2011-12-04 14:32:03

Belgrado e Pristina trovano un accordo sui confini del Nord del Kosovo


Sembra allentarsi la tensione nel Kosovo. Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo per una gestione "integrata" dei confini nelle regioni kosovare settentrionali. L'accordo arriva dopo settimane di scontri e blocchi dei valichi di frontiera da parte dei serbi che hanno eretto delle barricate. L’intesa riapre l’ipotesi di una candidatura della Serbia per l’ingresso nell’Unione Europa. A Bruxelles se ne parlerà nei prossimi giorni. Ma nella questione s’intrecciano anche motivazioni economiche e nazionalistiche. La Serbia, infatti, non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Ma chi sono i protagonisti dei blocchi dei valichi? Emanuela Campanile lo ha chiesto a don Davide Djudjaj, responsabile del Programma albanese della Radio Vaticana:RealAudioMP3

R. - Non è la popolazione serba estesa, i civili, ma sono gruppi ben organizzati: qualcuno diceva sono paramilitari vestiti in borghese, gente che è preparata - diciamo - per questo tipo di disordini o di attacchi. Comunque chi va in avamposto non è la gente civile che protesta davanti alle sedi delle autorità nazionali ed internazionali e che ha tutti i diritti di poter protestare se lo ritiene opportuno. Qui stiamo parlando di gruppi che mettono veramente in pericolo e che possono vanificare tutte le iniziative diplomatiche, perché sembra essere gente fuori controllo. E questo sarebbe veramente pericoloso. Se Tadic riuscisse a tenerli sotto controllo, sarebbe una grande cosa. Per la Serbia certamente la strada per l’Europa è importante, ma lo è anche per il Kosovo, che vorrebbe imboccare la stessa strada: gli obiettivi, quindi, non sono certo divergenti e la questione rimane aperta. Secondo me la popolazione serba non la pensa come quei gruppi che sono lì, che spostano continuamente le barricate da un posto all’altro a seconda di come si schiera l’esercito internazionale… Dietro c’è tutto un guadagno di merci. Io spero che la Comunità europea premi il presidente Tadic che, in qualche modo, ha compiuto dei passi. Chiaramente la questione del Nord del Kosovo è la miniera di Trepca, che è collegata con il territorio serbo…

D. - Quindi ci sono interessi anche economici?

R. - Come no, certo che ci sono: altrimenti non ci sarebbe tutto questo scontro. In altre enclavi che sono interne i serbi non sono così e sono in attesa di vedere cosa fa la “terra madre” e cioè Belgrado. (mg)

Italia
Il presidente del Consiglio italiano Monti, che ieri ha incontrato i partiti, stamane ha illustrato le misure alle parti sociali. Il premier conferma il pareggio di bilancio nel 2013, ribadisce le linee guida dell'azione del suo governo sottolineando: rigore, equità e sviluppo. Annuncia provvedimenti strutturali su previdenza, infrastrutture, evasione fiscale, sottolineando che il suo governo cerca di "alleviare il cuneo fiscale su lavoro e impresa".

Egitto
Le liste dei partiti islamici, fra cui i Fratelli musulmani, hanno ottenuto più del 65% dei voti al primo turno delle legislative in Egitto. Sono i dati ufficiali diffusi oggi dalla commissione elettorale. Il primo turno ha coinvolto un terzo dei governatorati, fra cui le due principali città del Paese, Il Cairo ed Alessandria. Il secondo turno inizierà domani, mentre è previsto per mercoledì l’annuncio del nuovo governo che decreta la fine dell'era Mubarak.

Croazia
Urne aperte in Croazia dove fino alle 19 si vota per il rinnovo del parlamento, con i socialdemocratici favoriti sull'Unione democratica croata della premier uscente, la conservatrice Jadranka Kosor. Il governo paga la crisi con una disoccupazione al 17% e gli scandali che hanno coinvolto il partito di maggioranza. Secondo i sondaggi la coalizione di centrosinistra dovrebbe conquistare il 40% dei consensi e insediare il leader del Partito socialdemocratico, Zoran Milanovic, alla guida del governo. Gli aventi diritto al voto sono 4,5 milioni, i risultati ufficiali saranno resi noti in serata. Appena cinque giorni dopo le elezioni, il 9 dicembre, al Consiglio europeo di fine anno a Bruxelles, la Croazia firmerà il trattato di adesione all'Unione europea: entrerà a far parte del blocco comunitario dal primo luglio 2013.

Slovenia
Sono in corso anche in Slovenia, dalle 7 di questa mattina, le operazioni di voto per le elezioni legislative anticipate. Le previsioni vedono la vittoria del centro-destra guidato da Janez Jansa, già primo ministro dal 2004 al 2008. Gli sventi diritto al voto sono 1,7 milioni: alle 12.00 aveva votato il 18,7 per cento, contro il 19 per cento di tre anni fa.

Yemen
In Yemen, nuove violenze minano la tenuta dell’accordo per la formazione di un governo di unità nazionale, siglato la settimana scorsa dal presidente Saleh dopo 10 mesi di contestazione. Altre due persone sono state uccise oggi nella città di Taiz, nel sud del Paese, in scontri armati fra lealisti e forze di opposizione. Lo riferiscono fonti mediche locali.

Iran
Iran. Alcune fra le più autorevoli guide religiose della Repubblica Islamica criticano l'attacco di martedì all'ambasciata britannica. L'ayatollah Shirazi ha affermato che l’attacco non ha avuto il consenso della guida suprema Khamenei ed ha ammesso: “Non c'è dubbio che la Gran Bretagna è uno dei nostri più antichi nemici, ma i giovani rivoluzionari non devono trasgredire la legge”. Sulla stessa linea l’intervento dell’ayatollah Khatami che ha definito l’aggressione “illegale” e “contraria agli interessi del Paese”. Intanto sono rientrati a Teheran i diplomatici iraniani espulsi ieri dal Regno Unito, accolti come eroi all’aeroporto con una manifestazione antibritannica. Sul fronte diplomatico, dura replica del governo di Teheran all’ipotesi di nuove sanzioni al Paese. Il ministero degli Esteri iraniano minaccia di portare il prezzo del greggio a 250 dollari al barile, se la comunità internazionale decreterà misure restrittive su gas e petrolio, e ammonisce: “dovrebbero pensarci due volte. La situazione mondiale, specialmente in Occidente, non è tale da permettere loro di entrare in questa discussione”.

Afghanistan
Si apre domani a Bonn, in Germania, la seconda Conferenza internazionale sull’Afghanistan. L’evento, a cui partecipano 103 delegazioni provenienti da 86 Paesi, e 17 organizzazioni internazionali, fisserà modi e tempi della transizione nello Stato afghano. Per l’Italia sarà presente il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Secondo la Farnesina l’obiettivo della Conferenza – che segue la prima, dieci anni fa, alla caduta del governo talebano - è quello di far emergere il messaggio di un duplice impegno per la riconciliazione, lo sviluppo e la sicurezza nel Paese: quello della comunità internazionale, sul piano civile ed economico, e quello da parte afghana, in favore della governance, la trasparenza, i diritti umani. Il buon esito del vertice, tuttavia, sarebbe insidiato dal boicottaggio del governo Pakistano: è l’accusa lanciata oggi dal presidente afghano Hamid Karzai che, in una intervista al settimanale tedesco Der Spiegel alla vigilia della conferenza, ha accusato il Pakistan di sabotare il dialogo con i talebani e di ostacolare gli sforzi per l'avvio dei negoziati. (Panoramica Internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 338







All the contents on this site are copyrighted ©.