Mosca: proposta la creazione di un "organismo di monitoraggio" per i cristiani perseguitati
“Un appello a tutte le autorità a fare tutto il possibile per fermare la violenza
contro le comunità e i credenti cristiani, e fermare uccisioni e profanazione di chiese
e oggetti sacri”. E’ stato lanciato da Mosca al termine della Conferenza internazionale
su "La libertà di religione: la questione della discriminazione e della persecuzione
dei cristiani" promossa dal Patriarcato di Mosca che si è concluso ieri sera con l’incontro
dei partecipanti con il Patriarca Kirill e la pubblicazione di un documento finale.
“I partecipanti alla riunione – si legge nel testo - ritengono inammissibile collegare
la violazione dei diritti dei cristiani con qualsiasi religione tradizionale e condannano
ogni forma di estremismo che usa i sentimenti religiosi dei credenti per promuovere
l'escalation di odio verso le comunità cristiane”. Al termine di due intensi giorni
di lavori, i rappresentanti religiosi ed esperti avanzano la proposta di promuovere
“un meccanismo efficace per la protezione dei cristiani e delle comunità cristiane
che sono vittime di persecuzione o restrizione nella loro vita religiosa o lavorativa”
e chiedono in questo senso “un’analisi per via giudiziaria dei casi di violenza contro
i cristiani”, assicurando “la loro disponibilità a prestare aiuto legale alle vittime,
qualora possibile”. I delegati hanno espresso “la loro disponibilità a cooperare nella
difesa delle minoranze cristiane in regioni in cui sono perseguitati. Tale cooperazione
deve includere lo scambio di informazioni sulla situazione e i fatti di discriminazione
dei cristiani, così come il sostegno materiale, legale e politico ai perseguitati”.
Dalla Conferenza di Mosca prende dunque corpo la proposta di creare “un organismo
internazionale di monitoraggio delle discriminazioni contro i cristiani” in grado
di prestare assistenza. I partecipanti concludono il loro documento ribadendo “la
necessità di proseguire gli studi del problema delle discriminazioni contro i cristiani
nel mondo e di coinvolgere in questi studi i leader di tutte le comunità religiose
tradizionali, rappresentanti di organizzazioni internazionali, Stati nazionali, e
società civile”. (R.P.)