Elezioni in Russia: il partito di Putin vince, ma perde consensi
Elezioni legislative, ieri, in Russia. Il partito “Russia Unita” del primo ministro
Putin mantiene il controllo della maggioranza della Duma, malgrado il forte calo dei
consensi. La formazione ha, infatti, ottenuto il 49,5% dei voti e potrà contare su
238 dei 450. “Gravi preoccupazioni” sullo svolgimento delle operazioni di voto sono
state espresse oggi dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton secondo la quale i
russi meritano un'inchiesta approfondita su eventuali irregolarità. Oggi in migliaia
sono scesi in piazza a Mosca per protestare contro presunti brogli. Sui risultati
del voto Salvatore Sabatino ha intervistato Fulvio Scaglione, vice-direttore
di Famiglia Cristiana ed esperto di politica russa:
R. - Credo
che sia un risultato dovuto al fatto che il governo di Putin ha proposto ai russi,
in tutti questi anni, un "baratto" piuttosto semplice: meno diritti, più benessere
e più stabilità. Un aumento del tenore di vita si è verificato per una serie di anni:
in questi recenti anni di crisi, questa promessa, il regime non ha più potuto mantenerla
perché l’economia russa è tuttora troppo legata all’esportazione di gas e petrolio.
Quindi, non avendo mantenuto Putin la propria promessa, l’elettorato non ha votato
più il partito presidenziale...
D. – In un primo momento si era parlato
addirittura della perdita della maggioranza - risultato questo smentito poi dallo
spoglio - proprio mentre si moltiplicavano invece denunce di brogli. È possibile che
le irregolarità abbiano addirittura sovvertito il voto?
R. – Questo
è molto difficile da dire. Io sono, però, piuttosto scettico: credo che questo voto
sia un segnale molto forte, ma che dal punto di vista pratico avrà pochi risultati.
Sono quasi pronto a scommettere che fra poco tempo scopriremo che alla Duma ci sono
state "transumanze" di deputati verso il parlamento di maggioranza relativa, cioè
il partito di Putin, o che ci sono stati accordi tra gruppi parlamentari che alla
vigilia non si potevano nemmeno immaginare. Questa è una pratica comune della politica
russa. Non credo che nella sostanza, nel nodo fondamentale di chi controlla le leve
del potere, cambierà radicalmente qualcosa.
D. – Parliamo delle presidenziali
che si svolgeranno in marzo. È prevista una staffetta tra Putin, che tornerà ad essere
presidente, e Medvedev che andrà a ricoprire invece la carica di premier. Ci sono
possibilità che dalle urne esca un altro vincitore?
R. – No, praticamente
dal punto di vista della scelta individuale, cioè del candidato singolo, Putin non
ha rivali. Ora si sta parlando di brogli o di interferenze, ma certamente da qui a
marzo saranno prese tutte le misure necessarie, perché non vi sia il minimo dubbio
non solo sul fatto che Putin venga rieletto presidente, ma che la sua elezione goda
di un sostegno popolare piuttosto ampio. Su questo non ci sono dubbi.
D.
– Cresce intanto l’attesa per la grande manifestazione indetta dalle opposizioni via
Internet. C’è preoccupazione per la "mano pesante" che potrebbe usare la polizia:
che cosa si prevede?
R. – Questo è difficile dirlo e dipende da quali
calcoli stiano facendo nelle stanze più segrete del Cremlino e affini. Con un risultato
elettorale in questi termini non credo che al regime convenga usare una "mano pesante",
perché sarebbe un’ammissione di debolezza, sarebbe un’ammissione di crisi, sarebbe
un’ammissione di autoritarismo che forse, in questo momento, al Cremlino conviene
evitare. Certo, però, la situazione pesa perché il voto ha dimostrato che un altro
parere è possibile persino nella Russia di oggi. (bi)