A rischio la tripla "A" per Germania e Francia. Accordo Merkel-Sarkozy sulla revisione
dei Trattati
L'agenzia di rating "Standard & Poor's" ha comunicato a Germania e Francia che saranno
messe sotto osservazione con "creditwatch negative". E’ quanto scrive il Financial
Times, spiegando che l'agenzia di rating ufficializzerà la decisione nelle prossime
ore. Berlino e Parigi rischiano dunque di perdere la tripla "A" se la revisione di
S&P, che durerà 90 giorni, dovesse dare esito negativo. Con Germania e Francia, verranno
messe sotto osservazione anche Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo. Intanto,
la Merkel ha ribadito che Germania e Francia andranno avanti sul percorso di riforme
individuato. La cancelliera tedesca ha parlato, stamane, in una conferenza stampa
a Berlino, dopo il bilaterale di ieri con il presidente francese Sarkozy. I due leader
europei spiegano i contenuti dell’accordo raggiunto in una lettera che sarà presentata
al presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Van Rompuy, in vista del vertice
Ue dell’8 e 9 dicembre. L’accordo in sostanza chiede la revisione dei Trattati per
poter pretendere verifiche sul rispetto dei vincoli comunitari in materia di conti
pubblici. Dunque: sanzioni automatiche e vincolo costituzionale dei singoli Paesi
sul principio di pareggio di bilancio. Fausta Speranza ne ha parlato con il
prof.Giandonato Caggiano, docente di diritto dell’Unione Europea all’Università
Roma Tre:
R. - Nella
Gazzetta Ufficiale del 23 novembre, vi sono ben sei Atti Giuridici, che apportano
già una riforma molto importante per la correzione degli squilibri macroeconomici,
per l’accantonamento di quote a fronte di sanzioni automatiche, di quote infruttifere
degli Stati: sono cinque regolamenti e una direttiva. Evidentemente non sappiamo -
al di là delle notizie di stampa - esattamente come le proposte della Merkel e Sarkozy
il giorno 8 si tradurranno in una proposta precisa e articolata. L’8 il Consiglio
europeo avrà sul tavolo questa proposta franco-tedesca ed è una cosa, questa, tutto
sommato anche abbastanza singolare, perché le proposte legislative devono sempre venire
dalla Commissione e quindi potrà essere evidentemente soltanto un testo politico,
ma un testo politico di grande autorevolezza proprio perché arriva dai due "primi
della classe"… In ogni caso, la riforma deve avere procedure formali, ovvero la possibilità
di firmare un nuovo Trattato - e eventualmente di sottoporlo a referendum in alcuni
Stati membri ma la cosa non è auspicabile, perché tutto si bloccherebbe - o una revisione
formale che dovrebbe apportare modifiche, ulteriori a quelle che, come abbiamo ricordato,
sono state già previste e messe a punto.
D. – Si chiede di inserire
il principio del pareggio di bilancio nella Costituzione di ogni Paese: dal punto
di vista del diritto che cosa significa?
R. - E’ una richiesta di compromesso.
Vuol dire che si rispetta la sovranità degli Stati rispetto a questa fattura dei bilanci,
che non vi è ancora una gestione unitaria dei bilanci che, evidentemente sarebbe l’ipotesi
più avanzata, ma si inducono gli Stati a prevedere nei loro ordinamenti nazionali
questa clausola di parità. In sostanza per il futuro, ogni anno si dovrà spendere
quello che si riceve dalle imposte, dal bilancio dello Stato. Dunque, con questa regola
- gestita a livello nazionale, ma controllata a livello comune, a livello europeo
- non ci potrà evidentemente più essere un incremento dei passivi, che gli Stati membri
hanno accumulato in tutti questi anni. Questo esce dalla sfera intergovernativa per
entrare in una sfera sovranazionale.
D. - Quindi da un’unione monetaria
stiamo passando faticosamente a una politica economica: ma potrà esserci politica
economica, senza politica fiscale?
R. - E’ realmente inammissibile che
si assumano iniziative di corresponsabilità, di gestione comune della parte economica,
che si riferisce ai bilanci e quindi al modo con il quale gli Stati si procurano le
risorse, senza che si armonizzi anche la tassazione fiscale. Questa è la frontiera:
un autentico tabù per moltissimi Stati, alcuni di questi - come l’Inghilterra - però
non è nell’Euro. Da qui nasce la possibilità che l’unione fiscale sia collegata soltanto
alla zona Euro e quindi l’ipotesi di un sistema a due velocità che unisca queste proposte
che sono già emerse con una prima ipotesi di Europa fiscale. Non si può immaginare
che ci sia una concorrenza sleale, creando ovviamente un “turismo delle imprese”,
che vanno in quei Paesi che hanno un sistema fiscale particolarmente conveniente.
(mg)