2011-11-29 15:31:18

Elezioni in Egitto: L’appello al voto del card. Antonios Naguib


(intervista dell'agenzia Sir)
Seggi aperti in Egitto nella prima consultazione elettorale del dopo-Mubarak. Sin dalle prime ore del mattino, le operazioni di voto sono cominciate alle 7 ora italiana, lunghe file di elettori si sono formate davanti a seggi. Circa 40 milioni gli egiziani aventi diritto al voto. L’Egitto è “a un bivio” riporta il quotidiano britannico “Guardian” citando Hussein Tantawi, il generale a capo del Consiglio supremo delle Forze armate, che ha parlato prima dell’apertura delle urne. “Ci sono solo due strade: il successo delle elezioni che condurrà il Paese verso la salvezza oppure una pericolosa corsa ad ostacoli che le forze armate, come parte del popolo, non consentiranno. Non permetteremo agli agitatori di immischiarsi in queste elezioni”. Folla anche a piazza Tahrir, cuore pulsante della rivoluzione del 25 gennaio che ha provocato la caduta di Mubarak. Qui sono in molti a presidiare la spianata, controllata da soldati e poliziotti. Il voto, come è noto, è stato preceduto da lunghe giornate di scontri e manifestazioni che hanno provocato circa 40 morti e centinaia di feriti, violenze che hanno messo in dubbio lo svolgimento della tornata elettorale per la quale gli osservatori danno favoriti i Fratelli Musulmani. Su queste elezioni il SIR ha raccolto le parole del card. Antonios Naguib, patriarca d’Alessandria.

Con le ultime proteste, represse nel sangue, la società civile egiziana ha espresso chiaramente l'intenzione di voler riprendere le redini della situazione, ribellandosi alle decisioni di un governo militare apparentemente provvisorio, ma nei fatti saldo al potere. Ritiene che il voto del 28 potrebbe sancire questa volontà popolare o vede il rischio di un’involuzione autoritaria?
“Al momento, tutte le autorità affermano che il voto del 28 novembre, avrà seguito in maniera naturale, nonostante tutta la situazione attuale di manifestazioni e di scioperi. Ovviamente la visione globale della situazione non è del tutto chiara. La richiesta principale e il desiderio dei manifestanti ormai è unico: che il Consiglio Militare Superiore, che attualmente è l’alta autorità del Paese, lasci il potere e che si crei un nuovo governo civile transitorio. I partiti politici non sono stati unanimi riguardo le elezioni. C’è chi chiedeva il voto subito nonostante tutto, mentre altri affermavano che questo momento non era assolutamente conveniente per votare. Al di là delle posizioni il risultato elettorale sarà molto decisivo e da esso dipenderà lo stato del Paese per i prossimi anni”.

Cosa è lecito attendersi da questo voto, dopo tutto quello che è successo? Secondo molti osservatori il blocco islamista (che si dice abbia fatto un accordo con la Giunta militare) è accreditato del 30-35% dei voti…
“Da questo voto è lecito attendersi l’emergere della vera volontà dei cittadini, oltre alle voci che si fanno sentire in Piazza Tahrir. I manifestanti, in fondo, chiedono una vera libertà, uguaglianza, giustizia e democrazia, che secondo loro il governo Militare finora non ha portato. È per questo che dal malcontento sono nati disordini. Dalle elezioni ci attendiamo anche la manifestazione della volontà di tanti intellettuali e uomini di varie religioni e di buona volontà, che vogliono un Paese moderno, basato sulla cittadinanza e non su ideologie poliziesche o religiose”.

Tanti partiti, tanti candidati ma tra loro pochi cristiani e poche donne…perché?
“Ce ne sono, anche se non tanti, ma ci sono. La loro rappresentanza è ancora timida. La democrazia vera e totale non ha ancora conquistato le menti, anche i pregiudizi sociali e religiosi sono forti e influenti. Siamo ancora all’inizio e molti non si trovano preparati per un passo come questo. Ma direi che questi primi passi ci mettono sulla giusta strada riguardo la rappresentanza dei cristiani e delle donne”.

Per questo voto quale appello rivolge ai suoi fedeli?
“In questi ultimi giorni abbiamo dedicato degli incontri con i sacerdoti della diocesi, e con gruppi di laici per la formazione socio-politica, alla spiegazione del processo elettorale, dei vari partiti e dei loro orientamenti. Li abbiamo chiamati a compiere il dovere sacro di partecipare alle elezioni, per il bene del nostro amato Paese, in questo momento storico decisivo. Ho chiesto a tutti i sacerdoti di annunciare ai nostri fedeli l’importanza della partecipazione a queste elezioni che cominciano il 28 novembre. Questo è un dovere fondamentale per condurre il Paese verso una nuova alba democratica. Una società giusta è il buon terreno per far crescere il Regno di Dio. L’appello che rivolgo ai nostri fedeli è: con il nostro voto, andiamo a costruire una nuova società”.







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