Appello dell’arcivescovo Barwa ai fedeli dell’Orissa: siate segni di speranza anche
nella sofferenza
“Mentre si avvicina il Natale, vogliamo essere araldi di un messaggio di speranza,
nella certezza che Dio accompagna il suo popolo”: è l’appello inviato ai fedeli dell’Orissa
da mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar. In una lettera diffusa all’inizio
dell’Avvento, inviata all’Agenzia Fides, l’arcivescovo ricorda le sofferenze subite
dalla comunità: “Il distretto di Kandhamal, che occupa una parte centrale dell'Arcidiocesi
– scrive mons. Barwa – ha pagato un pesante tributo a causa della violenza anticristiana
del 2008. Oltre 14 dei 30 distretti civili dello stato ne sono stati influenzati.
Più di 6.000 case sono state bruciate in 400 villaggi, nonché 296 chiese e piccoli
luoghi di culto cristiani. Più di 56.000 cittadini cristiani sono divenuti ‘sfollati
interni’, circa 30.000 vivono ancora nei campi profughi allestiti dal governo. Circa
1.000 sono stati avvertiti o minacciati dai loro vicini: potranno tornare a casa solo
se diventeranno indù. Il resto dei profughi ha preferito lasciare, per la paura, il
distretto di Kandhamal oppure sono in cerca di lavoro: infatti non hanno alcuna possibilità
di sostentamento a Kandhamal, dove sono anche vittime di un ‘veto’ a livello economico
e sociale”. Dopo la visita pastorale nella diocesi, appena terminata, l’arcivescovo
individua, tuttavia, segni di speranza per il futuro: “Ho notato che sacerdoti, religiosi
e fedeli hanno grande buona volontà, ottimismo ed entusiasmo, nonostante le molte
sfide: tutti nutrono piena speranza per il futuro, perché si possa costruire una comunità
pacifica e armoniosa di persone nel distretto di Kandhamal e nell'arcidiocesi, con
l'impegno di portare la luce di Cristo a tutti i popoli”. “Ho anche positivamente
osservato – prosegue – che sono stati avviati numerosi programmi per la realizzazione
di varie attività socio-economiche e religiose. Non c’è un clima di ostilità e di
vendetta: tutti sono desiderosi di creare e sostenere un clima favorevole, per la
convivenza pacifica e il lavoro comune”. I progetti di sviluppo avviati dalla comunità
cattolica, destinati alla popolazione dell’arcidiocesi, sono in pieno svolgimento:
già oltre 3.500 persone hanno potuto ricostruire le loro case. La Chiesa locale è
attualmente impegnata nell’edificazione di nuove case, in programmi di riconciliazione,
in progetti di assistenza medica, nel sostegno educativo per i bambini, in corsi di
formazione professionale per i giovani. L’arcivescovo conclude dicendo di contare
sul generoso sostegno delle comunità e delle associazioni cattoliche in tutto il mondo.