Australia: istituito il Consiglio cattolico per la Pastorale dei laici
Sviluppare l’educazione, la formazione, la cura ed il sostegno pastorale per i laici:
con questo obiettivo, la Conferenza episcopale australiana ha istituito l’8 dicembre
il Consiglio per la pastorale dei laici. Di esso fanno parte sia religiosi che laici,
sotto la supervisione del vescovo delegato mons. Peter Comensoli, ausiliare di Sydney:
a lui, il nuovo organismo farà da supporto nello sviluppare una rete di persone esperte
in scrittura, teologia, psicologia, antropologia ed analisi sociale. Il Consiglio,
informa una nota della Chiesa australiana, è stato pensato per rispondere “alla crescente
necessità di supportare i laici che vedono la pastorale come una vocazione, sia essa
a pagamento o gratuita”. “Si tratta - afferma mons. Brian Heenan, presidente della
Commissione episcopale per il ministero ecclesiale (Bccm) – di un meraviglioso segno
di come la Chiesa in Australia riconosca il Corpo di Cristo presente nei fedeli laici
e di come i vescovi vedano l’importanza di sostenere la loro formazione e di riconoscere
il legame tra essa ed una Chiesa forte ed attiva nel Paese”. Dal canto suo, mons.
Comensoli ha ribadito che oggi più che mai “i laici, attraverso la loro partecipazione,
stanno dimostrando la profondità della loro fede e della loro spiritualità e la loro
guida è cruciale nella diffusione del messaggio della Chiesa”. Oltre ai sette membri
attuali, nei prossimi mesi la Bccm sceglierà altri tre appartenenti al Consiglio.
La prima riunione si terrà il 16 febbraio a Sydney. Bisogna, infine, ricordare che
l’iniziativa del Consiglio per la pastorale dei laici era stata presentata il 19 agosto
scorso: quattro mesi fa, infatti, la Conferenza episcopale australiana aveva pubblicato
sul proprio sito Internet un apposito modulo, attraverso la cui compilazione i laici
interessati potevano candidarsi ad entrare nel nuovo organismo. Tra i requisiti richiesti,
c’era la disponibilità a tre anni di servizio e la possibilità di partecipare a riunioni
trimestrali. Inoltre, si richiedeva una certa esperienza nel campo spirituale, teologico
e nella formazione pastorale, così come “una visione ampia della Chiesa”, lo svolgimento
di attività parrocchiali, “il rispetto per il ruolo del clero e dei laici e il loro
spirito di corresponsabilità”. Guardando anche al mondo delle comunicazioni, la Chiesa
australiana richiedeva infine ai candidati la formazione necessaria per sapere scrivere
materiale adatto alla pubblicazione e per saper utilizzare le tecnologie audiovisive
più avanzate, come le teleconferenze. (I.P.)