Belgrado e Pristina trovano un accordo sui confini del Nord del Kosovo
Sembra allentarsi la tensione nel Kosovo. Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo
per una gestione "integrata" dei confini nelle regioni kosovare settentrionali. L'accordo
arriva dopo settimane di scontri e blocchi dei valichi di frontiera da parte dei serbi
che hanno eretto delle barricate. L’intesa riapre l’ipotesi di una candidatura della
Serbia per l’ingresso nell’Unione Europa. A Bruxelles se ne parlerà nei prossimi giorni.
Ma nella questione s’intrecciano anche motivazioni economiche e nazionalistiche. La
Serbia, infatti, non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Ma chi sono i protagonisti
dei blocchi dei valichi? Emanuela Campanile lo ha chiesto a don Davide
Djudjaj, responsabile del Programma albanese della Radio Vaticana:
R. - Non
è la popolazione serba estesa, i civili, ma sono gruppi ben organizzati: qualcuno
diceva sono paramilitari vestiti in borghese, gente che è preparata - diciamo - per
questo tipo di disordini o di attacchi. Comunque chi va in avamposto non è la gente
civile che protesta davanti alle sedi delle autorità nazionali ed internazionali e
che ha tutti i diritti di poter protestare se lo ritiene opportuno. Qui stiamo parlando
di gruppi che mettono veramente in pericolo e che possono vanificare tutte le iniziative
diplomatiche, perché sembra essere gente fuori controllo. E questo sarebbe veramente
pericoloso. Se Tadic riuscisse a tenerli sotto controllo, sarebbe una grande cosa.
Per la Serbia certamente la strada per l’Europa è importante, ma lo è anche per il
Kosovo, che vorrebbe imboccare la stessa strada: gli obiettivi, quindi, non sono certo
divergenti e la questione rimane aperta. Secondo me la popolazione serba non la pensa
come quei gruppi che sono lì, che spostano continuamente le barricate da un posto
all’altro a seconda di come si schiera l’esercito internazionale… Dietro c’è tutto
un guadagno di merci. Io spero che la Comunità europea premi il presidente Tadic che,
in qualche modo, ha compiuto dei passi. Chiaramente la questione del Nord del Kosovo
è la miniera di Trepca, che è collegata con il territorio serbo…
D.
- Quindi ci sono interessi anche economici?
R. - Come no, certo che
ci sono: altrimenti non ci sarebbe tutto questo scontro. In altre enclavi che sono
interne i serbi non sono così e sono in attesa di vedere cosa fa la “terra madre”
e cioè Belgrado. (mg)
Italia Il presidente del Consiglio italiano
Monti, che ieri ha incontrato i partiti, stamane ha illustrato le misure alle parti
sociali. Il premier conferma il pareggio di bilancio nel 2013, ribadisce le linee
guida dell'azione del suo governo sottolineando: rigore, equità e sviluppo. Annuncia
provvedimenti strutturali su previdenza, infrastrutture, evasione fiscale, sottolineando
che il suo governo cerca di "alleviare il cuneo fiscale su lavoro e impresa".
Egitto Le
liste dei partiti islamici, fra cui i Fratelli musulmani, hanno ottenuto più del 65%
dei voti al primo turno delle legislative in Egitto. Sono i dati ufficiali diffusi
oggi dalla commissione elettorale. Il primo turno ha coinvolto un terzo dei governatorati,
fra cui le due principali città del Paese, Il Cairo ed Alessandria. Il secondo turno
inizierà domani, mentre è previsto per mercoledì l’annuncio del nuovo governo che
decreta la fine dell'era Mubarak.
Croazia Urne aperte in Croazia
dove fino alle 19 si vota per il rinnovo del parlamento, con i socialdemocratici favoriti
sull'Unione democratica croata della premier uscente, la conservatrice Jadranka Kosor.
