2011-12-11 10:14:43

Alla memoria di Chiara Lubich, il premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"


Come ricordato dal Papa all'Angelus, è stato conferito quest’anno alla memoria di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”. Il riconoscimento è stato consegnato, ieri, Giornata dei diritti umani, dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, all’attuale presidente del Movimento, Maria Voce, nel corso di un Convegno in Campidoglio a Roma, alla presenza di diverse personalità del mondo politico e intellettuale. Ma perché questo premio e perché la scelta di dedicarlo a Chiara Lubich? Adriana Masotti lo ha chiesto all’on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano:RealAudioMP3

R. - Il premio lo abbiamo istituito per ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che è appunto del 10 dicembre del 1948 e che è un patto fra tutti i popoli della terra nel quale si dice che il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo è il riconoscimento della uguale dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana. Tutti celebrano questo anniversario, ma non parlano mai degli esseri umani non ancora nati, che sono uccisi in tutto il mondo, in molte forme, anche nuove, non solo l’aborto ma anche la sperimentazione sugli embrioni, l’aborto chimico che prima non c’era. Insomma, c’è un vuoto. Allora noi vogliamo che chi parla tanto dei diritti umani si ricordi davvero di tutti i diritti umani, quindi anche del diritto di chi non è ancora nato. Questo è il senso dell’iniziativa che intende indicare all’opinione pubblica testimoni della vita particolarmente importanti. Chiara Lubich è stata certamente un testimone credibile in tutto il mondo e lei, personalmente, e il Movimento dei Focolari, hanno aiutato molto il Movimento per la vita italiano al suo sorgere e lo hanno accompagnato nella sua azione. Ci sembrava che Chiara Lubich, una donna nel "secolo delle donne", che ha saputo parlare della vita in un contesto di amore e di unità, fosse proprio lei il soggetto più adatto ad essere indicato come il personaggio che ci aiuta a ridare ai diritti dell’uomo la loro verità e la loro completezza.

D. - La vita è il primo diritto ed è ancora tanto negato, come lei ha appena detto, anche attraverso l’aborto. Eppure qualcuno pensa che anche l’aborto faccia parte dei diritti umani…

R. – Questa è la tragedia! Ci sono tante aggressioni contro la vita umana: bambini che muoiono di fame nel mondo, le guerre, le povertà più estreme, ma nessuna legge dice che è bene far morire di fame i bambini nel mondo; nessuna legge dice che è bene fare la guerra; invece, per l’aborto ci sono leggi che dicono che si può, è giusto, è opportuno, è moderno. Quindi vi è un’enorme differenza … Ed ora si vorrebbe, da parte di alcuni, affermare addirittura un diritto fondamentale all’aborto. Questa è una cosa incredibile che io spero non passerà, ma la dice lunga sulla necessità di una mobilitazione del popolo della vita che non si deve presentare come una organizzazione “contro”. Noi non siamo “contro” le donne, non siamo “contro” la libertà, ma siamo “per” le donne, “per” la solidarietà, “per” la libertà, siamo “per” la vita di tutti, siamo “per” la ricostruzione della cultura e i diritti dell’uomo. Del resto, queste cose le ha già dette il Magistero della Chiesa tante volte. Giovanni Paolo II ha parlato dell’aborto come la “sconfitta” dell’Europa. Nell’Enciclica “Evangelium vitae” ha scritto che i diritti dell’uomo giungono ad una svolta dalle tragiche conseguenze se si dimentica l’uomo nelle fasi più emblematiche della sua esistenza quali sono il nascere e il morire, cioè nelle condizioni di una nudità e di una povertà estrema.

D. - Nonostante tutto questo qualche piccolo segnale di una maggiore consapevolezza, proprio in Europa, della dignità della vita nascente quest’anno forse è arrivato...

R. – Certo, qualche segnale c’è. Tra questi il più importante è la sentenza del 3 novembre scorso, della Corte europea di giustizia dell’Unione europea, la quale ha affermato che la vita comincia dal concepimento. C’era una domanda specifica che gli aveva fatto la Corte suprema tedesca: quando si può chiamare embrione, quando comincia in sostanza la vita umana nella forma embrionale? Gli ha fatto questa domanda nell’ambito di una questione riguardante i brevetti, cioè l’utilizzazione industriale degli embrioni umani e la Corte di giustizia ha risposto che la dignità dell’uomo e l’ordine pubblico esigono che non si possa brevettare la vita e che la vita umana comincia dal concepimento. Non esiste il pre-embrione, non esiste una fase in cui l’uomo è soltanto un grumo di cellule; c’è un uomo nella fase embrionale ma sempre lui è e non può essere oggetto di commercio o di industria. E’ questione che si cercherà di restringere alla interpretazione del diritto brevettuale, però è importante e bisognerà estenderla. C’è anche un’altra decisione, questa volta della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sta a Strasburgo, e che fa parte del Consiglio d’Europa, non dell’Unione europea, la quale capovolgendo un suo precedente giudizio ha affermato che gli Stati sono liberi di proibire la fecondazione artificiale eterologa. Non è che sia un passo avanti completo ma almeno qualche cosa è. Poi c’è stato il Consiglio d’Europa che ha confermato il valore dell’obiezione di coscienza sanitaria. Insomma, qualche cosa si muove e noi dobbiamo farlo muovere con maggiore ampiezza e celerità. (bf)







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