Elezioni in Egitto: Fratelli musulmani e salafiti verso un governo di coalizione
In Egitto i leader del Partito di Giustizia e Libertà e quello salafita, al-Nour,
hanno annunciato di essere pronti a formare una coalizione di governo in base ai risultati
ufficiosi delle elezioni parlamentari. I Fratelli Musulmani avrebbero infatti superato
il 40% dei consensi in sette dei nove governatorati egiziani dove lunedì e martedì
si sono tenute le consultazioni. Le urne sembrano aver punito gli ex esponenti del
partito nazionale democratico dell'ex presidente Hosni Mubarak, mentre il Blocco egiziano
dei moderati si prepara a dare battaglia nei prossimi due turni che si terranno il
14 dicembre e il 3 gennaio. In questo scenario i manifestanti in piazza Tahrir annunciano
una nuova mobilitazione per questo venerdì. Massimiliano Menichetti ne ha parlato
con Luciano Ardesi esperto di Nord Africa:
R. - Sicuramente
è la conferma dell’impressione che tutti gli osservatori avevano già espresso nei
giorni e nelle settimane che hanno preceduto il voto. Il voto è ancora molto lungo
e complesso. Adesso naturalmente bisogna aspettare i risultati, ma gli equilibri di
massima sembrerebbero già fissati.
D. - Questo successo politico dei
partiti islamici: una tendenza che dalla Tunisia al Marocco, sembra ora raggiungere
anche l’Egitto …
R. - Io credo che sia il segno di un vuoto politico
che le dittature e i regimi autoritari che hanno dominato fino ad adesso, hanno lasciato.
Le sole forze politiche organizzate sono quelle che si rifanno al fondamentalismo
islamico. Teniamo anche conto che queste stesse forze hanno una presenza sociale molto
diffusa, estesa, e che sono state in qualche modo il paracadute di tutte le crisi
sociali ed economiche che questi regimi hanno avuto, in questi anni. Quindi è chiaro
che hanno raccolto tutto il consenso di una larga parte della popolazione.
D.
- Si rileva anche una certa preoccupazione, almeno per quanto riguarda i cristiani
copti residenti in Egitto, che sono andati a votare in massa, e si rileva anche uno
sbilanciamento a sinistra della loro espressione di voto …
R. - Certo,
la comunità copta dovrà cercare di convivere con questa nuova situazione politica,
dovrà mantenere degli spazi di libertà religiosa, di espressione. Credo che dovrà
esserci anche una forte presa di posizione da parte della cristianità in questo contesto,
perché è difficile che la comunità copta da sola riesca in qualche modo a salvaguardare
il proprio spazio di libertà.
D. - Comunque i manifestanti di Piazza
Tahrir annunciano nuove mobilitazioni: la prossima, domani. Però, effettivamente,
sembra che la piazza non abbia più incisività, in questo momento …
R.
- … perché non si è mai data una vera e propria espressione politica organizzata.
Un tessuto democratico, laico sarà tutto da ricostruire se, certo, queste forze che
si rifanno al fondamentalismo lo permetteranno. Ma per il momento le piazze non trovano
una loro rappresentanza in queste elezioni. Però è chiaro che anche il nuovo potere,
qualunque esso sia, dovrà comunque fare i conti con questa piazza: la gente ha espresso
dei sentimenti, in maniera libera, e non si rassegnerà a perdere questa libertà. (fd)