Il governo paga la crisi con una disoccupazione al 17% e gli scandali che hanno coinvolto
il partito di maggioranza. Secondo i sondaggi la coalizione di centrosinistra dovrebbe
conquistare il 40% dei consensi e insediare il leader del Partito socialdemocratico,
Zoran Milanovic, alla guida del governo. Gli aventi diritto al voto sono 4,5 milioni,
i risultati ufficiali saranno resi noti in serata. Appena cinque giorni dopo le elezioni,
il 9 dicembre, al Consiglio europeo di fine anno a Bruxelles, la Croazia firmerà il
trattato di adesione all'Unione europea: entrerà a far parte del blocco comunitario
dal primo luglio 2013.
Slovenia Sono in corso anche in Slovenia,
dalle 7 di questa mattina, le operazioni di voto per le elezioni legislative anticipate.
Le previsioni vedono la vittoria del centro-destra guidato da Janez Jansa, già primo
ministro dal 2004 al 2008. Gli sventi diritto al voto sono 1,7 milioni: alle 12.00
aveva votato il 18,7 per cento, contro il 19 per cento di tre anni fa.
Yemen In
Yemen, nuove violenze minano la tenuta dell’accordo per la formazione di un governo
di unità nazionale, siglato la settimana scorsa dal presidente Saleh dopo 10 mesi
di contestazione. Altre due persone sono state uccise oggi nella città di Taiz, nel
sud del Paese, in scontri armati fra lealisti e forze di opposizione. Lo riferiscono
fonti mediche locali.
Iran Iran. Alcune fra le più autorevoli guide
religiose della Repubblica Islamica criticano l'attacco di martedì all'ambasciata
britannica. L'ayatollah Shirazi ha affermato che l’attacco non ha avuto il consenso
della guida suprema Khamenei ed ha ammesso: “Non c'è dubbio che la Gran Bretagna è
uno dei nostri più antichi nemici, ma i giovani rivoluzionari non devono trasgredire
la legge”. Sulla stessa linea l’intervento dell’ayatollah Khatami che ha definito
l’aggressione “illegale” e “contraria agli interessi del Paese”. Intanto sono rientrati
a Teheran i diplomatici iraniani espulsi ieri dal Regno Unito, accolti come eroi all’aeroporto
con una manifestazione antibritannica. Sul fronte diplomatico, dura replica del governo
di Teheran all’ipotesi di nuove sanzioni al Paese. Il ministero degli Esteri iraniano
minaccia di portare il prezzo del greggio a 250 dollari al barile, se la comunità
internazionale decreterà misure restrittive su gas e petrolio, e ammonisce: “dovrebbero
pensarci due volte. La situazione mondiale, specialmente in Occidente, non è tale
da permettere loro di entrare in questa discussione”.
Afghanistan Si
apre domani a Bonn, in Germania, la seconda Conferenza internazionale sull’Afghanistan.
L’evento, a cui partecipano 103 delegazioni provenienti da 86 Paesi, e 17 organizzazioni
internazionali, fisserà modi e tempi della transizione nello Stato afghano. Per l’Italia
sarà presente il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Secondo la Farnesina l’obiettivo
della Conferenza – che segue la prima, dieci anni fa, alla caduta del governo talebano
- è quello di far emergere il messaggio di un duplice impegno per la riconciliazione,
lo sviluppo e la sicurezza nel Paese: quello della comunità internazionale, sul piano
civile ed economico, e quello da parte afghana, in favore della governance, la trasparenza,
i diritti umani. Il buon esito del vertice, tuttavia, sarebbe insidiato dal boicottaggio
del governo Pakistano: è l’accusa lanciata oggi dal presidente afghano Hamid Karzai
che, in una intervista al settimanale tedesco Der Spiegel alla vigilia della conferenza,
ha accusato il Pakistan di sabotare il dialogo con i talebani e di ostacolare gli
sforzi per l'avvio dei negoziati. (Panoramica Internazionale a cura di Claudia
Di Lorenzi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana
Anno LV no. 338