2011-12-05 14:56:57

Agricoltura in Africa: piccoli passi oggi per grandi progressi di domani


È uso comune nascondersi dietro la giustificazione che sull'Africa non circolino informazioni sufficienti, o che le stesse arrivino in ritardo rispetto allo svolgersi degli eventi, di qualunque argomento si tratti.
D'altra parte, questa logica non gioca certo in favore del continente, del quale siamo abituati a ricevere solo “fotografie” negative, quando non drammatiche. Benedetto XVI si è pronunciato in proposito anche in occasione del suo Viaggio Apostolico in Benin, durante l’incontro con i giornalisti avvenuto sul volo da Roma a Benin.
Con l'auspicio di contribuire ad una revisione di tali pregiudizi concernenti la comunicazione sull'Africa, vogliamo proporre in questa sede un approfondimento sul Nepad, programma di sviluppo del continente basato su un'idea di cooperazione alla pari tra l'Africa e il resto del mondo (inteso dunque come partner e non più come “benefattore”) sulla quale sembra sia stato detto molto, tutto.Il vertice di Lusaka, nel luglio 2001, ha portato alla sua creazione, affermando la volontà africana di impegnarsi da protagonista nella ricerca di soluzioni ai diversi problemi e sfide del continente. Salute, infrastrutture, integrazione regionale, finanza, economia... Si pensò allora che la situazione potesse cambiare davvero, grazie a una presa di coscienza rinnovata dei leaders africani, coincidente con l'entrata nel nuovo secolo.

Seppure oggi sia facile individuare numerosi progetti rimasti “in cantiere” o abbandonati del tutto, tra le iniziative del Nepad, molto dipende, anche qui, dall'approccio con il quale si valutano determinate esperienze (del “bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto”?)
Certo, il "pieno" resta eloquente! Se non altro perché con il Nepad l'Africa ha unito, e tradotto in azione condivisa, le volontà di quanti desiderarono superare la divisione in sub-regioni linguistiche e dunque politiche. Una dicotomia artificiale che sfociò in contrapposizioni storiche solo apparentemente inconciliabili, come quella tra la visione francofona (espressa bene dal Piano Oméga del presidente Wade del Senegal) e quella anglofona (rappresentata invece dal Piano MAP del Presidente nigeriano Obasanjo).
Lusaka ha consentito l'identificazione in una politica comune delle due visioni; non ci sembra cosa da poco.

Vorrei inoltre invitare a constatare che dietro lo slancio e la decisione di stabilire il partenariato ci sono state analisi ambiziose e che non mancarono di coraggio. Sostenere la necessità che l'Africa recuperi la sua sovranità alimentare a partire dallo sviluppo del settore agricolo non è solo espressione di semplice buon senso. Si tratta di rompere con il tradizionale approccio “assistenziale” che per decenni è stato il criterio alla base degli accordi di cooperazione internazionale. Accordi che avevano posto l'Africa in una condizione di dipendenza strutturale, oltre che di umiliazione, come era percepita dagli stessi firmatari per conto del continente: i Capi di Stato africani!.

Il Nepad proponeva invece una gestione sostenibile delle terre e dei bacini d'acqua del continente; politiche integrate di approvvigionamento alimentare; una ricerca comune in campo agricolo (spiegata nell'ambizioso “Programma di sviluppo dell'agricoltura africana”, il CAADP), allo scopo di favorire l'emergere di “una nuova visione dell'agricoltura africana”.

Ma oggi, a che punto siamo?

Se, nel tentativo di trovare una facile risposta, ci si baserà unicamente sui risultati in termini di dati quantitativi, si rischierà di non tenere conto dell'enorme sforzo preparatorio che fu necessario per l'affermazione di questa volontà nuova e del tutto innovativa. Nel 2004, i governanti africani si sono accordati per destinare il 10% del proprio budget nazionale all'agricoltura. Questo criterio risulta oggi solo in parte applicato (in circa una ventina di Stati), ma è certamente condiviso nell'intero continente, quanto meno a livello teorico. I Paesi sono inoltre continuamente invitati dall'Unione Africana ad assumere provvedimenti concreti in tal senso.

Dopo il 2004, inoltre, l'Africa ha assistito all'istituzione di AGRA - un'Alleanza per la Rivoluzione Verde creata per volontà dell'allora Segretario Generale dell'ONU, Kofi Annan - e alla diffusione sul mercato del riso NERICA, più nutriente, più resistente alle intemperie e agli animali predatori, e frutto della ricerca africana.

Aggiungiamo a questo che i Paesi del bacino forestale, quelli del fiume Congo in primis, si sono impegnati per la difesa dell'ecosistema della regione, vero e proprio “polmone terrestre”, coscienti che le proprie riserve di ossigeno sono vitali per loro stessi, per l’Africa, ma anche per il mondo intero. La tutela della foresta tropicale e lo sviluppo sostenibile in agricoltura sono due questioni intimamente legate, come si evince dal dibattito sul cambiamento climatico.
Infine, sempre nel quadro del Nepad si sta promuovendo un altro grande progetto, quello della “Muraglia verde africana”, ovvero il rimboschimento di una fascia di territorio lunga 7000 km e larga 15, che va da Dakar a Djibouti. Senegal, Repubblica Centrafricana e Congo lavorano già da tempo alla realizzazione dell'iniziativa.
Sono piccoli passi ma concreti e decisivi per lo sviluppo integrale delle società africane, azioni che incoraggiano una speranza, benché circoscritta, in un settore che esige un protagonismo dell'Africa sulla scena mondiale, perché riguardo all'agricoltura il continente può davvero far molto.

(A cura di Albert Mianzoukouta, del programma francese per l'Africa della Radio Vaticana).
Per un bilancio istruttivo del Nepad, cfr. il resoconto proposto da Barthélemy Kilosho, «Afrique : le NEPAD, 7 ans après, reste un coup d’épée dans l’eau ?», pubblicato in Agora – Le média citoyen, 5 maggio 2009.

Una panoramica generale sul programma di sviluppo è invece offerta in un precedente Editoriale, a cura della Radio Vaticana: «NEPAD: Un Piano continentale di sviluppo sostenibile per l’Africa» ()

Sull’importanza dell’agricoltura, cfr. invece « Africa, sovranità alimentare cercasi...» (http://www.radiovaticana.org/IT1/Articolo.asp?c=512094)








All the contents on this site are copyrighted ©.