2011-12-05 14:12:39

Giornata Internazionale del Volontariato, la riflessione di Andrea Olivero


Un appello a costruire una cultura del volontariato: lo hanno lanciato oggi, nella Giornata internazionale del volontariato, diverse organizzazioni, fra le quali il Forum Terzo Settore e CSVnet, che hanno organizzato un incontro a Roma dedicato alle 40mila associazioni che ogni giorno operano per il bene comune. Un evento che, tra l’altro, cade nell’anniversario del 150.mo dell’Unità d’Italia e in chiusura dell’Anno europeo del Volontariato. Vi ha preso parte anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha sottolineato la ricchezza del volontariato per la società. Debora Donnini ha intervistato Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore:RealAudioMP3

R. – Un messaggio è quello che "noi ci siamo", che operiamo costantemente per il bene comune: siamo stati una parte importante della storia nazionale italiana, della costruzione di coesione della comunità nazionale e vogliamo essere, anche nel futuro, costruttori di una comunità coesa.

D. – I volontari in Italia sono aumentati. Secondo voi, perché?

R. – Complessivamente ci sono quasi 6 milioni di volontari nel nostro Paese, sia pure in misure e modalità molto diverse. Io credo ci sia la consapevolezza che bisogna partire da se stessi per riuscire a cambiare la realtà e ci sia anche la voglia di fare qualcosa a fronte di una situazione di difficoltà crescente. Dove si fanno delle proposte concrete, noi stiamo vedendo una crescita di responsabilità da parte dei giovani e stanno nascendo molte associazioni di volontariato: c’è una crescita di quasi il 20 per cento, negli ultimi due anni, nel Mezzogiorno. Anche qui, noi agiamo per contrastare l’idea di assistenzialismo e invece costruiamo responsabilità diffuse.

D. – Come associazione di volontariato agite sia in Italia che all’estero. Ci vuole raccontare un progetto che le sembra particolarmente significativo?

R. – Certamente ce ne sono tanti. A me ha colpito, in questi ultimi mesi, un progetto di cooperazione che si è sviluppato in Kenya con volontari italiani, che partiva da un’azione di un’associazione keniana e non di un’associazione italiana: l’associazione italiana ha mandato volontari, ma a gestire il progetto erano interamente cittadini keniani. Era un progetto che si occupava di andare a promuovere un’attività di commercio equo, quindi per creare una buona economia in un territorio peraltro molto penalizzato e, quindi, per andare a fare una buona produzione, anche di tipo biologico e immettere prodotti nell’ambito del mercato internazionale.

D. – Cosa chiedete alle autorità europee e italiane?

R. – Chiediamo di andare a riconoscere la specificità del volontariato anche attraverso normative che non ci calchino di burocrazia, ma che al tempo stesso vigilino affinché nel volontariato non si immettano soggetti scorretti. Chiediamo che ci vengano dati i mezzi per poter svolgere determinate attività, che da soli non possiamo fare, e chiediamo che venga costantemente promossa l’attività di volontariato in ogni contesto, a partire dalle scuole, perché il volontariato è una delle grandi strategie educative per il futuro del Paese. (ap)







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