La Rai inaugura due nuovi Portali multimediali dedicati all'arte e design e alla letteratura
La Rai in Italia arricchisce la sua offerta web con due nuovi portali multimediali
dedicati all’arte e design e alla letteratura, in Rete da oggi: www.arte.it e www.letteratura.rai.it.
L’iniziativa si deve alla nuova direzione di Rai Educational, sotto la guida di Silvia
Calandrelli, responsabile anche di Rai Storia e Rai Scuola. Roberta Gisotti
l’ha intervistata sulle prospettive di una Tv di servizio pubblico:
D. - Rai
Educational, Rai Scuola, Rai Storia: una tv controcorrente rispetto ai contenuti dominanti
nella tv generalista. Come evitare di essere emarginati nei palinsesti?
R.
- Direi che più che ad un’emarginazione siamo di fronte ad una nuova prospettiva,
ad un nuovo modo di proporre contenuti, grazie alle nuove tecnologie. Rai Storia,
ad esempio, è un canale digitale e Rai Scuola - attualmente disponibile ed usufruibile
sul satellite ed Internet - da gennaio si troverà anche sulla piattaforma digitale.
Questo vuol dire che, di fatto, avremo a disposizione per Rai Educational due canali
in chiaro e, nell’impianto che questa direzione può oggi permettersi grazie alle nuove
tecnologie, tutti i nostri contenuti saranno fruibili anche via Internet, via smartphone,
attraverso il cellulare ed i tablet.
D. - Ed ora arrivano due nuovi
portali in tema di arte e letteratura…
R. - Si tratta di un progetto
al quale teniamo moltissimo, perché l’abbiamo strutturato esclusivamente per il web.
Saranno cioè reperibili per i ragazzi, per gli appassionati e per gli stessi docenti,
migliaia di contenuti video sul mondo dell’arte e della letteratura, pensati direttamente
per Internet - sono perciò contenuti brevi e fruibili anche attraverso il cellulare
- e che raccolgono anche importanti e rarissimi documenti di Rai Teche. Si avrà anche
la possibilità di rivedere delle 'chicche' particolari, magari di scrittori ormai
scomparsi ma che fanno però parte del grande patrimonio audiovisivo della Rai e che
possono quindi essere ritrovati, attraverso nuovi percorsi, dai ragazzi che navigano
su Internet.
D. - E’ quindi una grande ricchezza ed un grande patrimonio
a disposizione dei più giovani. Ad essere sinceri, però, i giovani sono stati finora
considerati, dalla Tv generalista, soprattutto come dei “big spender”, ovvero come
i maggiori consumatori da vendere sul mercato pubblicitario. Qual è, quindi, la strategia
per sovvertire questo stato di cose alquanto offensivo nei riguardi della gioventù?
R.
- Credo che il progetto di Rai Educational sia un progetto di televisione educativa.
Oggi si fa molta fatica a parlare in questi termini, si parla di televisione in un
altro modo. Credo invece fortissimamente che la formazione formale ed informale sia
parte integrante di un progetto editoriale come il nostro. A mio avviso va quindi
riaperto, da noi che siamo servizio pubblico ma anche da chi opera nel mondo dei media,
un dialogo vero, forte e strutturato con la comunità giovanile, specialmente in un
momento di crisi come questo. Viviamo un momento di crisi economica molto forte, che
colpisce e permea tutta la società e non soltanto i ceti più deboli e più in difficoltà.
Penso che i ragazzi siano il vero investimento che il Paese deve fare sul futuro.
Il punto, perciò, è relazionarsi con loro, anche con l’uso di linguaggi a loro più
familiari: i ragazzi passano gran parte del loro tempo in rete, con i telefonini,
con i tablet, e bisogna veicolare, attraverso questi nuovi linguaggi, i contenuti,
la cultura ed il sapere. Credo che nei periodi di crisi economica - come appunto quello
attuale - il vero investimento vada fatto sulla formazione, su quella che in gergo
si chiama “Lifelong Learning”. Questo ce lo insegnano le economie emergenti, come
Sud Corea e Brasile che fanno oggi un grandissimo investimento in questo tipo di contenuti
audiovisivi. Credo che questo sia un fenomeno estremamente interessante da osservare
e, per noi che siamo servizio pubblico, è fondamentale ritrovare quella che è stata
la grande tradizione della Rai. La Rai, agli inizi, fu determinante per alfabetizzare
il Paese ed oggi credo che il passaggio successivo che ci si deve porre, come soggetto
industriale e culturale, sia quello di fornire degli strumenti non tanto per un’alfabetizzazione
primaria, ma per quella che potremmo definire “l’alfabetizzazione informativa”. Il
nostro è un universo complesso, viviamo in una società complessa e quindi dobbiamo
essere in grado di fornire ai ragazzi gli strumenti per leggere culturalmente e socialmente
lo spazio nel quale si trovano a vivere.
D. - Alla luce del dibattito
di questi ultimi anni sulla Televisione, non crede che il nome “Educational” sia recepito
come un’etichetta negativa, anche se ingiustamente ma di fatto così?
R.
- No, io rivendico molto questo nome, e mi fa piacere che anche in tutto il resto
del mondo ci sia una così grande attenzione per i contenuti “educational”. Penso che
dobbiamo avere il coraggio intellettuale di parlare nuovamente di educazione, porre
ancora, al centro del dibattito culturale, il tema della Televisione educativa. Credo
che per molto tempo in questo Paese si sia trascurato questo aspetto e penso che invece
sia necessario restituire centralità e dignità alle parole. La funzione educativa
di chi fa Televisione e di chi, come voi, opera attraverso la Radio nell’importante
lavoro sulla “formazione” - nel senso più ampio del termine - va rivendicata con orgoglio.
(vv)