2011-12-07 14:20:48

Libia. Il Cnt: Tripoli smilitarizzata entro il 31 dicembre


A quasi due mesi dall’uccisione di Muammar Gheddafi, la Libia cerca di avviare il difficile percorso di stabilizzazione e di creazione di uno Stato democratico. Il Consiglio di Transizione ha annunciato la smilitarizzazione di Tripoli entro il 31 dicembre, ma sono ancora molti i focolai di violenza, innescati dalle faide tra le varie tribù, che minano l’inizio della convivenza civile e pacifica. Ma come appare la Libia oggi dopo la sanguinosa guerra civile che ha provocato la caduta del vecchio regime? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Cristiano Tinazzi, appena rientrato da Tripoli:RealAudioMP3

R. – Ci sono città come Bengasi e Tripoli che hanno lentamente ripreso a vivere nella normalità anche se a Tripoli ultimamente ci sono problemi con le milizie, mentre invece altre zone del Paese come Sirte e Bani Walid sono ancora completamente lasciate in mano a loro stesse: non c’è ancora possibilità di comunicare, le infrastrutture sono distrutte e ultimamente ci sono anche stati agguati alle forze rivoluzionarie, quelle del nuovo governo, e una serie di vendette che non si placano nella zona tribale di Bani Walid.

D. – Sta in qualche modo prendendo piede l’appello fatto dalla rete terroristica Al Qaeda, cioè di non deporre le armi e di schierarsi contro qualsiasi costituzione di uno Stato che potrebbe dialogare con l’occidente…

R. - La questione della penetrazione di Al Qaeda in Libia è un dato di fatto. Bisogna vedere però anche come reagiranno i capi militari. Certo è che ogni milizia non rinuncerà alle armi fino a quando non avrà garanzie in cambio. Tripoli ha un’amministrazione civile, ci sono volontari che reggono il Tripoli local council che non vogliono le armi in città, che vogliono ristabilire l’ordine, vogliono la polizia locale e stanno chiedendo in tutti i modi la formazione di un esercito nazionale. Fino a questo momento ci si spara di notte tra milizie che occupano Tripoli, provocando anche morti e feriti e terrore tra la popolazione. Questo è un dato di fatto che mina la sicurezza della città soprattutto di notte. Di giorno questa cosa è molto meno visibile.

D. – Si intravede, comunque, l’inizio di un processo di realizzazione di uno Stato unitario o prevalgono ancora le faide tra le varie tribù?

R. - C’è da parte di una minoranza - una minoranza attiva, giovane, che viene dall’estero e che fa parte della diaspora libica - la volontà di creare uno Stato moderno, magari su un’impronta di tipo europeo, che vuole cambiare le cose, tant’è che addirittura a Tripoli sono apparsi cartelli bilingue per invitare i cittadini a comunicare con la municipalità. Dall’altra parte però ci sono situazioni che ancora non sono chiare: i berberi, per esempio, sono stati esclusi dal nuovo governo e sono sempre in piazza a Tripoli per chiedere i loro diritti perché si ritengono discriminati come all’epoca di Gheddafi. Quindi ci sono ancora incognite da chiarire, però soprattutto nella capitale ci sono segnali positivi.

D. - Per uno Stato impegnato nella ricostruzione molto importante è l’aspetto economico. La Nato ha annunciato che non chiederà i costi della guerra e poi è importante sapere come va la produzione del petrolio, se è ripresa…

R. – Si pensa di arrivare a pieni ritmi, come nell’epoca precedente alla guerra, entro il 2012. Ci sono problemi per quanto riguarda il flusso monetario nel Paese perché ancora oggi i cittadini non possono ritirare soldi dalle banche, massimo 750 dinari al mese, con i quali non si vive oggi: sono aumentati i prezzi, c’è un’inflazione molto forte, quindi il potere d’acquisto sta calando, e ci sono ancora molte aziende che non hanno ripreso a lavorare, soprattutto aziende estere. C’è un problema anche per quanto riguarda il pagamento degli stipendi, c’è un problema di liquidità nel Paese. C’è un problema a far ripartire il tutto ed è una cosa che avverrà sicuramente con gradualità.







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