Elezioni in Egitto: L’appello al voto del card. Antonios Naguib
(intervista dell'agenzia Sir) Seggi aperti in Egitto nella prima consultazione
elettorale del dopo-Mubarak. Sin dalle prime ore del mattino, le operazioni di voto
sono cominciate alle 7 ora italiana, lunghe file di elettori si sono formate davanti
a seggi. Circa 40 milioni gli egiziani aventi diritto al voto. L’Egitto è “a un bivio”
riporta il quotidiano britannico “Guardian” citando Hussein Tantawi, il generale a
capo del Consiglio supremo delle Forze armate, che ha parlato prima dell’apertura
delle urne. “Ci sono solo due strade: il successo delle elezioni che condurrà il Paese
verso la salvezza oppure una pericolosa corsa ad ostacoli che le forze armate, come
parte del popolo, non consentiranno. Non permetteremo agli agitatori di immischiarsi
in queste elezioni”. Folla anche a piazza Tahrir, cuore pulsante della rivoluzione
del 25 gennaio che ha provocato la caduta di Mubarak. Qui sono in molti a presidiare
la spianata, controllata da soldati e poliziotti. Il voto, come è noto, è stato preceduto
da lunghe giornate di scontri e manifestazioni che hanno provocato circa 40 morti
e centinaia di feriti, violenze che hanno messo in dubbio lo svolgimento della tornata
elettorale per la quale gli osservatori danno favoriti i Fratelli Musulmani. Su
queste elezioni il SIR ha raccolto le parole del card. Antonios Naguib, patriarca
d’Alessandria.
Con le ultime proteste, represse nel sangue, la società
civile egiziana ha espresso chiaramente l'intenzione di voler riprendere le redini
della situazione, ribellandosi alle decisioni di un governo militare apparentemente
provvisorio, ma nei fatti saldo al potere. Ritiene che il voto del 28 potrebbe sancire
questa volontà popolare o vede il rischio di un’involuzione autoritaria? “Al momento,
tutte le autorità affermano che il voto del 28 novembre, avrà seguito in maniera naturale,
nonostante tutta la situazione attuale di manifestazioni e di scioperi. Ovviamente
la visione globale della situazione non è del tutto chiara. La richiesta principale
e il desiderio dei manifestanti ormai è unico: che il Consiglio Militare Superiore,
che attualmente è l’alta autorità del Paese, lasci il potere e che si crei un nuovo
governo civile transitorio. I partiti politici non sono stati unanimi riguardo le
elezioni. C’è chi chiedeva il voto subito nonostante tutto, mentre altri affermavano
che questo momento non era assolutamente conveniente per votare. Al di là delle posizioni
il risultato elettorale sarà molto decisivo e da esso dipenderà lo stato del Paese
per i prossimi anni”.
Cosa è lecito attendersi da questo voto, dopo tutto
quello che è successo? Secondo molti osservatori il blocco islamista (che si dice
abbia fatto un accordo con la Giunta militare) è accreditato del 30-35% dei voti… “Da
questo voto è lecito attendersi l’emergere della vera volontà dei cittadini, oltre
alle voci che si fanno sentire in Piazza Tahrir. I manifestanti, in fondo, chiedono
una vera libertà, uguaglianza, giustizia e democrazia, che secondo loro il governo
Militare finora non ha portato. È per questo che dal malcontento sono nati disordini.
Dalle elezioni ci attendiamo anche la manifestazione della volontà di tanti intellettuali
e uomini di varie religioni e di buona volontà, che vogliono un Paese moderno, basato
sulla cittadinanza e non su ideologie poliziesche o religiose”.
Tanti partiti,
tanti candidati ma tra loro pochi cristiani e poche donne…perché? “Ce ne sono,
anche se non tanti, ma ci sono. La loro rappresentanza è ancora timida. La democrazia
vera e totale non ha ancora conquistato le menti, anche i pregiudizi sociali e religiosi
sono forti e influenti. Siamo ancora all’inizio e molti non si trovano preparati per
un passo come questo. Ma direi che questi primi passi ci mettono sulla giusta strada
riguardo la rappresentanza dei cristiani e delle donne”.
Per questo voto
quale appello rivolge ai suoi fedeli? “In questi ultimi giorni abbiamo dedicato
degli incontri con i sacerdoti della diocesi, e con gruppi di laici per la formazione
socio-politica, alla spiegazione del processo elettorale, dei vari partiti e dei loro
orientamenti. Li abbiamo chiamati a compiere il dovere sacro di partecipare alle elezioni,
per il bene del nostro amato Paese, in questo momento storico decisivo. Ho chiesto
a tutti i sacerdoti di annunciare ai nostri fedeli l’importanza della partecipazione
a queste elezioni che cominciano il 28 novembre. Questo è un dovere fondamentale per
condurre il Paese verso una nuova alba democratica. Una società giusta è il buon terreno
per far crescere il Regno di Dio. L’appello che rivolgo ai nostri fedeli è: con il
nostro voto, andiamo a costruire una nuova società”.