Russia al voto per le legislative, favorito il partito di Putin e Medvedev
In Russia si vota per le legislative e a marzo per scegliere il nuovo presidente.
Uno scambio di ruoli, quello che avverrà tra il presidente Dmitri Medvedeve
il premierVladimir Putin, entrambi appartenenti a “Russia Unita”, il partito
che gli osservatori danno certamente per vincitore anche se in netto calo di consensi.
L'organizzazione indipendente di monitoraggio elettorale "Golos" ha denunciato nuove
pressioni da parte delle autorità russe, in merito alle quali è stata espressa preoccupazione
da parte dell’amministrazione statunitense. Ma qual è il clima che si respira nel
Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fabrizio Dragosei, corrispondente
da Mosca per il "Corriere della Sera":
R. – Ci sono,
in realtà, vari climi: nelle grandi città, soprattutto a Mosca, il consenso per il
partito del potere “Russia unita” è calato sensibilmente, ben al di là di quel 10
per cento che abbiamo visto. La gente è rimasta sicuramente molto male per questa
staffetta, per questo cambio di ruoli deciso "a tavolino" da Putin e Medvedev. Nelle
altre parti del Paese, in realtà il problema principale sarà quello della scarsa affluenza
domani, cioè il partito “Russia unita” sta mobilitando tutte le risorse possibili
ed immaginabili per spingere tutti gli elettori a recarsi alle urne e naturalmente
a votare per loro.
D. – Putin sicuramente ha la vittoria in tasca, però
vede crescere intorno a sé il dissenso: ricordiamo che è stato fischiato, che ci sono
polemiche anche all’interno del suo partito. Quali le carte che giocherà per risalire
la china?
R. – Sicuramente, lui è rimasto molto sorpreso da questo calo
di popolarità. Come risalire la china? Beh, si è dato da fare, sta cercando di cavalcare
soprattutto lo spirito nazionalista e anti-occidentale, che aleggia nelle grandi campagne
russe, e che aleggia su una parte della popolazione; dall’altro lato – come dicevamo
prima – lui e tutti i suoi stanno usando qualsiasi risorsa possibile per convincere
la gente a votare per il suo partito.
D. – Ricordiamo che Putin ha anche
lanciato un’offensiva contro “le potenze straniere che tentano - ha detto in campagna
elettorale - di interferire nelle elezioni finanziando Ong e oppositori”. Non è la
prima volta, che questo avviene…
R. – Non è la prima volta, e questo
da un lato si può spiegare con il desiderio di solleticare, di andare a convincere,
andare a far piacere ad alcune fasce della popolazione che continuano a vedere l’Occidente
come il nemico storico della Russia. Dall’altro, credo che ci sia veramente una paura,
una sorta di “sindrome di Kiev” – adesso qui la chiamano la “sindrome di Minsk”; Mosca
pensa che anche in Russia le organizzazioni non governative che si occupano di monitorare
le elezioni, di intervenire per difendere i diritti umani, siano finanziate da potenze
occidentali per sovvertire l’ordine costituito nel Paese.
D. – La Russia
resta un Paese dalle grandi disparità sociali, con numerosi problemi anche e soprattutto
sul fronte dei diritti umani, come abbiamo detto. Anche rispetto a queste elezioni,
è possibile immaginare un miglioramento della situazione o si andrà sempre più giù?
R.
– Francamente, io non vedo un miglioramento, almeno a breve scadenza. C’erano state
molte speranze con l’arrivo alla presidenza di Dmitri Medvedev che però, in questi
anni, ha parlato molto ma non ha fatto granché per migliorare la situazione nel Paese.
Con il ritorno di Putin alla presidenza, Medvedev dovrebbe andare a fare il primo
ministro, ma ovviamente decisamente – e anche ufficialmente – subordinato a Putin.
Dunque, non si nutrono grandi speranze di cambiamento a breve termine. (gf)