2011-12-04 13:08:40

Isaia e l’Avvento: in un libro, il cammino possibile di riflessione oggi


Attraverso il libro di Isaia, l’Avvento può diventare il tempo liturgico per porre lo sguardo sulla seconda venuta del Signore. Il primo dei Libri profetici, mentre fonda la speranza sulla realizzazione del progetto di Dio, ci costringe a riflettere sui nostri tempi segnati da ingiustizie e tradimenti di quel progetto. E’ la tesi del volume intitolato ‘Una speranza di giustizia e di pace - Ogni giorno di Avvento con Isaia’, scritto dalle teologhe Serena Noceti e Nadia Toschi e pubblicato dalle edizioni Messaggero di Sant’Antonio. Ma che spunti può dare la lettura di Isaia in questo tempo liturgico? Fabio Colagrande l’ha chiesto a Serena Noceti, vicepresidente dell’Associazione teologica italiana:RealAudioMP3

R. – Soprattutto pensando al fatto che l’Avvento non è soltanto il momento nel quale facciamo memoria della prima venuta di Gesù nella carne, come di solito pensiamo; ma celebrare l’Avvento vuol dire porre lo sguardo sulla seconda venuta del Signore, quella che porterà a compimento la storia. Ed ecco, mi sembra che il libro di Isaia abbia proprio questa capacità: di porre il nostro sguardo sul compimento ultimo, e quindi rinviarci a quella dimensione escatologica della vita cristiana e della Chiesa. In questo senso, direi che è un libro di denuncia e di speranza proprio nella correlazione fra questi due aspetti, perché è un libro che più di ogni altro ci aiuta a comprendere dove il Signore sta portando la storia e, allo stesso tempo, a vivere la storia umana nella logica di un “frattempo” tra il “già” della prima venuta del Signore e – noi lo leggiamo oggi come cristiani – il compimento ultimo del Regno. Quindi, in questo senso direi che è proprio un testo che, nel momento in cui fonda la speranza sulla base della Parola della promessa di Dio, contemporaneamente ci aiuta a leggere con estrema lucidità questo “frattempo” storico che è segnato, invece, da ingiustizie, tradimenti di questo sogno di Dio, esperienze di conflitti, esperienza di alienazione che segna davvero la vita di milioni di persone, di popoli, di genti.

D. – In queste meditazioni sembra che l’Avvento diventi un tempo per riflettere sulla dimensione sociale e politica della fede cristiana: in che modo?

R. – In fondo, Isaia è uno dei profeti che più ci educa al senso del “noi”, del bene comune, del riconoscerci parte del popolo, del popolo di Dio, responsabili in pieno di questo soggetto che appunto è il popolo di Dio, e partecipi in pieno della vita dell’umanità che il Libro di Isaia porta con sé. E direi che ci porta a considerare l’esperienza di fede in una profonda interazione tra la dimensione personale e la dimensione sociale. Quindi, in questo senso se è vero che spesso pensiamo il tempo d’Avvento come un tempo forte nel quale orientare i nostri passi verso una conversione – c’è un cambiamento di mentalità e quindi un cambiamento di scelte – non dobbiamo dimenticare che la conversione cui Isaia ci porta non è solo una conversione che attiene alla dimensione individuale, interiore; ma è necessariamente una conversione, un cambiamento di mentalità che guarda alla rete delle relazioni sociali di cui siamo parte, e quindi ci spinge ad un cambiamento di comportamenti che non può non relazionarsi alla giustizia e alla pace in un senso più ampio e più profondo, e anche più concreto. (gf)







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