Il rabbino capo Jonathan Sacks sull'incontro col Papa: preoccupati per l'anima dell'Europa
Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina Jonathan Sacks, rabbino capo delle
Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth, che oggi pomeriggio terrà a Roma una
conferenza sul tema: “L’Europa ha perso la sua anima?”. Al termine del colloquio Philippa
Hitchen ha intervistato il rabbino Sachs partendo dal suo incontro col Papa a
Londra durante il viaggio apostolico nel Regno Unito nel settembre dell’anno scorso:
R.
– I’ve been asked to welcome him... Mi era stato chiesto di dargli il benvenuto
durante l’incontro con le confessioni non cristiane in Gran Bretagna: è stato davvero
un incontro molto commovente. Penso che abbiamo sentito che fosse successo qualcosa
in quel momento. C’è stato uno scambio di fede che ha superato i nostri confini ed
è stato molto commovente. Il Papa in quei momenti mi ha detto che voleva approfondire
quel rapporto. Quindi, io ho sentito questa visita come un modo per fare un passo
avanti.
D. – Può dirci qualcosa sulla vostra conversazione di questa
mattina?
R. – We are very concerned obviously with the soul of Europe... Siamo
evidentemente molto preoccupati per l’anima dell’Europa. L’Europa è stata costruita
su fondamenta ebraico-cristiane ed anche il mercato è stato costruito su quelle fondamenta.
Gli studiosi sono affascinati dal fatto che la Cina, che era molto avanzata rispetto
all’Occidente fino al XV secolo e aveva inventato tante cose molto prima dell’Occidente,
non sia riuscita a sviluppare un’economia di mercato o una società democratica o una
rivoluzione industriale. L’opinione di molti studiosi è che la differenza tra l’Occidente
e la Cina sia stata proprio quella eredità ebraico-cristiana.
D. – C’è
una grande preoccupazione tra molti leader religiosi su questo sgretolamento della
nostra eredità ebraico-cristiana. Pensa sia una fase di passaggio o pensa che i fedeli
dovranno lottare sempre di più per il loro diritto di partecipare al dibattito pubblico?
R.
– In the Jewish community we do not feel… Nella comunità ebraica non ci
sentiamo emarginati. Troviamo sempre più persone che vengono in Sinagoga, sempre più
genitori che vogliono mandare i loro figli alle scuole ebraiche e sta crescendo l’impressione
che manchi qualcosa nella cultura laica, dove sono quello che spendo o quello che
compro, invece di quello che realmente sono. Penso che i genitori abbiano cominciato
a dire: “Non vogliamo questo per i nostri figli; vogliamo che i nostri figli imparino
una più antica e ampia eredità”.
D. – Lei ha parlato ed ha scritto anche
molto sul legame tra questa perdita di valori spirituali e l’attuale crisi economica.
Sembra che nonostante questo legame i leader di governo e i leader della finanza non
vogliano prendere seriamente in considerazione la voce dei leader religiosi...
R.
– I think faith in the modern world... Penso che la fede nel mondo moderno
- e non l’avrebbe in nessun altro modo - non abbia nessun potere, ma abbia una grande
influenza. Ora, la politica riguarda il potere: i politici e i leader religiosi abitano
universi differenti. Molti politici hanno una forte fede religiosa ma è difficile
sapere esattamente come creare un rapporto tra i due aspetti. Questa è la ragione
per cui sono venuto ad incontrare il Papa, perché penso che queste due voci, ebraica
e cristiana, siano ascoltate. Quindi, non si dovrebbe sottostimare l’influenza che
hanno. Naturalmente questo è stato molto chiaro nella visita del Papa in Gran Bretagna,
un anno fa. Tutti si sono stupiti per il fatto che l’interesse sia stato così alto
e così diffuso: tutti hanno visto in lui una persona molto gentile e spirituale, davvero
una santa persona. E questo ha avuto un impatto molto forte. Quindi, è vero che la
religione non prende parte all’arena politica, ma sono felice di questo: non dovremmo
aspirare al potere politico. Ma vogliamo parlare alla gente, specialmente quando pensano:
“Che tipo di risposta voglio per dare un significato alla vita? E quale tipo di sistema
di valori voglio per i miei figli?”.(ap)