2011-12-02 15:19:12

Giornata per l'abolizione della schiavitù: un fenomeno ancora diffuso nel mondo


“Milioni di esseri umani vivono ancora in condizioni di degrado e disumanità abissali.”. E’ la denuncia che il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, lancia attraverso un messaggio in occasione dell’odierna Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù. Ban Ki-moon sottolinea le differenti forme di schiavitù “moderne” come il lavoro forzato, la tratta di esseri umani, il traffico di organi, i matrimoni forzati, il reclutamento di bambini soldato. Il 2 dicembre, richiama la data dell’adozione, da parte dell’Assemblea Generale, della Convenzione Onu del 1949 sulla soppressione del traffico di persone e sullo sfruttamento della prostituzione. Al microfono di Lev Sordi, la riflessione di Mauro Palma presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti:RealAudioMP3

R. – Il fatto stesso che si celebri la Giornata da un lato è un segnale di consapevolezza, da un altro lato è un monito per noi, perché è segno che questo problema è un problema ancora esistente. E non è esistente solo in alcune regioni del pianeta: purtroppo è esistente anche nelle nostre aree, nella nostra situazione, perlomeno sotto due aspetti: la schiavitù connessa a problemi di prostituzione, e dall’altro lato è invece anche nostrano – date le condizioni di lavoro servile che si sono reintrodotte, sempre a partire dai migranti, in alcune zone, in alcuni periodi stagionali penso alla raccolta del pomodoro, in cui le persone hanno ormai condizioni di lavoro e situazioni di controllo dei propri movimenti che riecheggiano questo termine della schiavitù.

D. – Quali sono gli organi internazionali e nazionali che garantiscono la difesa dalle forme di schiavitù?

R. – Innanzitutto, dobbiamo tenere presente che essendo la schiavitù bandita dalle Dichiarazioni e dai Trattati internazionali, poi agiscono le Convenzioni a livello regionale. In ambito europeo, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo recita, appunto, all’articolo 4 il divieto di schiavitù. E l’articolo 4, al pari dell’articolo sul divieto di tortura, è uno degli articoli inderogabili. Il problema, però, è che questi organi sono sempre organi di tipo reattivo, nel senso che reagiscono a denuncia ricevuta.

D. – Che cosa si potrebbe fare di più?

R. – Dovremmo iniziare a pensare a organi di controllo di tipo preventivo; stabilire un monitoraggio continuo nei nostri Paesi occidentali, rispetto alle forme di lavoro e offrire la possibilità di sostegno legale alle persone, per non lasciarle sole. Dovremmo dare a queste forme degli strumenti di denuncia agli organi sovrannazionali in maniera tale che si possa agire non soltanto attendendo la denuncia della persona schiavizzata, ma anche agire direttamente. (gf)







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