2011-11-30 14:15:17

Anche la Turchia aderisce alle sanzioni contro la Siria


La Turchia ha annunciato di aver aderito al regime di sanzioni contro la Siria e di avere, di conseguenza, sospeso l’invio di armi e rifornimenti militari, bloccando ogni accordo di scambio con Damasco. Nonostante l’assenza di accordi commerciali e finanziari, anche il governo libanese ha deciso di adottare le sanzioni economiche approvate dalla Lega Araba. Sanzioni su cui Beirut si era astenuta al momento del voto. A Marcella Emiliani, esperta di questioni mediorientali, Stefano Leszczynski ha chiesto se queste nuove sanzioni segnino una fine imminente del regime di Basher al Assad:RealAudioMP3

R. - Naturalmente, è un’illusione del regime turco credere che Assad sia arrivato al capolinea. La Turchia è il Paese che si è trovato ad accogliere più di diecimila rifugiati siriani e quindi, evidentemente, si sente un Paese “di frontiera”, uno dei più implicati nel possibile caos che potrebbe aumentare con la crisi siriana. L’adesione della Turchia alle sanzioni internazionali rappresenta quindi il tentativo di premere su Assad perché arrivi a un dialogo con il Consiglio nazionale siriano, cioè con l’opposizione. Assad, però, da quest’orecchio non intende ascoltare nessuno.

D. - Il governo di Damasco è veramente isolato da un punto di vista internazionale. Nonostante questo, però, il governo non cede. Su chi può contare Assad?

R. - A livello internazionale, Assad si regge sull’aperta disponibilità della Russia a dare appoggio al regime. E’ proprio dell’altro giorno il pronunciamento del ministro degli Esteri russo, che ha invitato la comunità internazionale a non lanciare più ultimatum a Damasco. La Cina, anche se più ondivaga, in genere appoggia queste iniziative russe: non schierarsi cioè apertamente al fianco del regime di Damasco, ma neanche isolarlo completamente. Questo isolamento, comunque, ha ancora delle valvole di sfogo.

D. - Anche l’opposizione sembra piuttosto compatta e combattiva all’interno della Siria. Inoltre, inizia adessere un’opposizione armata con un forte sostegno esterno…

R. - C’è stata una notevole diserzione all’interno dell’esercito e non delle forze di sicurezza. Sono proprio le forze di sicurezza a tenere in piedi il regime, e sono sempre state quelle su cui la famiglia Assad ha puntato, tenendo invece l’esercito con scarsità di mezzi e con una presenza molto ridotta nei gangli del potere. C’è poi un altro pericolo, che risulta essere la vera “bomba ad orologeria”: in questo momento, la questione più importante è proprio quella della minoranza alawita. E’ la stessa minoranza da cui proviene il presidente, che conta circa il 12 per cento della popolazione e che rischia di essere identificata come responsabile di tutte le nefandezze compiute dal regime. Si è perciò già innescato un seme di guerra civile, che potrebbe far saltare in aria la convivenza tra maggioranza sunnita e le varie minoranze, non solo quella alawita. (vv)







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