Merkel: l’Ue verso l’unione fiscale, il futuro dell'Italia è il futuro dell'Europa
L’Europa verso l’unione fiscale: questo il centro del discorso di oggi al Bundestag
della cancelliera tedesca Angela Merkel. D’accordo anche il presidente francese Nicholas
Sarkozy, che lunedì incontrerà proprio la Merkel per un vertice bilaterale in vista
del cruciale summit dell’Ue previsto per il 9 dicembre. Il capo del governo tedesco
ha anche affermato che il futuro dell'Italia è il futuro stesso dell'Europa. Intanto
le borse europee registrano un generale rialzo, mentre l’euro resta stabile. La Cina,
infine, fa sapere che non userà le proprie riserve per salvare l’Europa. I dettagli
nel servizio di Roberta Barbi:
Dopo
l’unione monetaria e quella economica, l’Europa ha bisogno di unione fiscale: non
più parlarne in maniera astratta, ma crearla, rigidamente, almeno nell’eurozona. Senza
giri di parole è questa l’intenzione con cui la cancelliera tedesca Angela Merkel
andrà a Bruxelles il 9 dicembre: l’obiettivo è modificare i trattati dell’Unione.
L’exit strategy dalla crisi, secondo il governo della Germania, deve per forza passare
da questo, con sanzioni automatiche ai Paesi che accumuleranno deficit pubblici eccessivi,
tuttavia ha concesso un’apertura a Stati come la Spagna, il Portogallo e l’Italia
che stanno compiendo enormi sforzi per risanare i conti pubblici. Nessuna apertura,
almeno nell’immediato, agli Eurobond: “Non sono questi gli strumenti per superare
la crisi”, ha detto Merkel che è tornata anche sul ruolo della Banca centrale europea:
quello di “garantire la stabilità dei prezzi”. Sono questi i temi all’ordine del
giorno dell’incontro con Sarkozy in calendario per lunedì: ieri il presidente francese,
dal palco di Tolone ha espresso la necessità per l’Europa di essere “rifondata” per
non “essere spazzata via dalla crisi”. D’accordo quasi su tutto con la cancelliera
tedesca, dunque, tranne sugli Eurobond e sulla crisi dell’euro: se la Germania propende
per l’ortodossia finanziaria, la Francia, invece, vuole introdurre un meccanismo di
solidarietà finanziaria. Sarkozy, che oggi incontrerà il premier britannico Cameron,
ha parlato nuovamente della Bce e ha auspicato anche una revisione di Schengen. Oggi,
intanto, dopo il discorso di Merkel, le borse europee aprono in rialzo e lo spread
tra Btp a 10 anni e bund tedeschi ripiega a 429, dopo aver aperto a 446.
Sull’attuale
crisi economica e finanziaria Fausta Speranza ha intervistato il vicepresidente
del Parlamento Europeo, Gianni Pittella:
R. - La crisi
è nata è in America, poi si è trasferita in Europa: qui, però, è stata trascurata;
è stata sottovalutata e non sono state date le risposte che bisognava dare, e non
soltanto oggi, ma un anno fa. Questo ha decuplicato, ha moltiplicato, ha rafforzato
l’acutezza della crisi. Oggi c’è bisogno di risposte di emergenza a una situazione
di gravissima emergenza, in cui ci troviamo veramente con un piede già nella fossa:
quando si sta in questa situazione bisogna assolutamente puntare all’obiettivo. Puntare
all’obiettivo significa raddoppiare il “Fondo salva-Stati”, dare alla Banca centrale
europea il ruolo di prestatrice di ultima istanza e, quindi, consentire che vi sia
la liquidità. Oggi i mercati europei soffrono perché c’è mancanza di liquidità: di
tutto il resto si può discutere dopo, ma non risolve il problema perché non ci sono
soldi… Questo determina uno spread tra i bond di alcune aree e i bond tedeschi; questo
determina il crollo della Borsa; questo determina una situazione di possibile default
dell’Eurozona.
D. - Che cosa il Parlamento europeo propone e cosa ha
fatto finora per contribuire ad evitare il baratro?
R. - Il Parlamento
europeo ha assunto delle posizioni fortissime: ha detto Fondo Salva-Stati; ha detto
Bce con ruolo di prestatrice di ultima istanza; ha detto eurobond, che sarebbero lo
strumento chiave non solo per creare una cintura di sicurezza attorno all’euro, ma
per raccogliere anche sul mercato finanziario interno e internazionale una provvista
finanziaria di mille miliardi di euro in grado di finanziare un grande piano europeo
per la crescita e la coesione, per la formazione, l’educazione, la ricerca, energia
da fonti rinnovabili, banda larga europea, infrastrutture fisiche: mille miliardi
si possono recuperare se si lanciano gli eurobond! Il Parlamento ha proposto la tassa
sulle transazioni finanziarie: non si può dire che il Parlamento non abbia proposto
nulla, ma a tutto questo la risposta che abbiamo avuto è stata semplicemente “no”.
Ma non si fa politica dicendo soltanto “no”!
D. – Vuole dire che i capi
di Stato e i capi di governo a Bruxelles ragionano europeo, ma tornando a casa ragionano
poi da capo di Stato nazionale?
R. - Per la verità ragionano da capo
di Stato nazionale anche quando sono a Bruxelles. Questa è la rovina: non sanno essere
leader europei, come lo erano i grandi statisti di un tempo. Perché un tempo si è
fatto tutto quello che si è fatto, sacrificando in qualche modo anche gli interessi
nazionali? Perché c’era una visione, c’erano leader che capivano e che potevano quindi
spiegare anche all’opinione pubblica che bisognava andare oltre gli egoismi nazionali,
perché quello che si stava costruendo era un bene per tutti e quindi anche per la
nazione tedesca o francese… Tutto questo oggi non c’è! (mg)