2011-12-06 15:16:57

Un audiolibro racconta la vita del Beato Zeffirino Jiménez Malla, patrono dei Gitani, ucciso durante la guerra civile in Spagna


“Non mi vedrete morire” è il titolo dell’audiolibro sulla figura del Beato Zeffirino Jiménez Malla, primo zingaro della storia ad essere beatificato. E' stato Giovanni Paolo II ad elevarlo all'onore degli altari nel 1997, proclamandolo patrono di tutti i Gitani. Il volume - edito dalla San Paolo ed arricchito da un Cd - è stato presentato stamane nella sede della nostra emittente da mons. Bruno Schettino, presidente della Fondazione Migrantes e da mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“Uno zingaro, un analfabeta. Un uomo nobile”, così Susanna Tamaro descrive nella prefazione dell’audiolibro il Beato Zeffirino, detto el Pelé, nato 1861 in Spagna, di etnia rom, cattolico, “uomo molto popolare ed influente” tra la sua gente ma sempre umile, allegro e gioviale con tutti, “amico dei poveri”, onesto “commerciante di cavalli”. Venne brutalmente fucilato durante la guerra civile per aver preso le difese di un sacerdote. Disse una volta "non mi vedrete morire": certo fu profeta. Una persona che parla ai nostri tempi pieni di paure e pregiudizi sui zingari. Mons. Bruno Schettino:

R. - Sicuramente perché un Beato è sempre un esempio, un modello di vita e anche per tanti gitani può essere l’esempio di come, da una parte, integrarsi nel territorio, integrarsi nella vita della Chiesa e, allo stesso momento, anche accettare le regole della vita sociale. Per cui, da una parte, è necessario che i gitani - nostri fratelli rom e sinti - siano accolti e lavorino nel proprio ambiente, ma che abbiano anche - dall’altra - il riconoscimento di tante necessità scolastiche, ambientali, di lavoro e anche di abitazione. L’esemplarità della vita del Beato Zeffirino è quindi un incitamento a dare contenuti forti ed esperienza veramente appassionata per queste realtà umane, tante volte povere.

D. - Si è scelta la formula dell’audiolibro, pensando forse soprattutto ai giovani?

R. - Il testo è veramente molto bello, molto leggibile, intercalato anche da brani musicali e, alla fine, si conclude con Fabrizio De André che canta “Khorakhané”. Quindi anche un aiuto ai giovani, perché attraverso l’ascolto e attraverso l’esemplarità della vita del Beato possano trovare significato anche nel vivere con umiltà, ma anche con grande disponibilità interiore il rapporto con i rom e con i sinti.

D. - Viviamo un tempo di crisi economica, ma - possiamo dire - anche di valori: lei, quale presidente di Fondazione Migrantes, teme delle ripercussioni anche sui rapporti tra Stato e comunità nomadi?

R. - Io temo non soltanto per i rom e i sinti, ma temo anche per i tanti e tanti immigrati clandestini: non è l’immigrato in sé che crea difficoltà, ma crea difficoltà l’immigrato clandestino, perché non ha alcun diritto. In questa situazione, non potendo lavorare e non potendo essere riconosciuto per i suoi diritti, sicuramente avrà molta sofferenza proprio per quanto riguarda questo processo di nuova tassazione, ma anche di ristrettezza economica. (mg)







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