Africa e informazione al centro di un convegno promosso dalla rivista dei Padri Bianchi
Da 90 anni, la rivista "Africa" è testimonianza della luce del continente. Da 90 anni,
i Padri Bianchi cercano attraverso le sue pagine di raccontare all'Italia le mille
esperienze africane, facendo di questo una parte fondamentale la propria missione.
Ma il continente è vasto e in cambiamento, la sua realtà incantevole ed estremamente
problematica al contempo, e un giornalista che voglia spiegarla al mondo deve confrontarsi
continuamente con le sue nuove sfide, interrogandosi soprattutto sugli effetti del
proprio lavoro. Su iniziativa della direzione della rivista, alcuni giornalisti esperti
di Africa si sono ritrovati, ieri e oggi, nella sua redazione, a Treviglio in provincia
di Bergamo, per discutere con un piccolo pubblico di interessati e appassionati del
Continente sulle nuove caratteristiche della professione. Il servizio della nostra
inviata a Treviglio, Silvia Koch:
Abbandonare
gli stereotipi, saper raccontare la diversità senza interpretarla necessariamente
come contraddizione, ricordarsi che il Continente pulsa di vita, cambiando senza sosta.
E intendere l'informazione come parte dell'impegno missionario. Queste prime indicazioni
emergono dal confronto di un gruppo di giornalisti italiani, che cercano di spiegare
l'Africa al mondo, interrogandosi su come sia possibile farlo in modo etico e coerente.
Somalia, Regione dei Laghi, Costa d'Avorio, Nigeria... A Treviglio si parla delle
crisi mediatizzate come di quelle che interessano meno, e del perché, interessano
meno; della carenza non di notizie, ma di “buone notizie”.
Risorse naturali
e povertà, rivoluzioni arabe e urbanizzazione, tecnologie e tradizione, drammi, guerre,
e bellezza dell'Africa, nuovo protagonismo: sono tante, diversissime eppure tutte
vere le fotografie associate al Continente, frutto delle dinamiche globali che lo
attraversano, facendone un'icona ricca di significati, un microcosmo. E se anche questo
parlare sempre della complessità dell'Africa, quasi si trattasse di un caso eccezionale,
di un errore all'origine, fosse il frutto della nostra esigenza di circoscrivere,
semplificare, catalogare, una realtà solo dinamica? E d'altra parte, non sono anche
gli altri continenti, in movimento? Il dibattito rimane aperto... E spinge a fare
un passo indietro, come giornalisti, smettere di interpretare per lasciare ai veri
protagonisti l'obiettivo, il microfono, la penna, senza tuttavia abbandonare la missione
educativa.
La Chiesa promuove da anni un uso cosciente dei canali mediatici,
al servizio della giustizia e dell'evangelizzazione. Lo si legge anche nell'Esortazione
Apostolica "Africae Munus": l’informazione può essere veicolo di coesione e pace,
ma anche di distruzione, divisione, e manipolazione, propagare il vero come il falso,
proporre il brutto come il bello, diventare molto facilmente disinformazione, e deformazione.
In totale sintonia con il Messaggio del Papa al continente, Treviglio si chiude su
un'importante conclusione: i media possono promuovere un’umanizzazione autentica,
ma possono, al contempo, comportare una vera disumanizzazione.