può dire che Putin sia davvero sotto pressione?
R. – Indubbiamente.
Esce con una popolarità e un prestigio diminuiti. Ciò vale non solo per il suo partito,
che ha avuto un calo di voti, come tutti sappiamo, ma anche il prestigio personale
di Putin è diminuito, perché il partito era lui, lo Stato era lui, il potere era lui.
Alle spalle di Putin e di Medvedev, però, c’è un enorme staff di potere: il potere
finanziario, il potere militare, il potere poliziesco sono gestiti da uomini di Putin
e rappresentano una forza colossale.
D. - Quindi, per il momento, c’è
una grossa incognita su quello che succederà in vista delle presidenziali del marzo
2012?
R. - Io dico di sì, anche se penso che bisogna essere cauti nelle
motivazioni, pure se una fase nuova si è aperta. Per di più, anche sul piano delle
forme di protesta, c’è questo pubblico nuovo, questa forma nuova, quella di Internet,
che favorisce l’unificazione della protesta e la rende più facile. (fd)