Conferenza di Durban sul clima: la delusione dei movimenti ambientalisti
Via libera ad una tabella di marcia in vista di un Trattato globale sulla lotta ai
cambiamenti climatici entro il 2015, che entrerà in vigore a partire dal 2020. E’
il risultato della 17.ma Conferenza Onu sul clima che si è conclusa ieri a Durban,
in Sudafrica, dopo una lunga maratona negoziale durata oltre due settimane. Negativi
i commenti delle associazioni ambientaliste presenti, preoccupate per la mancanza
di decisioni immediate. In prima linea il WWF, che denuncia quanto la lentezza dei
Governi metta a rischio il pianeta. Salvatore Sabatino ha intervistato Gianfranco
Bologna, direttore scientifico di WWF-Italia:
R. – Io credo
che la critica più significativa, che può essere immediatamente compresa da tutti,
sia che per l’ennesima volta si stia perdendo del tempo, non si stiano prendendo provvedimenti
urgenti come sarebbe necessario fare. Si tratta di una perdita di tempo che non gioverà
a nessuno, che peggiorerà la situazione dello stato attuale del cambiamento climatico
a livello planetario: peggiorerà purtroppo il riscaldamento globale. Questi sono dati
oggettivi, perché potrei darle tutti i dati che sono fondamentali per capire come
questa evoluzione del clima si stia modificando e come noi dovremmo invece agire per
ridurre in maniera molto importante e significativa le emissioni di gas, che alterano
la composizione chimica dell’atmosfera.
D. – Si rischia un aumento
della temperatura media di quattro gradi centigradi: questo che cosa che vuol dire
concretamente?
R. – Significa che gli effetti meteorici estremi vengono
amplificati, soprattutto nelle regioni temperate; significa che ci sono tutta una
serie di situazioni a cascata che sono difficilmente prevedibili, ma che – per lo
meno – sulla base dei dati a nostra disposizione ci fanno prevedere che ci saranno
situazioni di concentrazione di piovosità fortissime in dimensioni temporali molto
ristrette o situazioni di lunghe ondate di calore e siccità molto forti, che modificheranno
completamente interi ecosistemi, modificheranno le economie umane, per quanto riguarda
l’agricoltura, per quanto riguarda la pesca, per quanto riguarda il turismo, per quanto
riguarda la base fondamentale che costituisce il benessere e le basi economiche di
tutte le società umane.
D. – E’ stato istituito anche un fondo verde
per il clima con ancora pochi fondi, però. Questo che cosa vuol dire?
R.
– Il fondo per contribuire e dare una mano soprattutto ai Paesi cosiddetti del Terzo
Mondo, quelli che veramente sono in grande difficoltà per provvedere all’adattamento,
al cambiamento climatico che ormai è in atto, fa parte di un’etica – oserei dire –
a fondamento di quella che può essere una dimensione internazionale della gestione
ambientale e del bene comune. Ma anche lì stiamo parlando di un finanziamento certamente
non cospicuo, che ha a che fare anch’esso con il 2020, come partenza. Quindi, in parole
povere, se non si agisce subito, il passare del tempo non aiuta. Noi oggi abbiamo
questo fattore tempo, che gioca profondamente a nostro sfavore: più perdiamo tempo,
più dilazioniamo, più non prendiamo decisioni, peggio sarà nel futuro. (ap)