L'India ha chiesto agli operatori di social network e siti web, come Facebook, Google,
Skype e Yahoo, di rimuovere il materiale che risulti offensivo nei confronti di leader
politici e gruppi religiosi. Il ministro indiano delle telecomunicazioni, Kapil Sibal,
ha chiesto di mettere in atto meccanismi di controllo, negando che si tratti di “censura”.
“Dobbiamo curare la sensibilità della nostra gente: il nostro ethos culturale - ha
spiegato - è molto importante per noi”. Il ministro ha rimarcato l’intento di “garantire
che materiale blasfemo non sia diffuso su qualsiasi piattaforma web”, parlando di
“necessità di preservare l’armonia”. Padre Charles Irudayam, segretario della “Commissione
Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale dell’India commenta all’agenzia Fides:
“Se pensiamo alla tutela dei diritti e delle libertà individuali, la richiesta del
governo somiglia molto alla censura. D’altra parte le autorità hanno il dovere di
fermare ideologie e gruppi terroristi che vogliono destabilizzare il Paese, e di garantire
la sicurezza”. “Il confine è molto sottile. Va detto che in India ci sono molti gruppi
fondamentalisti che propagano odio religioso attraverso il web. In ogni caso, per
tutelare realmente ed efficacemente l’armonia religiosa, il passo più urgente è l’approvazione
del disegno di legge per prevenire la violenza contro le minoranze religiose, che
giace in Parlamento, e che noi, come Chiesa cattolica, sosteniamo fortemente”. L'India
ha oggi 100 milioni di utenti Internet (su una popolazione di 1,2 miliardi). Le autorità
indiane sono state colte di sorpresa, all'inizio del 2011, quando una campagna anti-corruzione
moltiplicatasi rapidamente su Facebook, Twitter, sui blog e su altri siti web, ha
riunito migliaia di persone nella protesta. (A.L.)